Catania, Berretti: Il Prato delle speranze...

Sulle orme dei grandi

Sulle orme dei grandi 

Tra presente e futuro, sogni tricolori e il Catania che verrà. Benzina verde per l'Elefante

PICCOLI ELEFANTI CRESCONO
“C’è un grande Prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi questo è il grande prato del…pallone”. Di Gianni Morandi, tra gli addetti ai lavori o semplici osservatori, ce ne vorrebbero tanti; di gente che dia fiducia a tutti quei ragazzi che fin dai ‘primi calci’ cominciano la lunga trafila del settore giovanile - dai pulcini agli esordienti, dagli allievi alla selezione juniores - che talvolta (non sempre) si conclude con il salto in prima squadra. Da bambino a calciatore, è il sogno di tutti gli amanti del pallone. Spesso, però, questo sogno non si realizza, rimane a metà e la realtà assume sembianze ben diverse rispetto a quelle sognate. Le cause sono molteplici: la stoffa che non è sufficiente per imbastire l’abito adatto (alias i mezzi tecnici limitati); l’impatto devastante con il mondo dei grandi, così come accade per chi compie il salto dai banchi al mondo del lavoro; le aspettative esasperate della famiglia che spesso si tramutano in deterrente; per non parlare della poco sviluppata cultura dei giovani che attanaglia il pallone nostrano. Spesso si dimentica che i giovani di oggi saranno, o potrebbero essere, i calciatori di domani.

Bisogna seminare, coltivare, crescere con cura e, soprattutto, avere la pazienza di saper aspettare, un verbo, quest’ultimo, che non si coniuga con Catania. Storicamente, infatti, la piazza etnea, ha avuto un’avversione al ‘fatto in casa’: al ‘Privitera’, ‘Russo’, ‘Pappalardo’ di turno si è sempre preferito il nome di calciatori affermati o il fascino dell’esotico. Eccezion fatta per qualche elemento – vedi Nino Leonardi, Nino Cantone, Gigi Chiavaro, Guido Angelozzi, Orazio Russo o lo sfortunatissimo Fabio Sciacca, tanto per citare i più rappresentativi – i catanesi che hanno compiuto il salto dal settore giovanile alla prima squadra si possono contare sulle dita di poche mani. Negli ultimi anni, poi, per via dei risultati assai negativi, con il Catania prossimo alla terza stagione di fila in terza serie, “l’aspettare i giovani” è una frase che risuona ancor più stonata. Si vuole tutto e subito.

La formazione Berretti opposta alla Fidelis Andria 



ERBA DI CASA MIA
Da questo grande Prato verde, però, potrebbe germogliare un fiore di tre colori che darebbe alla maglia rossazzurra un lustro mai conosciuto prima. Un senso al lavoro della ‘fucina’ di Torre del Grifo, ripartita nuovamente dopo qualche stagione di smarrimento, e, perché no, insinuare nella mente degli scettici che il puntare sui giovani, soprattutto quelli di casa nostra, non è una forzatura, non è un’eresia, ma è semplicemente un bisogno concreto per guardare al futuro con meno pesantezza. La speranza, però, non è tanto riposta nella vittoria dello scudetto del campionato nazionale Berretti 2017, ma nel vedere qualche ‘elefantino’ di oggi diventare un maturo pachiderma in rossazzurro domani.

Dall’anno prossimo, poi, con le nuove disposizioni sugli under, bisognerà prestare maggiore attenzione al mondo dei giovani, cercando di cogliere i fiori migliori da questo Prato. Però, prima di guardare nel giardino del vicino, che da sempre è sempre più verde, bisognerebbe guardare con estrema attenzione al nostro orticello. La stagione appena conclusa, con il poco edificante undicesimo posto in classifica (tramutato in partecipazione ai play-off per il rotto della cuffia), ha visto sbocciare definitivamente Andrea Di Grazia, vice-capocannoniere dei rossazzurri con 8 reti e elemento sul quale puntare con fermezza nel prossimo campionato. Sulle orme del gioiellino di San Giovanni Galermo ci sono altri fiori pronti a mostrare i propri colori: il gambiano Kalifa Manneh, l’attaccante Giacomo Graziano, il regista catanese Davide Di Stefano - tutti già con qualche presenza ufficiale con la maglia della prima squadra - seguiti a ruota dagli altri catanesi Alessio Rizzo, Samuele Bonaccorsi, Mario Noce, Lorenzo Longo e dal pontino Samuele Maccioni, tutta gente che potrebbe ritornare utile.

“Ma un'altra primavera chissà quando verrà, per questo dalla vita prendo quello che dà. Amare un'altra volta, ecco cosa farò. M'illuderò che sia erba di casa mia”. Di certo, non dipende dai ragazzi tramutarsi da Berretti a Primavera, ma dai risultati dei…grandi. Nessuna illusione, Massimo. Per una volta l’erba di casa mia, nostra, è più verde rispetto a quella del vicino e se son rose…