Cosi di Catania (Calcio): Vade retro Massimino, sta arrivando Attaguile

Ottobre 1987: la stampa locale sul passaggio di proprietà del Catania

Ottobre 1987: la stampa locale sul passaggio di proprietà del Catania 

Nuovo appuntamento con i 'cosi catanisi' di Alessandro Russo. All'interno le immagini di Catania-Cagliari 2-1 del 1987

Buongiorno, buongiorno.
Qualora fossimo pronti, si potrebbe tutti insieme fare un balzo all’incontrario nel tempo di oltre trent’anni e sostare all’autunno ottantasette. In seguito a una duplice capriola, nel breve volgere d’un rapido triennio, l’elefante è passato dal limbo dorato del torneo di A ai campi terrosi del campionato di C1. Ora gli avversari pallonari non si chiamano Juve, Inter, Toro e Napoli, bensì Ischia, Licata, Brindisi e Francavilla. Gli eroi domenicali non son più Carnevale, Mastalli, Sorrentino e Cantarutti ma Frazzetto, Maddaloni, Mattei e Pierozzi. Adesso in panchina non siede Gianni Di Marzio e manco Mimmo Renna, ma un certo Osvaldo Jaconi da Mandello del Lario. La squadra che la domenica lo spavaldo mister mette in campo esibisce triangolazioni, assist e pressing ma col passar dei minuti si complica la vita e ci lascia le penne. Dopo un buon rodaggio in Coppa, abbiamo in saccoccia quattro miseri punticini, frutto di tre sconfitte, due pari e un’unica vittoria.

L'opinione di Candido Cannavò sul passaggio di proprietà del Catania 



Catania centro, studio notarile Ciancico, tarda serata del penultimo dì d’ottobre. Deriso e contestato ogni mattina da stampa, istituzioni e tifosi, il vecchio presidente tutte cose sta mollando nelle mani d’una infiorettata comitiva d’imprenditori nostrani. «Spumante e pasticcini al Cibali. – così La Sicilia- si festeggia la successione. La novità oltre che nei cuori dei tifosi è anche nell’aria più frizzante, forse più pulita (e non è soltanto l’avanzare dell’autunno). Massimino è andato via dopo 17 anni e una città intera, tra lo stupore generale e l’incredulità dei primi momenti, ha tirato un respiro di sollievo. È la fine di una guerra. Anzi, meglio, è la fine dell’indifferenza.» «Massimino incolto e pittoresco, –continua Candido Cannavò- furbissimo e trasandato, non soltanto è diventato famoso ma si è pur divertito a smascherare una città che si lagnava di lui ma che in realtà doveva accettarlo come “unica soluzione possibile”. E ha fatto quello che ha voluto gestendo la società con criteri di padronato medievali, senza la minima programmazione e senza neanche pensare che ci fosse un futuro. Ha improvvisato tutto, ha creato, ha distrutto. Ha goduto in maniera selvaggia del fatto -forse per lui insospettabile prima di scoprire il calcio- di essere diventato personaggio pubblico, personaggio nazionale. Se Massimino è stato un emblema, la sua uscita dovrebbe idealmente diventare simbolo di una svolta anche al di là del calcio.»

«Sono molto contento che Massimino sia andato via –parola di Pippo Baudo- Mi dicono che la nuova dirigenza sai composta da persone per bene che potrebbero portare il Catania al livello che la città e la gente dabbene merita» «Oramai è fatta –attacca Franco Proto- Massimino ha ceduto il Catania. Stiamo discutendo soltanto i dettagli dell’atto. Sinora per ben tre volte abbiamo cambiato i termini dell’accordo, però l’importante è che l’operazione sia andata in porto. Il Consiglio di Amministrazione del Catania avrà alle spalle una finanziaria della quale faranno parte ventiquattro persone, tutte con quote uguali. Siamo un gruppo di imprenditori che darà vita ad un consiglio di amministrazione con cinque componenti. Per adesso posso rivelarne due: il dottor Angelo Attaguile e il sottoscritto. Faremo di tutto per raddrizzare la stagione in corso, ma se ci dovessimo accorgere che non c’è più niente da fare per centrare subito la promozione in B, cominceremmo a lavorare per la prossima stagione. Una cosa è certa: dovremo dare una nuova immagine alla società. Ci siamo accorti che la struttura societaria non esiste. Dovremmo sforzarci di crearla, bisogna centrare questo obiettivo. Il Catania avrà una sede degna di questo nome e la tribuna d’onore avrà le poltroncine. Ecco la sistemazione dello stadio Cibali sarà un nostro obiettivo.»

«Non ci ha creduto nessuno, sino all’ultimo – è la volta di Gigi Prestinenza- Ma è avvenuto e per il Catania è il giorno uno di una nuova esistenza. Ciò non significa, ovviamente, che tutto andrà a posto con un colpo di bacchetta magica. Certe ricostruzioni, soprattutto morali e di immagine, non sono facili e alla dirigenza che ricomincia non si potrà, mi sembra ovvio, chiedere tutto e subito. Ma da ieri il Catania è tornato ai catanesi, dopo quasi vent’anni dietro le muraglie di un clan esclusivo e impenetrabile.» «Il Catania è dei catanesi –prosegue il neo presidente Angelo Attaguile- e quindi dei tifosi. Se viene meno l’interesse dei catanesi per la loro squadra il calcio non avrebbe più senso a Catania. Speriamo che venga compreso il nostro sforzo e che la città intera ci dia una mano, incoraggiandoci e approvando la nostra fatica. Il Cibali inoltre deve essere migliorato, completato, sistemato. Cosi come è, mi sembra che non possa definirsi uno stadio e in questo senso chiedo l’aiuto dei politici.»

Ottobre 1987: la stampa locale sul passaggio di proprietà del Catania 



«Ho deciso di lasciare il Catania due anni fa, - ecco Angelo Massimino - molte cose mi avevano fatto capire che non era opportuno continuare. La retrocessione dalla A alla B, poi dalla B alla C1, retrocessioni incredibili ma alcuni giocatori pensavano a tutto tranne che al Catania. Lascio perché sono stanco e malato, ho bisogno di curarmi, di andare a passeggio sulla mia Mercedes nuova. Il Catania l’ho dato –e voglio che si sappia- senza intascar materialmente una lira. L’ho fatto per far si che alla città resti un mio gesto, speriamo portatore di un futuro glorioso per il Catania. I nuovi hanno pagato un debito di seicento milioni; il resto, un miliardo e ottocento milioni, mi verrà versato in sedici rate, io aspetto tranquillo. Sono gli uomini giusti per un rilancio, Attaguile e gli altri ? Lo lascio dire alla città. Ai nuovi dirigenti auguro le cose migliori., da oggi sono un semplice tifoso. Diciassette anni di presidenza non si dimenticano, i successi di Reggio Calabria, Torre del Greco, quello dell’Olimpico catanese e poi i giocatori del cuore: Bonfanti, Rado, Cavazzoni, Pereni, Rubino come allenatore, mentre hanno tradito Di Bella, Rambone, Di Marzio per l’ingaggio dei due brasiliani e per la mancata valorizzazione di Carnevala. Ma il Catania mi ha saputo dare gioie sportive e pure politiche: raccolsi quasi cinquemila preferenze alle comunali; mi ha saputo togliere però pure salute, tempo e soldi, molti soldi. Ho resistito diciassette anni e ai nuovi dirigenti auguro di farcela anche per la metà e di fare meglio di me. Andrò allo stadio per vedere Catania-Cagliari e forse starò pure dietro la porta, posso ancora farlo, diciassette anni di presidenza non si dimenticano.»

Il pomeriggio di domenica primo novembre millenovencentottantasette non è seduto in tribuna al Cibali il cavaliere Angelo Massimino e manco sta dietro i pali difesi dal portiere avversario Mario Ielpo.
Grazie al Cielo, il battesimo di Attaguile e del codazzo dei suoi ciambellani è fortunato e coincide con una vittoria per due a uno sul Cagliari. Poi, nientemeno, al triplice fischio del direttore di gara Cinciripini, alcuni attenti osservatori scorgono in tribuna d’onore baci e abbracci “a tinghitè” tra il nuovo presidente e alcuni infiocchettati esponenti della Democrazia Cristiana: cosi di Catania (calcio).

La formazione del Catania opposta al Cagliari. In piedi da sinistra: Mandressi, Maddaloni, Pellegrini, Carannante, Polenta, Marigo. Accosciati da sinistra: Canuti, Puzone, Marini, Cuicchi, Mattei 



1 novembre 1987 CATANIA-CAGLIARI 2-1
7. giornata –Campionato nazionale serie C1 girone B
Catania: Marigo, Carannante, Canuti, Pellegrini, Polenta, Cuicchi (89’ Frazzetto), Mattei, Maddaloni (69’ Del Rosso), Mandressi, Marini, Puzone.
Cagliari: Ielpo, Marchi, Davin, Maritozzi (55’ Saurini), Giancamilli, Zandonà (71’ Congiu), Barozzi, Pulga, Coppola, Bernardini, Papiri.
Arbitro: Cinciripini di Ascoli Piceno.
Gol: 34’ Marini, 54’ Polenta, 64’ Marchi.