Cosi di Catania (Calcio): Torino, 7 aprile 1963...

Carmelo Di Bella e Ignazio Marcoccio immortalati nel Murale di Via Cifali

Carmelo Di Bella e Ignazio Marcoccio immortalati nel Murale di Via Cifali 

Nuovo appuntamento con la seguitissima rubrica del nostro Alessandro Russo

Buongiorno, buongiorno.
Partiamo dal presupposto che, nella terza giornata del torneo italico di terza serie, la squadra di pallone per cui io faccio il tifo dal giorno in cui sono nato, sarebbe a dire quella che ha per stemma il liotru vestito di rossazzurro, è stata immeritamente sconfitta per una rete a zero da appena dieci giocatori della Paganese Calcio 1926 s.r.l., giacché l’undicesimo, tale Christian Sussi di anni venti e nato ad Arezzo, è stato mandato fuori dal campo a far la doccia anzitempo.

Questa cosa non proprio bella è accaduta nella via Cesare Sportelli di Pagani, sarebbe a dire in provincia di Salerno, nel primo pomeriggio di domenica dodici settembre duemilaventuno, all’interno del campo di giuoco “Marcello Torre”. A dirla tutta, perdindirindina, quel giorno la mia compagine del cuore indossava una casacca bianca, mancò innumerevoli occasioni da gol e financo un calcio di rigore e fu infine trafitta da una squadra in maglia azzurra con simbolo la stella, l’allegoria appunto della fortuna.

Continuiamo a parlar di pallone rossazzurro, annotando ciò che successe all’interno del “Nicola Ceravolo” di Catanzaro lo scorso mercoledì quindici settembre nei minuti di recupero del secondo tempo del secondo turno eliminatorio della Coppa Italia di serie C. Pure in codesta occasione il Catania perdette col risultato d’una segnatura a zero ma questa volta contro quelli del Catanzaro, in virtù d’una rete subita sugli sviluppi d’un calcio d’angolo.

Simone Simeri esulta dopo il gol-vittoria al Catania 



Mi tocca infine accennare ora a quanto capitato due giorni fa allo stadio “Angelo Massimino” sotto il sole infuocato delle due e trenta pomeridiane, quarta giornata del campionato di serie C, girone C. Nell’ultimo dei cinque minuti di recupero stabiliti dalla giacchetta nera di turno, il signor Daniele Perenzoni nato a Rovereto ventisette anni orsono, la temperatura ha appena superato i trentaquattro gradi centigradi allorquando i nostri cincischiano in difesa e un “galletto” di nome Simone e Simeri di cognome, con un bel colpo di testa, punzona la rete della vittoria. Il risaltato finale è: Catania-Bari 1-2.

Procedo, d’un fiato, ora con un dato di fatto, sarebbe a dire che detesto il vittimismo e le banalità e adoro piuttosto l’utilizzo di sano acume analitico perfino quando si parla di undici ragazzi che inseguendo un pallone di calcio rappresentano la città in cui vivi e quindi un po’ anche casa tua.

Non avendo voglia alcuna di parlare di ciò che accade nella stanza dei bottoni della galassia rossazzurra millenovecentoquarantasei/undicimilasetteecento non mi resta che provare a raccontare in modo obiettivo di quella volta che il Catania, seppur giocando male e tirando in porta un’unica e sola volta, riuscì a portar con sé un’incredibile vittoria passata poi alla Storia.

Spostiamoci pertanto indietro nel tempo di cinquantotto anni e cinque mesi e attraversiamo dapprima l’isola di Trinacria, e poi l’intero stivale in direzione nord-ovest raggiungendo facilmente la città di Torino prima e il “Comunale” poi, al numero novantasei di via Filadelfia.

Una formazione del Catania edizione 1962-63 



Per il campionato di calcio di serie A sta per disputarsi un “testa-coda” tra i bianconeri della Juve che guerreggiano per il titolo di Campioni d’Italia e i rossazzurri in lotta per evitare la retrocessione in B. Il Catania non ha un presidente ma non per questo ci sono mezze cartucce all’interno della società; il deus ex-machina camuffato da Commissario straordinario ha un nome e un cognome, sto parlando di Ignazio Marcoccio, uno che ci sa fare e che conosce bene il regolamento del calcio, in primis la regola del fuorigioco.

Malgrado le risorse economiche limitate, non ci sono incognite né polemiche per saldare la bolletta della luce della sede sociale. Aggiungo che nessuno dei dirigenti rossazzurri invoca pubblicamente soldi ai tifosi in una sorta di disperata questa collettiva all’ombra del vulcano Etna e nessun reggente del calcio catanese si pone quindi il problema di dover restituire del denaro ai propri supporter per non incorrere in problematiche di natura legale.

La maglia è rossazzurra a fasce larghe con colletto a V aperto e non porta scritto il nome di alcuno sponsor, i pantaloncini sono azzurri e i calzettoni neri ma bardati di rosso e di azzurro. L’allenatore è il Gran Visir del pallone siculo, mister Carmelo Di Bella, responsabile del mercato di rafforzamento e dirigente factotum è il signor Michele Giuffrida; i calciatori in campo, infine, corrono e sudano tutti per gli interi novanta minuti.


Il gol di Luigi Milan che regala il successo al Catania in casa della Juventus 



“La pioggia –da “Tutto il Catania minuto per minuto” di Buemi et alii, Geo Ed. 2010 - ha allentato il campo e Di Bella confida in questo per strappare un punto. Senza Prenna e gli infortunati Bicchierai e Petroni, il tecnico è in difficoltà e deve presentare al Comunale di Torino Corti centromediano, De Dominicis libero, Vigni all’ala sinistra e Milan centravanti. Il gioco è poco spettacolare, è vero; la Juve attacca per novanta minuti e il Catania non può far più del catenaccio e di qualche contropiede. La partita si avvia sullo 0-0, ma poi… «Vavassori ha tirato nella mia direzione e c’era molto campo libero. Siamo entrati io e Salvadore; c’è stato un rimpallo ed io mi sono impossessato della sfera mentre stava entrando Castano, l’ho evitato, ho fatto una sgroppata e con un tiro deciso ho battuto Anzolin» racconta sudato e festante Luigi Milan da Mirano negli spogliatoi. Al 33‘ minuto di gioco del secondo tempo è lui a cambiare il risultato. Chiamato in causa, il terzino Ernesto Castano gli risponde per le rime: «Un bel momento scappa Milan, che se n’era stato a far niente per tutto il secondo tempo, ed ecco che provoca improvvisamente il goal!» Lui e i suoi compagni sono distrutti: l’Inter è a quattro punti, lo scudetto è quasi sicuramente sfumato. Il Catania invece è lo specchio della felicità. Mentre Giuffrida e Marcoccio vanno a cena a Milano e vengono accolti da un applauso della sala, i giocatori sono ricevuti alla stazione di Catania da quattrocento tifosi con bandiere. Corti, emozionato, esclama: «È stata la più bella vittoria che io ricordi nella mia lunga carriera!»

Torino, stadio Comunale
28° giornata Campionato di serie A – 7 aprile 1963
JUVENTUS-CATANIA 0-1
Juventus: Anzolin, Castano, Salvadore, Emoli, Leoncini, Sarti, Sacco, Del Sol, Siciliano, Sivori, Crippa All. Amaral
Catania: Vavassori, Giavara, Rambaldelli, De Dominicis, Corti, Benaglia, Caceffo, Biagini, Milan, Syzmaniak, Vigni All. Di Bella
Arbitro De Marchi di Pordenone
Gol 78’ Milan