Cosi di Catania (calcio): Il gigante Pippo Fava e quel Catania-Internazionale

Pippo Fava, un Giornalista con la

Pippo Fava, un Giornalista con la "G" maiuscola 

Nuovo appuntamento con i 'cosi catanisi' di Alessandro Russo

Buongiorno, buongiorno.
S’attende con un pizzico d’agitazione questo benedetto incontro dei play-off del trenta maggio ma intanto scocca il momento dei congedi, chè quella di oggi è l’ultima puntata di questa rubrica che parla di pallone rossazzurro e di tante altre cose qua e là. Ordunque, facciamo un nuovo salto all’incontrario e torniamo indietro alle due e mezza p.m. dell’otto gennaio millenovecentottantaquattro. È domenica e dentro la penisola italica sta per dipanarsi la quindicesima giornata d’andata di campionato del pallone nazionale. Propriamente per questa ragione qua all’ombra del pennacchio etneo fumante, dentro lo stadio Cibali nella centrale Piazza Spedini, ha gettato l’ancora l’Internazionale di Milano. Non è un segreto che i calciatori meneghini son pronti a far un sol boccone di tutti quanti i giocatori rossazzurri in campo.

 



Il liotru è messo maluccio ed è l’ultimo in graduatoria; ogni sette giorni l’elefante ostenta una difesa molle come un soufflé, una mediana asfittica e un attacco alla camomilla. Il fatto è che tutte le sante domeniche i terzini paiono narcolettici, i centrocampisti non riescono a prendere il pallino e le punte non vedono manco l’ombra d’un pallone. A ciò va aggiunta una gragnola di soprusi arbitrali che ogni cosa più difficile rende loro, settimana dopo settimana. Breve: la timida squadretta rossazzurra è come una mosca finita dentro la ragnatela e intanto spaventose direzioni di gara si ripetono. Accade infine però poi che, durante il match con l’Internazionale, il Catania si risvegli e meriterebbe l’intera posta in palio. Sciaguratamente, il numero uno dell’Internazionale, uno che di nome si chiama Walter e di cognome fa Zenga , la partita della vita si gioca. Con una capigliatura fluente e in testa un cappellino nero, comanda questi l’intera sua area da rigore e interventi strepitosi compie. Così Catania-Internazionale di trentaquattro anni orsono e passa finisce zero a zero: amen.

Alcune copertine de "I Siciliani" 



Torniamo adesso di corsa agli addii, chè giunge il momento d’ossequiare un uomo assassinato a Catania la sera di giovedi cinque gennaio ottantaquattro e celebrato dal minuto di silenzio poco prima del calcio d’inizio con l’Internazionale. Nato a Palazzolo Acreide cinquantanove anni prima, è un tipo magro, curioso, carismatico e con una fitta barba scura: un gigante. Giornalista, scrittore, pittore, drammaturgo, saggista, sceneggiatore e soprattutto grande tifoso rossazzurro. Pippo Fava ama il teatro, il cinema, la letteratura e il pallone ma soprattutto vuol capire per quale diamine di motivi la cosiddetta “Milano del sud” stia scivolando agli ultimi posti di vivibilità con le centinaia di morti all’anno. Si dedica all’affermazione della verità e della giustizia e così facendo si ritrova a penetrare l’anima d’una metropoli che dorme rigirandosi sul lettone del degrado. Scrive di piccole e grandi cosche, di sprechi e miserie puntando il dito contro collusioni affaristiche, ricettatori e protettori, tutti loro stretti in un reticolo d’illegalità. Le sue denunzie sono travolgenti, giacchè non guarda in faccia nessuno, men che meno il suo editore.
«Io ho un concetto etico del giornalismo. –ripete- In una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenta la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza, la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo»
Nel novembre dell’ottantadue Pippo Fava fonda “I siciliani”, un rotocalco che si distingue per le campagne contro la mafia catanese; sa di esser una voce fuori dal coro e spezza l’accomodante giogo di silenzi. Non ha paura di combattere in prima linea il connubio tra economia, politica e comitati d’affari. I notabili sono chiamati a rispondere dei loro misfatti, del sacco edilizio, dell’arrembaggio dei mafiosi e della rassegnazione degli onesti. Per i tanti giovani che lo affiancano in redazione è un maestro che insegna a battersi con l’arma della parola.

«A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare ? » c’è scritto ora sulla lapide della sua tomba.

Un'uscita a presa alta di Walter Zenga 



8 gennaio 1984 CATANIA-INTERNAZIONALE 0-0
15. giornata campionato serie A

Catania: Sorrentino, Sabadini, Pedrinho, Giovanelli (6’ Ciampoli), Mosti, Ranieri, Morra, Torrisi, Carnevale, Luvanor, Crialesi. All. G.B. Fabbri.

Internazionale: Zenga, Bergomi, Baresi, Marini, Collovati, Bini (57’ Pasinato), Muller, Sabato, Altobelli, Beccalossi, Serena. All. Radice.

Arbitro: Longhi di Roma.

Un flash di Catania-Internazionale del 1984