Deserto giallo

D'Ascanio, direzione assai discutibile...

D'Ascanio, direzione assai discutibile... 

Max Licari sul pari interno con il Potenza. Molta grinta, poco gioco. Arbitraggio gravemente insufficiente.

Pari equo, arbitraggio gravemente insufficiente
Premessa: sarà contento il simpatico Presidente del Potenza Caiata. Le “proteste preventive” comunicate “urbi et orbi” in settimana si sono dimostrate infondate, considerato l’arbitraggio “non certo casalingo” (eufemismo) del signor D’Ascanio di Ancona. Riteniamo che sei ammoniti (un'autentica selva di "gialli" quasi a senso unico) e un rigore netto non fischiato ai rossazzurri (palese la spinta in area su Sarno al 88’) possano essere sufficienti per dimostrare che il Catania non sia il Real Madrid della C (nel senso di “influenza” nei confronti del Palazzo), né l’altrettanto simpatico sodalizio rossoblù sia il “vaso di coccio” della categoria. Detto ciò, a nostro avviso il risultato di pari venuto fuori dal match tra etnei e lucani, caratterizzato ancora una volta dalla “desertificazione del “Massimino” (una situazione irrisolvibile, atteso come il presidente Franco abbia confermato in modo inequivocabile la permanenza fino al termine della stagione dell’attuale dirigenza), va ritenuto equo, in quanto entrambe le formazioni hanno mostrato evidenti lacune in fatto di costruzione di gioco e finalizzazione dello stesso. Più compatta e coesa la compagine allenata da Raffaele, del resto la differenza di punti in classifica parla chiaro; in ogni caso maggiormente volenterosa e “tignosa” quella capitanata da Lucarelli, il quale se non altro è riuscito a dare un’anima a una squadra con evidenti limiti atletici e tecnici. In verità, senza il clamoroso errore di Calapai che spalanca le porte del gol a Ferri Marini al 16’ e senza il fallo di mani in area di Giosa al 33’ che consegna a Curiale la possibilità di battere dal dischetto Ioime, la partita con ogni probabilità si sarebbe chiusa a reti bianche, considerato che pochissime si sono rivelate le occasioni pericolose a beneficio delle due squadre. Il terzo pareggio consecutivo in campionato (due in trasferta e uno in casa) non muove in modo decisivo la classifica, lasciando il Catania nel limbo dell’anonimato (ottavo posto dietro a Catanzaro e Teramo), sebbene sotto il profilo del morale non perdere possa essere ritenuto, alla luce della delicata situazione societaria attuale, un fattore positivo. E, in fin dei conti, la classifica è l’ultimo dei problemi che possano angustiare la società e i tifosi. Giungere sesti, settimi o ottavi conterebbe veramente poco. Il tecnico livornese, protagonista di alcuni duelli rusticani con la panchina avversaria, è apparso rammaricato per alcuni evidenti errori tecnici in fase avanzata, ma non si può dire che non abbia tentato fino all’ultimo di vincere la gara, avendo messo in campo nella ripresa tutti i giocatori di maggiore qualità a disposizione in panchina, dai neoacquisti Curcio e Vicente a Vincenzino Sarno. Un paio di riflessioni, a questo proposito, vanno fatte. In questo frangente, il Catania vive il paradosso di poter disporre dei giocatori meno attrezzati tecnicamente in buona forma fisica, mentre i più bravi sostanzialmente non si reggono in piedi. Per questo, solo per questo (non potrebbero esserci altre spiegazioni), certi giocatori scendono in campo da titolari. Inoltre, non ci spieghiamo il motivo per cui sia stato richiamato Manneh, in perfette condizioni atletiche, se non va in campo in partite come questa, in cui la situazione dell’attacco è la seguente: Barisic, autore dell’ennesima prova incolore costellata da evidenti errori tecnici, in campo; Curiale, che non ne azzecca una da un paio d’anni, in campo; Di Piazza, in panca senza possibilità di impiego, “punito” per le dichiarazioni dell’agente; Sarno, con una ventina di minuti d’autonomia; Curcio, con una decina di minuti d’autonomia. Se, legittimamente, l’allenatore non lo “vede”, non sarebbe stato meglio lasciarlo a Carrara nella speranza che mettesse insieme qualche partita da titolare?

Pernicioso illudersi
Il dato di fondo è lo stesso delle ultime gare: grande impegno, buona determinazione, poco costrutto. Il 4-2-3-1 di Lucarelli, che presentava Biagianti in mezzo al posto dell’infortunato Dall’Oglio e Curiale in avanti in sostituzione di Di Piazza, regge in difesa, non funziona in attacco. Non funziona perché gli interpreti sono limitati. I due mediani, ovviamente, sono in grado solo di costituire un buono schermo davanti alla difesa, non certo di fare gioco, mentre i tre trequartisti dietro la punta garantiscono buona corsa (e in C già questo è un pregio), ma poca qualità. Anche il centravanti a disposizione (Di Piazza o Curiale che sia) non ha le caratteristiche per svolgere il lavoro richiesto. Per far crescere un modulo del genere, con due “medianacci” davanti al reparto arretrato, sarebbe necessaria tanta qualità sulla trequarti; ci vorrebbero tre giocatori come Sarno in perfetta forma, per intenderci. Il Catania non li ha. Pertanto, o il mercato di gennaio garantirà un completamento (anche e soprattutto in uscita) della rosa, oppure… nulla. La Coppa Italia, qualunque sia il risultato finale, non cambierà niente. “Nada de nada”. Inutile, e pernicioso, illudersi. Il Catania rimarrà una squadra di mezza classifica, capace di lottare, reagire, sudare, ma con limiti invalicabili che precludono ogni chance di gloria, ogni sogno di “miracolo”. Contro il Potenza, per esempio, i rossazzurri sono stati encomiabili, ci hanno tentato fino alla fine, ma è apparso lampante come non avessero i mezzi per sfondare la buona difesa dei lucani. A dir la verità, qualcosa di meglio si è visto negli ultimi 25 minuti, quando Curcio e Sarno sulla trequarti sono riusciti talora a fornire qualche palla filtrante per gli inserimenti da dietro (mentre Di Molfetta, per tutta la partita, ha battagliato molto, è giusto dargliene atto, senza tuttavia mai mostrarsi decisivo). La sensazione è che, con Biondi arretrato e un’ala più tecnica davanti (non certo Barisic) da una parte, e Pinto e Di Molfetta dall’altra, le due catene di laterali possano essere un tantino più propositive, fermo restando che servirebbero altri giocatori di qualità, in special modo, un centravanti “vero”. Da segnalare l’ingresso in campo di due difensori dati per partenti, Saporetti (da terzino sinistro) e Mbende. Il primo si è subito infortunato (per l’ennesima volta); il secondo, invece, è entrato molto bene in campo, dimostrando di poter meritare un’ulteriore possibilità.

Ancora al “Massimino” con l’Avellino, un recupero infrasettimanale da vincere
Mercoledì pomeriggio, il glorioso impianto etneo vedrà di nuovo in scena i rossazzurri nel recupero della prima giornata del girone di ritorno contro l’Avellino, reduce dalla sconfitta di Teramo. I campani vantano solo pochi punti in meno del Catania, ma certamente costituiscono avversario abbordabile. Vincere diventa, così, fondamentale per rinsaldare la classifica e, soprattutto, il morale, dato che tre punti in tre partite, seppur difficili per tanti, troppi motivi, non costituiscono certo un bottino soddisfacente. L’auspicio è che, finalmente, si portino a casa i tre punti. Let’s go, Liotru, let’s go!