Catania-Fidelis Andria 2-1: Archiviare e ricostruire

Il gol decisivo di Andrea Russotto.

Il gol decisivo di Andrea Russotto. 

A Moriero (grazie anche al Matera) riesce "l’impresa". Adesso ci si può dedicare interamente al futuro del club.

Il rigore sbagliato da Calil a pochi minuti dalla fine del match contro il Monopoli lo scorso Gennaio rischiava di costare caro al Catania, che a 90’ dal termine della regular season pregustava l’amarissimo sapore della coda dei playout. Dopo l’intenso e schizofrenico pomeriggio calcistico regalato dall’ultima giornata della Lega Pro 2015/16 ci rendiamo conto invece che alla fine dei giri di giostra l’episodio decisivo della stagione rossazzurra è da riscontrare nel colpo di testa di Fabio Scarsella su cross di Falcone che al 93° ed ultimo minuto del match Monopoli-Catania del 23 Settembre 2015 regalò tre punti agli etnei, i quali, concludendo il campionato a pari punti coi pugliesi, prevalgono sugli stessi, condannandoli ai playout, in virtù del vantaggio negli scontri diretti conseguito grazie alla prodezza del centrocampista passato poi alla Cremonese nelle ultime battute del mercato di riparazione. Agli spareggi salvezza, contrariamente ai pronostici della vigilia ed anche per merito di una prova sportiva del Matera (e della traversa centrata da Mercadante sugli sviluppi di un corner nelle battute finali…), sarà dunque lo stesso Monopoli a vedersela con l’Ischia, mentre al Melfi toccherà il Martina Franca. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza la vittoria del Catania sulla Fidelis Andria: è più che opportuno, conseguentemente, soffermarsi sull’analisi del match disputato quest’oggi al “Massimino”.

Di Cecco terzino, mossa a sorpresa azzeccata
Modulo che non perde non si cambia, ed ecco ancora il 4-2-3-1 quale schema prescelto da Checco Moriero per la propria squadra nel match che finirà col decidere le sorti dell’intera stagione. Garufo ha da poco recuperato da alcuni acciacchi, Pelagatti è squalificato, Parisi indisponibile, per cui il tecnico leccese decide di adattare Di Cecco nel ruolo di terzino destro. L’ex Lanciano nella sua carriera ha più volte dimostrato di essere un buon polivalente ma alla falde dell’Etna fin qui si era disimpegnato soltanto in mediana. Il resto della formazione è obbligato dall’assenza di alternative, fra i giocatori intercambiati finora dal mister: Ferrario gioca al posto di Bastrini, ko nel riscaldamento; Agazzi viene rilanciato in mediana in virtù dell’arretramento di Di Cecco; Calderini “approfitta” dell’indisponibilità di Falcone. L’unico ballottaggio (Bombagi-Plasmati) viene vinto dall’ex Juve Stabia e consente a Calil di tornare a giocare da prima punta, dopo la poco felice parentesi di Pagani sulla trequarti. L’allenatore in seconda degli ospiti Federico Giampaolo (fratello dell’ex Marco), oggi in panchina in virtù della squalifica di D'Angelo, fa di necessità virtù e conferma il canonico 3-5-2 puntando, fra gli altri, su Nicolino Strambelli nel ruolo di faro offensivo e sui giovani Vittiglio e Bangoura sulle corsie laterali. Chiavi del centrocampo affidate come di consueto al figlio d’arte Bisoli.

Un ardore mai ammirato in precedenza nel 2016
Sin dalle prime battute chi guarda la partita può ammirare un Catania quasi irriconoscibile, se paragonato a quello dell’intero girone di ritorno. Bergamelli e compagni esibiscono una cattiveria agonistica finalmente concreta e convincente, unita ad una buona intesa collettiva tra i reparti che sin dai primi minuti pone le premesse per la conquista dei tre punti decisivi per sperare in una salvezza diretta. Molto attivi, in particolare, Russotto e Calderini sulle fasce. I due disputeranno una prova di qualità e continuità, mettendo costantemente in difficoltà la retroguardia pugliese. La partita la sblocca Bergamelli, al primo gol in maglia rossazzurra, con un siluro che arriva su assist quasi involontario di Calil (in rovesciata) dopo una convulsa azione susseguente ad un calcio d’angolo. I rossazzurri danno l’impressione di poter controllare agevolmente l’incontro: l’Andria appare demotivata e vulnerabile sui ribaltamenti di fronte. Eppure il posizionamento in campo a tratti sbilanciato da parte dei mediani Agazzi e Castiglia mette a nudo le difficoltà della mediana nel controllo del folletto Strambelli che fa il bello e il cattivo tempo quando il pallone rotola dalle sue parti. Non è un caso che sia proprio il n°10 biancazzurro a siglare il pareggio, alla minima disattenzione della retroguardia che gli concede tempo e spazio per una straordinaria conclusione da lontano, sulla quale Liverani ha qualche responsabilità.

La radiolina motiva, e Russotto risolve
I risultati confortanti che arrivano alle orecchie dei giocatori del Catania nell’intervallo spronano i ragazzi di Moriero a cercare subito il gol che garantirebbe la salvezza. Gol che viene trovato quasi immediatamente. Un minuto dopo aver sciupato una buona occasione in area, Calderini effettua un cross delizioso che Russotto, appostato sul lato opposto, tramuta in gol con una conclusione volante. La ciurma etnea sembra scrollarsi di dosso paure e scorie negative e continua a lottare con ardore per tutto il secondo tempo. Non arriveranno più grosse occasioni (e d’altronde neanche la Fidelis Andria, nonostante l’avanzata costante, riuscirà a produrne) ma il vantaggio viene difeso grazie alla superiorità nei duelli personali, nell’ambito dei quali si distinguono un Di Cecco in formato monstre in fase di recupero palla e un Calderini in grande spolvero nelle ripartenze. Le sostituzioni effettuate da entrambi i tecnici incidono poco o nulla. Moriero inserisce Plasmati per Bombagi, e l’unico effetto positivo di questo cambio è l’abnegazione che capitan Calil mostra arretrando a centrocampo e dando una mano nel contenimento delle iniziative ospiti. Gianvito, dal canto suo, fa troppe sportellate e zero fatti in area di rigore. Il successivo ingresso di Garufo serve invece a restituire fiato ad una mediana in cui Castiglia cominciava a registrare defaillances. Di Cecco, con una grinta e concentrazione da maestro, si sposta in quella zona di campo e continua a randellare. Nel finale si fa male Calderini e tra i tanti giovani che potrebbero entrare, Moriero decide di puntare sul Felleca per non snaturare la disposizione tattica. Non si registrano ulteriori emozioni ed il fischio del sig. Amoroso di Paola sancisce la conclusione di un’estenuante stagione.

Per ripartire occorre sanare le fratture, a prescindere da chi siede ai posti di comando
Non mancherà certo tempo, da qui al prossimo campionato, per elaborare giudizi approfonditi su quello che si è appena concluso. Qualcosa, però, nonostante la mente non sia ancora fredda, possiamo cominciare ad accennarla. Partiamo da Moriero. Il tecnico leccese ha accumulato 14 punti in 10 partite, media punti pari a 1,4, di poco inferiore a quella del predecessore Pancaro (1,45). L’ex giocatore dell’Inter paga certamente il fatto di aver allenato una squadra in palese involuzione, oltre che non adeguatamente rinforzata a Gennaio, rispetto alla compagine che nel girone d’andata (specialmente nei primi due mesi) si era ben contraddistinta. Attenuanti inoppugnabili che però non bastano per tracciare un giudizio pienamente positivo nei confronti di un allenatore che non ha dato quella scossa che ci si aspettava soprattutto sotto il profilo mentale. Onore al merito per l’obiettivo raggiunto, ma nessuno spazio per ulteriori complimenti. Ciò che però più conta adesso per i tifosi, più dei bilanci di fine stagione, è il futuro. Nella conferenza di presentazione il nuovo CdA è stato chiaro: prima di tutto si penserà a vendere (a condizione che ci siano compratori, e quanto a fatti concreti, in questa stagione piena di chiacchiere non si è visto nulla); altrimenti, se da qui a metà Giugno nulla dovesse smuoversi, sarà l’attuale proprietà con tale assetto societario a programmare la prossima stagione. Quest’ultima soluzione probabilmente farebbe storcere il naso a parte integrante della piazza e manterrebbe il più grosso ostacolo per un rilancio del calcio a Catania: il profondo disamore della tifoseria nei confronti della società. Si spera che da qui all’inizio dell'estate il problema non si ponga più, ma in caso contrario una domanda è legittima: proseguire questa lotta tra fazioni gioverebbe davvero a qualcuno?