Catania-Lecce, precedenti: Lodi e la legge del contrappasso...

Ciccio Lodi abbracciato da Adrian Ricchiuti

Ciccio Lodi abbracciato da Adrian Ricchiuti 

Nelle ultime due gare in A contro il Lecce, giocate a Catania, il numero 10 rossazzurro è stato sempre decisivo...

MAGIE MANCINE
Da “carnefice” a “vittima” nel giro di quattordici mesi. Questo è quanto accaduto a Francesco Lodi, nella sua prima esperienza in rossazzurro (certamente la più prolifica in termini di successi e soddisfazioni), tra il 13 febbraio 2011 e l’11 aprile 2012. Anni dorati, con la Serie A in bella mostra, a ricamare pagine di gloria contro le avversarie più prestigiose della massima serie: il gol all’Inter o alla Juve, per non parlare delle punizioni gioiello rifilate al Palermo, sia al “Massimino” che al “Barbera”. E già, i calci di punizione. La specialità della casa, anche se sabato scorso a Caserta, nell’unica occasione maturata (generata da una sortita offensiva del difensore Aya, steso proprio nei pressi dell’area campana), il pallone è finito agevolmente tra le braccia del portiere di casa. E pensare che, metro più metro meno, quella porzione di campo, sul centro-destra dell’area di rigore rossoblù, in posizione defilata verso l’esterno, sembrava la stessa di quel pomeriggio di febbraio di oltre sei anni fa, quando Lodi si manifestò al pubblico di Catania con il suo sinistro telecomandato.

Lodi si appresta a calciare il secondo e decisivo calcio di punizione che porterà al 3-2 finale 



REWIND
Al “Massimino”, nella gara valida per venticinquesima giornata del campionato di Serie A 2010/11, il Catania di Diego Simeone, a dieci minuti dalla fine, è sotto di un gol contro il Lecce, per via delle reti di Jeda (ex sempre affamato) e Munari che hanno ribaltato l’iniziale vantaggio degli etnei. Perdere potrebbe compromettere l’intera stagione, anche il pareggio potrebbe non bastare. I minuti passano inesorabili e il portiere salentino piazza quattro uomini davanti in barriera. Difficile che un ‘mancino’ calci in porta da una posizione ideale per un destro. L’arbitro fischia, il pallone calciato dal maligno sinistro di Lodi aggira l’ostacolo giallorosso infilando la sfera tra il palo destro e la mano protesa del portiere. Catania 2, Lecce 2. Il pareggio insperato mette le ali all’Elefante. Cinque minuti più tardi Maxi Lopez si procura un calcio piazzato da posizione centralissima. Rosati, tra i pali, ha lo sguardo di chi attende inerme l’esecuzione. Lodi fa vibrare nuovamente il mancino. È una sentenza. Il pallone s’insacca nello stesso angolo di prima, lo stadio impazzisce ebbro di gioia. Il Catania mette in cascina tre punti fondamentali per la salvezza. A fine campionato sarà salvo anche il Lecce, con propositi di vendetta marchiati a fuoco.



E VENDETTA FU
Trascorrono i mesi, quasi quattordici, e il Lecce mette nuovamente piede in terra etnea. Sulla panchina dei salentini non c’è più Gigi De Canio (futuro tecnico degli etnei) ma Serse Cosmi, vecchio volpone con il Grifone perugino nel cuore e grinta da vendere. Il Catania ha perso la garra del Cholo acquisendo il palleggio raffinato dell’aeroplanino Vincenzo Montella. In classifica l’equilibrio dell’anno prima non c’è più, gli obiettivi sono differenti: i rossazzurri galleggiano nella parte medio-alta, con timidi interessi riservati verso la zona europea; i giallorossi, invece, sono invischiati nelle torbide acque della lotta per non retrocedere. In avvio di ripresa il Catania passa in vantaggio con un tap-in di testa di Gonzalo Bergessio, svelto a ribadire in rete un pallone respinto dalla traversa a Benassi battuto. I rossazzurri controllano agevolmente la gara, sfiorando addirittura il raddoppio con Bellusci (clamoroso l’erroraccio del difensore a due metri dalla porta!). Nella tranquillità di una partita che scorre silenziosa verso la fine ecco un improvviso e alquanto imprevisto black-out. È il minuto 89 quando Muriel elude la difesa etnea servendo su un piatto d’argento il pallone dell’1-1 al compagno di squadra Corvia. Subìto il pari il Catania sbanda ancora. Carrizo, il portiere argentino degli etnei, protesa così tanto da farsi buttare fuori dall’arbitro De Marco di Chiavari. Rossazzurri senza portiere e con le tre sostituzioni già effettuate. Occorra che qualcuno dei giocatori di ‘movimento’ prende il posto lasciato vacante dal portiere argentino. A sorpresa si presenta proprio colui il quale aveva ‘giustiziato’ il Lecce soltanto un anno prima, Ciccio Lodi. L’occasione è ghiotta, i tempi per la vendetta sono maturi. Il numero 10 rossazzurro, vestito con la 20 di Carrizo, respinge come può un tiretto di Corvia proprio sui piedi dell’accorrente Di Michele: il destro da due passi dell’ex Palermo è vincente. Il Lecce espugna per la prima ed unica volta nella sua storia il “Massimino” mentre Ciccio Lodi scopre su di sé la beffarda ed amara legge del contrappasso.