Hic et nunc

Ennesima incertezza di Frison, il cui campionato può essere considerato fin qui negativo

Ennesima incertezza di Frison, il cui campionato può essere considerato fin qui negativo 

Max Licari sul desolante finale di 2014 offerto dai rossazzurri contro il Carpi. E sulla necessità di una rifondazione...

Che desolazione…
È andata come tutti attendevano. Nulla da fare. Un Carpi tutt’altro che scintillante, quasi senza colpo ferire, porta a casa i tre punti da un “Massimino” spettrale, senza tifosi e senza speranze, divenuto terra di conquista per chiunque. Inutile e controproducente stare lì ad analizzare, spaccare il capello in quattro, chiedere lumi sul perché dei Rossetti o dei Gallo (inseriti a sorpresa in una formazione già zeppa di ragazzini ancora acerbi), dei Monzon o dei Castro (protagonisti dell’ennesima prova opaca) al povero Pellegrino, al capolinea di questa sua terza amara “avventura” da allenatore etneo oppure sviscerare temi tecnico.tattici da una desolazione simile. Possiamo solo annotare come almeno l’impegno sia innegabile da parte dei giocatori andati in campo; ma solo quello. Non una giocata degna di questo nome, non un tiro in porta pericoloso contro una “prima della classe” che è lo specchio “tecnico” di questo campionato cadetto: la Mediocrità personificata. Squadra dai valori men che modesti, ben preparata atleticamente e compatta, pronta alle ripartenze senza uno straccio di “novità” tattica, altro che “miracolo”. Due tiri e due gol (anche grazie all’ennesima incertezza di Frison, il cui campionato può essere considerato fin qui negativo), rinvii alla viva il parroco e tanta difesa e contropiede. Italianismo allo stato puro. Viva Castori, il Mago! Una cosa è certa: il Carpi, nel campionato 2005/06, quello dell’ultima promozione rossazzurra, non si sarebbe salvato nemmeno con l’aiuto dei nove cori angelici. Alla fine del girone d’andata è oggi primo con nove lunghezze di vantaggio sulla seconda. A questo siamo giunti. A questo è giunto il campionato italiano e, ahimè, il Calcio Catania. Passiamo oltre, che è meglio…

Solo Pulvirenti
E il cosiddetto “oltre”, purtroppo, è ancor peggio dello spettacolo offerto dai volenterosi emiliani, cui si può solo “augurare” la Serie A per la “simpatia”, di cui sono espressione massima l’allenatore e il centravanti… Il resto, il resto “rossazzurro” (ma sarebbe più appropriato parlare di “resti”) è solo confusione e certificazione di un fallimento tecnico-tattico testimoniato dal gioco, dalla condizione atletica, dagli infortuni, dai rapporti con l’ambiente e, cosa più importante, dai risultati e dalla classifica. Dall’ottavo posto con finestra sull’Europa al terz’ultimo posto in Serie B, in piena zona retrocessione. Meglio archiviare e concludere definitivamente quest’anno tragico che verrà ricordato nella storia del Calcio Catania come uno dei più infausti in assoluto. Farsene una ragione è fondamentale: il campo è campo, così come si può fare la Storia in positivo, con i risultati e la buona gestione, altrettanto la si può fare in negativo con le sconfitte e la cattiva “manutenzione”. Il Presidente Pulvirenti, nel giro di un anno, è riuscito nell’impresa di passare dalla circumnavigazione di Venere negli spazi siderei al buio di una miniera sarda. Un classico, per carità; il cosiddetto “dalle stelle alle stalle” di romanzesca memoria. Parlo del Presidente in primis perché a lui vanno gli onori quando le cose vanno bene, a lui gli oneri e le critiche quando vanno male. È lui che articola le strategie, è lui che sceglie i collaboratori, è colui cui è riconducibile la responsabilità unica del “vapore” Catania. La situazione è chiara: se non si cambierà quasi tutto, il trend dice che sarà difficile evitare la Lega Pro. Meglio mettere le cose in chiaro subito: al momento, l’obiettivo deve essere solo uno, risollevarsi e raggiungere una zona tranquilla di classifica. I target non possono non cambiare in funzione della realtà del campo e non prendere coscienza con estrema umiltà della gravità della situazione condurrebbe alla definitiva implosione della stessa.

Lo chiede il campo…
Pleonastico ripetere concetti che ho già espresso tre giorni fa nel commento post-Cittadella. Sappiamo tutti quale sia il frangente, quali siano le necessità e quali siano le cosa da fare. E lo sa anche Pulvirenti. Non dare segnali forti di cambiamento nelle prossime settimane sarebbe gravissimo, non solo per le sorti tecniche della squadra, ma finanche per i destini complessivi del sodalizio da lui guidato. I tifosi hanno paura, diciamolo con chiarezza, che il Catania faccia la fine della Reggina o del Messina. Una fifa matta che le continue debacle e i persistenti silenzi, del tutto controproducenti, non fanno che alimentare come il vento impetuoso in un incendio di vaste proporzioni. È necessario ricucire il rapporto con l’ambiente partendo da atti concreti, atti che non possono prescindere da una rifondazione da zero di un progetto che, dati alla mano, non “polpette”, non illazioni, non leggende metropolitane (a queste mai mi sono attenuto), freddi numeri alla mano, è naufragato su scogli bassissimi. Ed è questo che rende ancora più amare le riflessioni dei tifosi: la consapevolezza che sia la Serie A passata, sia la Serie B attuale costituiscano dei cimenti di gran lunga meno impegnativi rispetto alle difficili sfide vinte alla grande in passato. Pertanto, la cosa che dovrebbe fare il presidente è solo questa: sedersi a tavolino e cominciare a riconsiderare la strategia dalle basi; ripensare, cioè, il progetto. Riesaminare attentamente a uno a uno tutti gli asset tecnico-gestionali riferibili alla squadra, al fine di proporre i necessari interventi, dall’aggiustamento più lieve al taglio più netto. A cominciare dallo staff tecnico, preparatore e allenatore in pole position, per poi passare al mercato, in cui si dovrà per forza di cose operare molto in uscita e in entrata o all’articolazione dei principali ruoli societari, fino all’essenziale punto nevralgico delle relazioni con il territorio. Senza nessun tipo di remora. Non lo chiedono i tifosi. Lo chiede il campo.

Buon Capodanno
Concludo questo mio anno di commenti su CalcioCataniaCom, purtroppo, con la penna intinta nell’amaro fiele derivante di una situazione assai delicata. Avrei voluto parlare di altro, di successi, di gioie, come fatto in passato durante la stessa gestione Pulvirenti, ma… È risaputo, comunque, nella vita si passano momenti belli e momenti brutti: questo, calcisticamente, è bruttissimo. Ma voglio continuare a pensare che vi sia ancora il tempo per rimediare. Ma attendo, come tutti, segnali concreti nei prossimi giorni. Non si può perdere un minuto. Bisogna agire subito, lo ripeto a distanza di pochi giorni, “hic et nunc”. Buon Capodanno a tutti e… let’s go, Liotru, let’s go!!!