Catania-Foggia 0-0: Fieno in cascina, aspettando tempi migliori

La clamorosa palla gol sciupata da Calderini.

La clamorosa palla gol sciupata da Calderini. 

L’armonia di inizio campionato sembra smarrita, ma non tutto è da buttare nella prestazione e nel risultato di stasera.

Sembra strano, ma sul campo il Foggia ha un punto in meno del Catania
Un osservatore esterno, che non conosce le ambizioni delle squadre scese stasera in campo né la qualità complessiva della categoria, direbbe che i giocatori in maglia rossazzurra hanno giocato da “provinciale”, respingendo con attenzione i continui assalti dei giocatori in maglia bianca, conquistando così un onorevole punto contro una squadra che, per l’atteggiamento mostrato, sembra chiaramente di spessore superiore. Lo stesso osservatore esterno si sorprenderebbe, poi, se qualcuno gli facesse notare che i giocatori in maglia rossazzurra, sul campo, hanno conquistato un punto in più rispetto ai colleghi in maglia bianca, e occuperebbero quindi il secondo posto in graduatoria, accanto a Messina e Cosenza (la cui presenza ai vertici sorprende invece chi la Lega Pro la segue costantemente, per dovere o per passione. Ma questa è un’altra storia, e d’altronde non dovrebbe destare troppa sorpresa in un girone in cui lo stesso Foggia riesce a “suicidarsi” in casa contro il Monopoli ed in cui, dati alla mano, attualmente le squadre che vantano le difese meno perforate, pur senza eccellere in attacco, rendono meglio delle compagini prolifiche ma allo stesso tempo più deboli in difesa).

Classifica e astinenze che cominciano a preoccupare
Tornando a ragionamenti decisamente meno astratti, in virtù del pari conquistato stasera il Catania rimane ingabbiato in zona playout, e adesso la zona salvezza comincia ad allontanarsi in modo preoccupante (4 punti). Altrettanto preoccupante è il fatto che da un mese a questa parte, dopo la vittoria contro il Martina Franca, gli etnei non riescano più a trovare la vittoria, e nelle uscite più recenti pur avendo alzato l’asticella dell’attenzione difensiva (porta imbattuta per la seconda partita di fila, eguagliato il record stagionale) cominciano a denotare difficoltà nella costruzione del gioco e, soprattutto, nella realizzazione. Criticità a cui hanno contribuito non poco gli infortuni di giocatori determinanti come Castiglia, Russotto e Falcone, tra i principali artefici del positivo inizio di stagione.

Pancaro e le crepe sempre più evidenti del suo 4-3-3
Ma forse il problema ancor più grave degli infortuni, che abbiamo già “denunciato” nel post Catania-Akragas, sta nella prevedibilità sempre più lampante del gioco etneo. Da inizio stagione Pancaro ha inculcato ai suoi diversi concetti, risultati parecchio produttivi nelle prime partite di campionato: possesso palla insistito, palla a terra, gran lavoro degli esterni sulla trequarti, inserimenti in area delle mezzali, sponde e sacrificio del falso nueve Calil. Nel momento in cui ha perso l’elemento che più di ogni altro garantiva l’equilibrio in mediana (Castiglia), il Catania ha cominciato a involversi nella costruzione della manovra, grazie alla puntuale e ripetuta mossa dell’allenatore avversario di turno che ha messo i propri centrocampisti a braccare gli Agazzi o Musacci di volta in volta chiamati a gestire l’orchestra. Avendo meno supporto dal centrocampo gli stessi esterni (da Calderini a Russotto) hanno cominciato a intestardirsi più del dovuto con azioni personali inconcludenti. E sostanzialmente si è persa quell’armonia che Pancaro era riuscito miracolosamente a trovare dopo poche settimane di allenamento.

Il grande limite di stasera: non aver saputo colpire il Foggia nel suo punto debole
Stasera, al cospetto della squadra che esprime il gioco più spettacolare della categoria, per l’ennesima volta si è visto come l’assenza di un’alternativa tattica rappresenta una grossa zavorra per gli etnei, che rischiano di incartarsi ogni qual volta incontrino un avversario che snaturi le proprie caratteristiche o venga a mancare un elemento importante per lo scacchiere ideato dal tecnico calabrese. I rossazzurri sono stati schiacciati sotto il profilo del gioco, e ci può anche stare; ma è delittuoso il modo in cui non hanno dimostrato di avere la minima capacità di poter colpire il Foggia nel suo unico evidente punto debole: i grandi spazi sulle fasce concessi durante i propri attacchi, che avrebbe potuto costituire lo strumento per orchestrare pericolosissimi contropiedi. Invece lo scarso legame tra i reparti e la grande imprecisione nelle giocate non ha mai messo in condizione Calderini e Rossetti di partire in velocità.

Non tutto è perduto, aspettando il CONI…e la Lupa
Ma non tutto è da buttare: aver resistito a lungo contro una squadra propositiva e arcigna come quella allenata da De Zerbi rappresenta, come detto, un passo avanti non indifferente dal punto di vista della solidità difensiva. E a conti fatti, pur in una serata complessivamente storta, come a Messina le occasioni più ghiotte le ha costruire il Catania: tiro a giro di Agazzi nel primo tempo, bordata fuori misura in area di Calderini nella ripresa. Segno che questa squadra “merita” la classifica che avrebbe senza penalizzazione, e si può, nonostante tutto, guardare con fiducia al futuro, nella speranza che Pancaro si accorga che l’adozione di una variante tattica è quanto mai essenziale per portare a casa certe partite, e che si migliori anche sulle palle inattive, dove finora i rossazzurri hanno palesato non poche lacune. Ma la speranza più grande è quella relativa alla decisione del CONI che tra pochi giorni sarà chiamato a valutare la richiesta di riduzione della penalizzazione per illecito sportivo promossa dalla società etnea. La restituzione di qualche punto gioverebbe al morale di una truppa che sembra un po’ scorata, e rappresenterebbe il miglior viatico per approcciare la trasferta di Rieti contro la Lupa Castelli Romani, per distacco la squadra peggiore della categoria: quale miglior occasione per scacciare il tabù trasferta e riprendere confidenza con quei tre punti che mancano da un po’ troppo tempo?