Coperta corta

Manneh, prestazione volitiva ma inconcludente

Manneh, prestazione volitiva ma inconcludente 

L’indisponibilità in extremis di Tonucci condiziona la gara con la Ternana e fa perdere le certezze acquisite in quelle precedenti

In un colpo solo, il Catania di Raffaele perde la propria imbattibilità, interrompe la striscia di risultati utili e subisce un passivo importante. Lo fa, però, contro una squadra che avevamo indicato come favorita, insieme al Bari, per la promozione diretta. La sfida contro le “Fere” dell’ex Lucarelli rappresentava un primo spartiacque di questa stagione. Dopo tre vittorie consecutive ed al cospetto dell’avversario più tosto fin qui incontrato, c’era la curiosità di scoprire cosa potranno fare da grandi i ragazzi del trainer barcellonese. La partita di stasera, in realtà, non ci dà risposte definitive. Perché la sconfitta è maturata in condizioni del tutto differenti rispetto a quelle che hanno consentito a Silvestri e compagni di portare a casa 9 punti nelle precedenti tre uscite. Ma proprio il mutamento di condizioni, indotto dall’indisponibilità in extremis di Tonucci e dal conseguente cambio di modulo, ha scoperto il velo di Maya sull’unico, grande errore compiuto dalla dirigente (e forse anche dall’allenatore) nella costruzione di questa squadra, nell’ambito di un eccellente lavoro complessivo. Affidare ad un tecnico che punta sulla difesa a 3 tre soli difensori centrali puri su 24 caselle a disposizione è un autogol clamoroso, prova ne sia che Raffaele ha preferito passare alla difesa a 4 (per la quale, peraltro, mancherebbe comunque un centrale di riserva in più). Il Catania, nonostante l’improvviso stravolgimento, tutto sommato non ha demeritato per quasi tutta la prima frazione di gioco, ma ha inevitabilmente perso buona parte della solidità difensiva che aveva acquisito nelle prime gare. In parte ha influito un Zanchi particolarmente sottotono e più volte buggerato da Partipilo, ma i successivi gol di Raicevic e Defendi hanno evidenziato maggiori difficoltà degli stessi centrali. Di contro, i rossazzurri, almeno nel primo tempo, hanno guadagnato in intensità e maggior presenza nella trequarti avversaria, ma ciò non si è tradotto nell’auspicato miglioramento realizzativo, con l’appuntamento al primo gol su azione rimandato per l’ennesima volta. In fondo, si tratta soltanto della quinta partita e qualunque giudizio sarebbe affrettato. Di certo la squadra di Raffaele ha mostrato a tratti potenzialità interessati che, se affinate, potrebbero consentirle di farsi vedere nelle zone nobili della classifica. Ma c’è anche qualche crepa che va riparata per evitare di disperdere punti ed entusiasmo e forse la sconfitta di ieri sera potrebbe essere salutare in tal senso.

Il Catania reagisce alle avversità con coraggio, ma dietro perde sicurezza
Dopo aver annunciato un 3-4-3 con il consolidato pacchetto difensivo, Raffaele deve rinunciare a Tonucci. Lo sostituisce con Zanchi, mantenendo i titolari già scelti, ma cambiando radicalmente la disposizione degli stessi, dimostrando, con coraggio, di volersela giocare a viso aperto. Zanchi, contrariamente a quanto visto contro la Paganese, non si adatta da terzo di sinistra, ma gioca da terzino in una linea a 4. Parallelamente, Albertini (che nelle intenzioni iniziali avrebbe fatto il tornante sinistro) si alza nella posizione, per lui non proprio naturale, di ala destra d’attacco. Biondi, invece, si abbassa nel ruolo di mezzala. Lucarelli approfitta pienamente della quantità e qualità del proprio organico facendo ruotare cinque uomini rispetto alla vittoriosa sfida col Potenza. Nel già canonico 4-2-3-1 Kontek, Mammarella, Damian, Torromino e Vantaggiato sostituiscono rispettivamente Suagher, Frascatore, Proietti, Furlan e Raicevic.
La rivoluzione forzata non scompone, almeno inizialmente il Catania, che concede qualche sbavatura ma tiene alti i ritmi della partita, alzandosi in pressing e costringendo la Ternana a continue giocate sugli esterni per trovare gli spazi necessari per far male. La partita è piacevole, intensa, entrambe le squadre giocano a viso aperto e lasciano varchi per le ripartenze. I rossazzurri provano a pungere con Manneh, i cui movimenti destabilizzano Defendi e soci, peccato per le giocate che non rendono merito alle intenzioni. I rossoverdi invece approfittano del cattivo impatto di Zanchi sul match e all’ennesimo buco difensivo concesso dall’ex Rieti passano con un colpo di testa di Partipilo innescato da un cross perfetto di un ispirato Mammarella. Poco dopo, Vantaggiato potrebbe chiuderla ma Martinez tiene vive le ambizioni dei compagni. E’ evidente che l’uomo in meno nella retroguardia etnea si fa sentire. In compenso, in avanti ci si affida più a sortite individuali, soprattutto sulle corsie (ci provano a turno Calapai e Albertini a sfondare e mettere palloni interessanti) che ad un’idea corale. L’occasione più ghiotta ce l’ha Biondi ma il suo tentativo (in rovesciata) non è di facile coordinazione. A fine primo tempo, comunque, l’impressione è quella di un Catania all’altezza dell’avversario.

Colpi del k.o. e finale tatticamente anomalo
Nell’intervallo Raffaele prova a disegnare una squadra con meno uomini adattati qua e là, togliendo Albertini, alzando Biondi sulla fascia ed inserendo Rosaia. Lucarelli invece vara la staffetta Vantaggiato-Raicevic, anche in virtù dell’evidente nervosismo manifestato nella parte finale del primo tempo dal numero 10, che peraltro era stato ammonito. Il Catania non sembra rispondere agli stimoli del proprio tecnico che dopo pochi minuti prova a dare una scossa propulsiva: dentro il rientrante Pinto per Zanchi ed Emmausso per Biondi. Ma la Ternana controlla senza grossi affanni il risultato e alla prima occasione raddoppia e chiude la partita: ancora un’invenzione di Mammarella dalla sinistra, Claiton si perde Raicevic che insacca da rapace dell’area di rigore. Gli etnei, a questo punto, mollano la presa e rischiano di subire ancora, mentre Lucarelli capisce che è arrivato il momento di rinforzare il centrocampo con Paghera, che rileva un Falletti poco nel vivo del gioco. Le Fere approfittano del calo fisico e soprattutto mentale del Catania e passano ancora con Defendi, lesto a calciare dopo una ribattuta non felice di Martinez su una conclusione di Torromino.
A questo punto arrivano delle scelte un po’ strane di Raffaele, il quale, forse per fare degli esperimenti, più probabilmente per evitare imbarcate, getta nella mischia Gatto ed Izco per Sarao e Manneh. Si gioca senza punte di ruolo, con una coppia mobile che da pochi riferimenti (Emmausso-Gatto) ma che non è in grado di occupare a dovere l’area di rigore. Improvvisamente, vengono meno gli esterni, di cui si era fatta indigestione, e viene proposto un centrocampo imbottito con Welbeck che di tanto in tanto si alza sulla trequarti per provare ad inserirsi e sfondare, con successi alterni. Persino i terzini di spinta Calapai e Pinto restano piuttosto abbottonati ed il possesso di palla, gestito principalmente da Maldonano, si rivela copioso ma sterile. Non è un caso che il gol giunga, per l’ennesima volta, grazie ad un calcio piazzato, che evidenzia il gran piede dell’ecuadoriano. Nel finale, sugli sviluppi dell’unico affondo tentato da Calapai, Gatto potrebbe riaprirla ma si divora il 2-3 da pochi passi.

A Bari più sostanza e meno esperimenti
E adesso arriva il Bari. Contro la Ternana si arrivava da tre vittorie consecutive che avevano assopito lo spauracchio della penalizzazione, dunque provare a giocarsela era un rischio lecito, che Raffaele ha fatto bene a perseguire. Si è però imparata la lezione: questa squadra con un difensore centrale in meno soffre e, al momento, non si dimostra capace di produrre molte palle gol, tanto meno di convertirle. Probabilmente, contro i galletti di Auteri sarebbe più auspicabile una gara di contenimento, considerando la caratura dell’avversario ed il fatto che si giochi lontano dalle mura amiche. Ancor di più, è auspicabile porre fine ad alcuni esperimenti e far giocare gli uomini a disposizione nei loro ruoli naturali. Non sarà semplice, viste le fatiche accumulate in virtù degli impegni ravvicinati e le condizioni non perfette di diversi elementi, per primo quel Piccolo che, quando e se recuperato al meglio, costituirà il vero valore aggiunto del reparto offensivo. Ma intanto il campo non aspetta: bisogna scendere in campo con gli elementi pronti per l’uso, nella maniera più razionale possibile. Per prendersi ulteriori rischi ci sarà tempo, ma non è questo il momento.