Catania-Cagliari (0-1): Ibarb oom!!!

Se scappi...ti prendo!

Se scappi...ti prendo! 

Il commento al match del "Massimino" tra etnei e sardi. I temi "caldi": sconfitta meritata; rebus Montella; Bergamo, trasferta difficilissima.

Sconfitta meritata
Ha sicuramente ragione il presidente Pulvirenti quando annota come il Cagliari abbia interpretato una gara “catenacciara”, al contrario dei rossazzurri, più propositivi in avanti, almeno limitatamente alla prima frazione. Tuttavia, essendo questa una condizione “normale” vissuta dal Catania durante le partite interne contro le pari grado, tale recriminazione non può certo suonare come una giustificazione per la sconfitta subita oggi al “Massimino” al cospetto dell’onesto undici di Ballardini. Siamo giunti alla XIV di campionato e, mi pare, si possa già abbozzare un primo giudizio sui rossazzurri. In trasferta, se non si incontrano “mostri” tipo Milan, si fa bene, giocando anche in maniera propositiva contro squadre che, in ogni caso devono “aprirsi” proprio in ragione della “titolarità” del campo. Un’inversione di tendenza rispetto al passato. Un’inversione positiva. Fra le mura amiche, la situazione si fa più complessa. Quando si fronteggiano compagini sulla carta superiori, squadre che “fanno” la partita, Legrottaglie e soci rendono alla grande. Bene con la Juve, benissimo con Napoli e Inter. Quando, invece, vanno a scontrarsi contro un muro, vedi Siena, Chievo e Cagliari, vanno in grossa difficoltà, disponendo di una difesa troppo compassata per rintuzzare le ripartenze veloci degli attacchi avversari. Oggi, inoltre, al contrario della partita persa immeritatamente con i veronesi, il Catania ha creato pochissimo, solo qualche tiro fuori dallo specchio dalla porta e una sola occasione vera (Maxi Lopez, magia al 93’). In queste condizioni, la sconfitta appare fisiologica. E meritata. Il Cagliari, pur giocando esclusivamente di rimessa, si è presentato quattro volte davanti ad Andujar, autore di un paio di ottime parate, nonché ha colpito una traversa con un tiro-cross nel finale. La realtà oggettiva è questa e girarci attorno sarebbe deleterio. È vero che il gol decisivo è giunto grazie a un’autentica invenzione del migliore in campo, il colombiano Ibarbo, ma non può essere taciuta l’estrema lentezza e vulnerabilità della difesa etnea, fra le peggiori in assoluto del campionato, oggi addirittura inguardabile in Legrottaglie e Spolli (ma lo stesso Bellusci non è che abbia fatto benissimo…), mai capaci di beccare una volta lo stesso Ibarbo che, da solo, ha messo a ferro e fuoco il reparto arretrato dei padroni di casa. Si tratta della terza sconfitta interna consecutiva del Catania (contando la Coppa Italia), un campanello d’allarme dovrà pur suonare. Detto questo, fare drammi sarebbe inopportuno. SI sapeva che, nell’ambito di un campionato così difficile, sarebbero giunti i momenti difficili. L’ambiente deve saper gestire frangenti similari con maturità, nella consapevolezza che il Catania non è una squadra di fenomeni quando inanella cinque o sei risultati utili consecutivi, così come non è da B se perde tre partite su quattro. La classifica rimane discreta, a 17 punti si è più o meno a metà guado, a 7 lunghezze dal terz’ultimo posto (attendendo Lazio-Novara, in ogni caso una gara che sembra “chiusa” a livello di pronostico), ma sarebbe pericoloso cullarsi su precedenti allori. Il dato macroscopico è che il cosiddetto “ciclo alla portata” riporta sul tabellino due sconfitte interne e una striminzita vittoria esterna a Lecce, fanalino di cosa del torneo. Si poteva fare meglio.

Rebus Montella
La gara interna conferma i dubbi che ultimamente attanagliano i tifosi in merito alle scelte del pur bravo Montella. L’Aeroplanino ha fatto bene, “inventandosi” un modulo in pratica mai utilizzato a Catania, il 3-5-2. Tuttavia, causa infortuni in specie nel reparto esterni, nelle ultime gare questo schieramento non appare più così “sicuro”. In buona sostanza, il Catania è stato costruito sul 4-3-3, Montella ha cambiato trovando due esterni compatibili, Izco e Marchese che gli hanno permesso il passaggio alla difesa a tre. Ma non si possono sempre fare i conti senza l’oste, senza tenere conto della contingenza. Senza Izco, il tecnico etneo ha provato prima Lanzafame, poi Potenza e, oggi, Alvarez, con risultati assai modesti. Non solo. In attacco il modulo prevede due punte, e Montella ha scelto il tandem Gomez-Bergessio. Al di là del momento non scintillante del “lavandina”, bisogna annotare come il “papu”, sotto tono da almeno tre gare, parrebbe più indicato da esterno d’attacco piuttosto che da seconda punta. Insomma, a quel punto meglio Maxi Lopez, che fra l’altro è in grande forma e, incomprensibilmente, rimane in panchina. L’impressione è che, forse, sarebbe il caso di tornare a 4, magari con Alvarez e Capuano sulle corsie esterne, lasciando a riposo uno dei tre centrali, magari uno fra Spolli e Legrottaglie, considerato che Bellusci dei tre è il più veloce. Con l’avvertenza, naturalmente, che a gennaio si dovrà giocoforza intervenire: un centrale e un esterno, almeno. A centrocampo Biagianti, Almiron e Lodi sarebbero i titolari, anche se oggi il capitano, dopo una buona mezzora, è uscito nuovamente per il solito infortunio (sostituito da un anonimo Sciacca), e gli altri due siano sembrati atleticamente non al meglio, troppo compassati per i ritmi di Conti, Biondini o Cossu. Comunque, al di là di un primo tempo equilibrato (in cui pur sempre il Cagliari ha avuto la migliore occasione con Ibarbo), prestazione deludente di quasi tutta la squadra, cui nemmeno il talismano Barrientos è riuscito a dare qualcosa in più nel finale di match. Colpevole, però, Montella ad aver tenuto in panchina Maxi. Nel giro di mezzora ha procurato la mancata espulsione di Ariaudo (errore netto di Bergonzi) e l’occasione più nitida al 93’. Nitida nel senso di un tiro finalmente nello specchio della porta in grado di impegnare Agazzi, altro ottimo portiere italiano. Altra giornata storta, in definitiva.

Bergamo, trasferta difficilissima
Purtroppo, in un momento del genere, la trasferta di Bergamo non cade a fagiolo. I nerazzurri dell’ex Colantuono stanno girando a mille, senza la penalizzazione stazionerebbero sui 21 punti, in piena zona Champions. Non solo, dispongono del capocannoniere, il “tanke”Denis, e di un undici assai temibile in tutti i reparti, dalla difesa imperniata sull’ex Manfredini e sull’ottimo Peluso al centrocampo impostato sul nazionale CIgarini e sul futuro azzurro Schelotto (altro ex). Sarà necessario un altro Catania e, soprattutto, un’altra difesa. Giocando come oggi nelle retrovie, si andrà incontro a una disfatta memorabile, perché l’Atalanta è nettamente più veloce e atleticamente attrezzata del Cagliari. Motivo di conforto, di contro, risulta un dato "strano": in trasferta al momento il Catania va meglio. Fiducia, insomma. A Montella il compito di raddrizzare la rotta di una nave in difficoltà. Let’s go, Liotru, let’s go!!!