Con l’addio di Russotto si estingue l’eredità della "triade"

La formazione tipo del Catania di Pancaro

La formazione tipo del Catania di Pancaro 

In tre anni Lo Monaco ha epurato tutti i giocatori acquistati dalla precedente gestione.

C’era una volta un Catania costretto a ripartire dall’inferno dopo il capitombolo dei “Treni del gol”. Correva l’estate 2015 e mentre la proprietà era impelagata in guai giudiziari e grattacapi legati alla crisi del gruppo aziendale, la società calcistica veniva messa in vendita e contemporaneamente affidata, per la gestione provvisoria, ad una triade dirigenziale, composta da due volti noti all’ambiente (Pippo Bonanno e Marcello Pitino, con esperienze pregresse nell’organigramma societario) ed un giovane ds (Fabrizio Ferrigno).
L’improba missione loro affidata era in primo luogo quella di liberarsi dei numerosi contratti in essere, già improponibili per la Serie B e letali per la sopravvivenza economica in terza serie. In secondo luogo, dovevano approntare, nel giro di pochissimo tempo e sotto la spada di Damocle della pendenza di un processo sportivo, un organico competitivo in grado di sopperire alla prevedibile forte penalizzazione. Al di là dei diversi giudizi, in particolar modo di carattere tecnico, che possono esprimersi sull’operato della società nella stagione 2015/16, si può affermare che la missione sia stata portata a compimento e poi rifinita nel migliore dei modi dal ritorno di Pietro Lo Monaco, il quale attraverso un immane lavoro è riuscito a sistemare le ultime e sgradevoli vertenze.
Ma se oggi, come recita uno slogan caro a via Magenta, “il Catania è tornato” e continua a rincorrere l’obiettivo di un ritorno nel panorama calcistico nazionale, lo si deve anche a tutti coloro i quali tre anni fa hanno contribuito a salvare il professionismo nella città di Bellini: i dirigenti, i tecnici (Pancaro, che ha avuto il merito di aiutare il lavoro di ricostruzione da zero e di centrare in avvio di stagione un filotto che ha immediatamente annullato la penalizzazione, e Moriero che ha gestito con carattere un finale spinoso) e soprattutto una squadra che ha dovuto combattere in una situazione ambientale complicatissima, con buona parte della tifoseria “in sciopero” ed in contestazione.

Bonanno e Pitino nel corso della conferenza di presentazione di mister Pancaro 



Le eccezioni…che non confermano la regola
Di quella squadra, oggi, sono rimasti soltanto Barisic, Di Grazia e Rossetti. Tutti giocatori, peraltro, la cui permanenza alle falde dell’Etna è tutt’altro che assicurata. Lo sloveno è seguito dal Padova, il talento di San Giovanni Galermo è alle prese con il nodo del rinnovo contrattuale, mentre il giovane campano, in scadenza di contratto anch’egli, è reduce dall’ennesima annata rovinata da noie fisiche e trascorsa lontano dai riflettori.
Ad ogni modo, i tre sono elementi provenienti dal settore giovanile, non acquistati dalla triade e peraltro ceduti in prestito nella seconda metà di quella stagione. Inoltre, hanno un legame diretto con gli attuali vertici societari: Barisic è stato portato a Catania da Argurio nel 2012, anno in cui l’attuale ds fungeva da capo osservatore nell’organigramma guidato da Sergio Gasparin; Di Grazia e Rossetti sono entrati nelle giovanili etnee durante la “prima era Lo Monaco” (sebbene abbiano firmato il loro contratto da professionista prima del ritorno dell’ad).

Il peso specifico di Russotto nella storia del Catania
In questo senso, “l’ultimo dei Mohicani”, ovvero l’ultimo giocatore acquistato dalla precedente gestione era Andrea Russotto, che la scorsa settimana ha firmato la risoluzione, chiudendo così un’epoca. L’attaccante romano ha vissuto all’ombra del Vulcano un’esperienza altalenante che rispecchia perfettamente una carriera durante la quale non è mai riuscito a spiccare il volo come le sue qualità lasciavano sperare. Tanta incostanza, un posto da titolare mai fisso, alcune giornate di gloria, molte altre caratterizzate da passaggi a vuoto ed insofferenza del pubblico.
Due cose, però, resteranno dei tre anni dell’ex numero 7 rossazzurro: la prima è l’attaccamento ai colori, più volte testimoniato sia con le dichiarazioni che con la generosità profusa sul terreno di gioco e rafforzato dalle vicende sentimentali e familiari che lo hanno legato ulteriormente alla città; la seconda sono i gol pesantissimi in chiave salvezza realizzati nelle ultime partite della stagione 2015/16 contro Messina, Melfi e Fidelis Andria. Proprio la rete del 2-1 contro i federiciani, grazie anche al contemporaneo pari del Monopoli sul campo del Matera, è risultata decisiva per la conquista della salvezza diretta della formazione di Moriero. Qualora il Catania avesse chiuso in zona playout, si sarebbe ritrovato a giocarsi la permanenza nel professionismo in condizioni psicofisiche drammatiche ed un’eventuale sconfitta con l’Ischia (che aveva vinto lo scontro diretto pochi mesi prima) avrebbe con ogni probabilità decretato non solo la retrocessione, ma la stessa scomparsa del club, oberato da una situazione debitoria insostenibile nei dilettanti. Quei gol di Russotto, dunque, assumono un valore di assoluto rilievo nella storia del Catania e l’attaccante merita di essere ricordato in senso positivo.

Il 2-1 di Russotto in Catania-Fidelis Andria: un gol pesantissimo per la sopravvivenza del club 



La lunga serie di “epurazioni”
L’ad Lo Monaco ha provveduto ad “epurare” nel giro di poco tempo la nutrita pattuglia di giocatori portati a Catania dalla triade, oltre a quelli già da prima in organico. Nel giugno 2016, sin dalle prime conferenze, il direttore ha chiarito la necessità di procedere ad un risanamento economico, prerogativa essenziale per poter programmare un rilancio del club anche sotto il profilo sportivo. Tale esigenza ha avuto delle inevitabili ripercussioni sulle scelte di mercato e, soprattutto, sul destino di tanti calciatori che in quel momento figurano sul libro paga di via Magenta. Lo Monaco non ha mancato in seguito di giudicare come scriteriati i compensi riconosciuti ai calciatori contrattualizzati durante le precedenti gestioni. Non ha sorpreso, dunque, che già nelle prime settimane del “secondo mandato” del dirigente di Torre Annunziata sono stati lasciati andare senza batter ciglio i giocatori in prestito (Liverani, Nunzella, Agazzi, Pessina, Gulin, Felleca, Lupoli) e quelli in scadenza di contratto (Bacchetti, Bastianoni, Logofatu, Ficara, Musacci, Plasmati).
Il lavoro da fare era però ancora molto e nell’estate 2016 l’ad ha accelerato il repulisti: dei protagonisti della stagione precedente si è riuscito a monetizzare qualcosa con Bombagi e Calderini (ceduti al Fondi), Falcone (passato alla Reggiana) e Tortolano (trasferitosi alla Sambenedettese); per il resto, ci si è affrettati a risolvere i contratti dei vari Garufo, Ramos, Pelagatti, Castiglia e Ferrario.
Per la stagione 2016/17 sono stati riconfermati 13 giocatori. Buona parte dei quali, però, fuori dai piani, o perlomeno ai margini del progetto tecnico (come nel caso di Matosevic, De Rossi, Sessa, Giuseppe Russo e Piermarteri). Gli unici sui quali si è puntato in partenza sono stati i “big” Bergamelli, Russotto e Calil, oltre a Bastrini (promosso nell’11 di inizio campionato in attesa del recupero di Bergamelli); altri, come Di Cecco e Di Grazia, sono riusciti a conquistare il posto da titolare; altri ancora, come Parisi e Barisic, partiti come rincalzi, si sono ritagliati il loro spazio. Dopo pochi mesi, è cominciato il valzer delle valigie: Matosevic ha rescisso a dicembre, Giuseppe Russo a gennaio, Bastrini è stato ceduto nel mercato invernale alla Cremonese. Un altro gruppo, composto da Bergamelli, De Rossi, Di Cecco, Sessa e Piermarteri, ha salutato al termine della stagione, una volta scaduto il contratto.

Nel ritiro estivo del 2016 sono ancora in molti i “reduci” della stagione precedente… 



Nell’estate 2017 è maturata la separazione con Parisi, che ha risolto il contratto, cosicché per la stagione 2017/18 i “reduci” sono rimasti in 5: i quattro riconfermati Di Grazia, Barisic, Russotto, Calil (quest’ultimo escluso dalla lista e ai ferri corti con la società per le resistenze opposte di fronte alla prospettiva di partire e rinunciare al lauto compenso) e Rossetti, di ritorno dal prestito alla Vibonese. Con la risoluzione del contratto di Calil, avvenuta al termine del mercato invernale, Andrea Russotto era rimasto l’ultimo alfiere dei giocatori acquistati nella rovente estate del 2015. Con la sua partenza si chiude una pagina significativa della storia rossazzurra.

Le ultime grane lasciate in eredità da Cosentino
Una nota a parte meritano le ultime eredità “cosentiniane” con le quali ha avuto a che fare Lo Monaco. Se i riscatti di Gyomber (Roma), Petkovic (Trapani), Odjer (Salernitana) e Tupta (Hellas Verona) erano stati programmati dalla triade, all’attuale ad è toccato sbrogliare nell’estate 2016 le ultime “grane”, rappresentate dai vari Gillet, Rolin, Rinaudo e, in particolar modo, Rosina. L’esperto portiere belga, reduce da un ottimo campionato in patria col Mechelen e da una convocazione agli europei quale terzo portiere della propria nazionale, è stato ceduto allo Standard Liegi. Per il difensore uruguayano ed il centrocampista argentino la situazione è stata più complessa, ma in entrambi i casi si è trovato l’escamotage: Rolin, che si trovava già in prestito all’Olimpia Asuncion, è stato “regalato” al suo ex club, il Nacional, risolvendo in tal modo la vertenza in corso con la società di Montevideo; a Rinaudo, invece, al suo ultimo anno di contratto col Catania, è stato rinnovato il prestito al Gimnasia, consentendogli in tal modo di potersi liberare dopo 12 mesi e tornare definitivamente nella squadra di La Plata. Chi ha fatto sudare sette camicie è stato Alessandro Rosina, promesso sposo della Salernitana che ha firmato la risoluzione dopo un mese di trattative e scambi di dichiarazioni infuocate tra l’ad e l’agente del giocatore (il fratello Fabrizio, ndr).