Catania-Brescia 2-2: Dentro il tunnel dell’impotenza

Pellegrino: scarso equilibrio tra i reparti e sostituzioni non convincenti.

Pellegrino: scarso equilibrio tra i reparti e sostituzioni non convincenti. 

La crisi a 360° non permette ai ragazzi la reazione che serviva. Anche Pellegrino, però, ci mette del suo.

Nel momento più critico della stagione e, forse, dell’intera gestione Pulvirenti, al termine di una settimana surreale caratterizzata dalle tensioni tra la società e l’ormai ex allenatore Sannino, accompagnate dalla dura e polemica presa di posizione della tifoseria, buona parte della quale ha disertato lo stadio, ci si attendeva un segnale. Al fischio finale del sig. La Penna purtroppo il segnale che arriva non incoraggia e non rinvigorisce un ambiente di per sé già in crisi. C’è poco spazio per le recriminazioni: anche se i rossazzurri hanno divorato molte clamorose occasioni (Çani a inizio partita, prima di passare in vantaggio; Calaiò, dopo aver subito il pareggio bresciano; Chrapek, dopo aver ritrovato il vantaggio) complessivamente non hanno giocato meglio dell’avversario, un gagliardo Brescia che, pur soffrendo in difesa e concedendo tanto agli etnei, ha tenuto il campo per tutta la durata dell’incontro e prodotto più occasioni, rischiando anche di vincere, con merito, nel finale. Il Catania invece ha giocato a sprazzi, vivendo di sfuriate attraverso le quali sembrava poter chiudere il match in ogni momento, per poi prendersi lunghe pause e riconsegnare il pallino del gioco alle rondinelle. E’ un’occasione persa, perché la classifica resta cortissima, con 7 punti che dividono l’ultimo posto utile della zona playoff dalla zona playout: vincendo, i rossazzurri si sarebbero portati a -4 dalla Pro Vercelli. E’ un’occasione persa anche perché il Brescia era l’avversario ideale da affrontare in una situazione del genere, caratterizzata dall’emergenza dettata dalle numerose assenze e dalle vicissitudini societarie. Sotto entrambi i profili i lombardi non stavano messi meglio, tutt’altro: sei indisponibili tra cui titolari del calibro di Zambelli, Budel e Ruben Olivera; seri problemi economici (stipendi e ritenute Irpef non pagate) che determineranno una pesante penalizzazione in classifica. Eppure in campo i bianco-azzurri non hanno patito sul piano psicologico il momento negativo, lottando per tutti i 94’.

Con Pellegrino ritorna la gestione anarchica dei reparti
E’ tornato sulla panchina etnea da 24 ore e forse è inopportuno scaricare su Maurizio Pellegrino grosse responsabilità sulle scelte operate quest’oggi e sulla gestione del match. Eppure la disposizione dei giocatori in campo ha ricordato parecchio le prime tre giornate di campionato, con tutti i pregi e difetti già emersi in tali occasioni. Si è visto un Catania molto più spregiudicato, non solo a causa del tridente pesante e per certi versi obbligato (anche se non si capisce bene il motivo per cui un giocatore come Marcelinho che potrebbe tornare utile in fase di ripiegamento e ripartenza continui a sedere in panchina). La spregiudicatezza tipicamente “pellegriniana” è emersa nelle continue triangolazioni proposte dagli interni, Escalante e Chrapek, che hanno cercato insistentemente di inserirsi in avanti (soprattutto il polacco), sacrificando, però, parecchio, la fase difensiva. Il povero Odjer si è così ritrovato ad affrontare quasi da solo ogni ripartenza bresciana. Infatti in occasione del gol dell’1-1 di Corvia ha dovuto abbandonare la propria posizione per aiutare Parisi in raddoppio sull’inserimento di Morosini. Risultato: nessuno pronto a intervenire in area su Corvia. La conclusione è indubbiamente frettolosa ma il lungo e proficuo lavoro di Sannino sul versante dell’equilibrio tra i reparti sembra essersi dissolto nel giro di una sola partita. A parziale discolpa va segnalata l’età media dei tre giocatori utilizzati in mediana, che si aggira intorno ai 20 anni. Difficile attendersi da questi giovani, che si sono comunque prodigati non risparmiando sudore, quella maturità tattica necessaria che serve per mantenere i collegamenti tra i reparti.

Çani e Calaiò sostituiti nel momento sbagliato, Leto no: perché?
Un altro aspetto che ha fatto discutere e che richiama in causa il tecnico è la gestione delle sostituzioni. Partiamo da un presupposto: sul risultato di 2-1 il Catania si ritrova con tre attaccanti in campo. Çani, il più incisivo del match, che garantisce centimetri sui lanci e sui cross e fisico nei contrasti; Calaiò, il più talentuoso, seppur stanchissimo per essersi dovuto sobbarcare quel lavoro sporco sull’esterno che in genere spetta ad altri compagni (come Rosina); e Leto, che fino a quel momento ha giocato una partita caratterizzata da buone sortite personali ma anche da troppe palle perse e passaggi sbagliati. Ci sta che almeno uno dei tre debba uscire per far spazio a Jankovic, per avere una squadra più quadrata e coperta. Pellegrino decide di togliere Çani, rinunciando così alle palle alte ed ai corpo a corpo. Di per sé è una mossa opinabile perché Leto, che rispetto all’albanese può garantire migliori risultati in progressione, non sta per niente impressionando. Sotto il profilo tattico, comunque, ci può stare, per cercare di sfruttare meglio le ripartenze. Succede poi che il Brescia pareggi e Pellegrino decida di inserire per gli ultimissimi minuto Marcelinho, che è effettivamente l’unico valore aggiunto presente in panchina per cercare un guizzo, una giocata con cui tentare di vincere la partita nel finale. Ed ecco la più clamorosa delle contraddizioni, dal tecnico che ha cercato di proporre un calcio offensivo: per far spazio al brasiliano esce Calaiò. Che era senza dubbio uno tra i più stanchi in campo. Ma questo lo si era visto già venti minuti prima, quando è stato sostituito Çani, sino ad allora tra i migliori in campo. Sarebbe costato così tanto a Calaiò stringere i denti per i minuti di recupero? Non sarebbe stato più opportuno sostituire l’impalpabile Leto, o uno dei centrocampisti per tentare il tutto per tutto? Non lo sapremo mai, ed è anche vero che finale il Catania ha rischiato pure di perdere, ma il dubbio resta.

Ultima chiamata per la vittoria in trasferta nel girone d’andata, con una difesa da inventare ulteriormente
Adesso toccherà ancora probabilmente a Pellegrino (viste le ristrette tempistiche) guidare gli etnei nei due match che chiuderanno il girone d’andata. La prima tappa, alla vigilia di Natale, è il “Tombolato” di Cittadella. L’ultimo posto in classifica attualmente occupato dai granata non incoraggia, visto il ruolino di marcia esterno degli etnei, e visto che sarà ancora una volta emergenza in difesa, a causa della squalifica che pende su Sauro. Dovrà stringere i denti ancora Rinaudo in un ruolo non suo, e forse si forzerà il recupero di qualche assente. Nella speranza che ciò porti alla conquista di punti pesanti nell’attesa della pausa di Gennaio durante la quale, inevitabilmente, si potranno e dovranno adottare gli accorgimenti per uscire dal tunnel in cui la società si è cacciata.