Catania-Bari 2-3: Ridimensionati

Parisi, debutto con personalità...

Parisi, debutto con personalità... 

In queste condizioni difficile aspettarsi di più; necessario mettere da parte i proclami.

La delicatezza del momento impone un approccio diverso da parte dell'intero ambiente
Dopo la partita odierna risuona l’eco delle frasi pronunciate dal mister Sannino nel post Catania-Pescara. “Basta parlare di Serie A, per il momento, stiamo attraversando un momento difficile, tra squalifiche e infortuni, e finché non recupereremo un numero accettabile di giocatori in grado di farci fare il salto di qualità è meglio non sbilanciarsi”. I fatti seguenti quel match hanno dato ragione al mister, che tra l’altro aveva ripetuto gli stessi concetti nella settimana appena trascorsa. Di fronte a una situazione del genere, in cui ciò che è in dubbio non è (soltanto) la competitività dell’organico ma soprattutto la possibilità per il tecnico di schierare 11 giocatori nel loro ruolo naturale, un dirigente dotato di buon senso avrebbe fatto mea culpa e cercato di spegnere gli entusiasmi che aveva contribuito ad accendere in estate coi proclami sbandierati ai quattro venti. E’ chiaro che un club appena retrocesso dalla Serie A non possa che mantenere la promozione come obiettivo di stagione; tuttavia di fronte a un’emergenza del genere sarebbe opportuno riconoscere che il raggiungimento di tale obiettivo, finché non si sistemeranno le cose in infermeria, è oltremodo complicato e non è detto che possa essere raggiunto. E’ ciò che ha fatto Sannino praticamente da quando è stato assunto, e ciò che non ha mai fatto l’A.D. Cosentino da quando è stato investito del ruolo di plenipotenziario, compresa la chiacchierata conferenza di qualche giorno fa. Un intervento da “pompiere”, come quelli del mister, potrebbe servire a placare, seppur lievemente, gli animi infuocati della piazza e legittimare la richiesta (e l’esigenza) di stare uniti attorno alla squadra, prima che questa crolli psicologicamente come la scorsa stagione. Interventi da “incendiario”, che rilanciano le ambizioni dichiarate, provocano l’effetto che si è manifestato oggi allo stadio nei minuti finali: ulteriore nervosismo, fischi, contestazione.

Nelle difficoltà, emergono gli outsiders e si rivedono buoni sprazzi in avanti
Eppure, anche in una giornata nera come questa, qualche nota lieta c’è. Innanzitutto la prestazione degli outsiders. Marcelinho, un “fantasma” in campo negli spezzoni che gli erano stati concessi prima della partita odierna, partendo dal primo minuto ha dimostrato di possedere qualità all’altezza della categoria e dell’obiettivo di squadra. Assume quindi i contorni del mistero l’ostinazione con cui Pellegrino prima e Sannino poi abbiano fatto giocare un Castro non solo inguardabile, ma che soffriva un ernia inguinale bilaterale dalla partita di Coppa Italia col Cagliari, come reso noto dalla società. E poi Escalante. Il ragazzo in patria ha giocato prevalentemente sulla fascia destra (in entrambe le fasi) e a centrocampo è stato utilizzato perlopiù da interno. Oggi invece a causa delle defezioni ha dovuto ricoprire il delicatissimo ruolo di frangiflutti davanti alla difesa, quello stesso ruolo in cui Sannino, preso atto nel match Catania-Modena dell’inadeguatezza di Chrapek e Martinho a svolgere un ruolo di sacrificio, ha dovuto inventare Capuano. Ebbene, il n°8, peraltro all’esordio assoluto, ha giocato una partita apprezzabile per abnegazione e anche personalità: non di rado ha provato a partire palla al piede e impostare l’azione. E’ chiaro, non è ancora un giocatore pronto, ha bisogno di tempo ed esperienza per adattarsi alla nostra realtà, ma le premesse sembrano quelle giuste. Un ulteriore punto a favore dei ragazzi di Sannino riguarda il reparto d’attacco, nell’occhio del ciclone dal cambio della guida tecnica in avanti, a causa dell’improvvisa penuria di gol. Oggi il Catania è riuscito a segnare solo su calcio di rigore, è vero, ma ha creato tanto, è stato anche sfortunato (la traversa ha negato a Calaiò un gol spettacolare) e persino un giocatore come Leto, assai negativo sotto altri profili, è riuscito a rendersi pericoloso. Peccato che proprio nel giorno in cui si è “svegliato” l’attacco, è mancata la difesa…

Le assenze in difesa condizionano il match
Le assenze nel reparto arretrato costituiscono la principale causa della sconfitta odierna. Certo, non l’unica, se valutiamo anche le marcature di Monzon, a tratti pressoché inesistenti (come in occasione del primo gol in cui si imbambola a guardare il battitore della rimessa laterale, errore che non commettono neanche sui campi polverosi). Ma la preponderante sì: Peruzzi ci ha provato, ma ha dimostrato di non essere all’altezza della dura prova di sacrificio che lo attendeva, tant’è che in confronto Sauro, tuttora giocatore discusso, in marcatura ha brillato. Anche Garufi è parso spaesato, e per quanto sia evidente che Sannino, tra i vari giovani a disposizione, riponga maggior fiducia nel n°13, allo stesso tempo col senno di poi forse sarebbe stato più opportuno dare fiducia a Parisi, se non altro perché conosce decisamente meglio il ruolo e infatti quando è stato inserito nel finale, pur commettendo qualche errore qua e là, è parso molto più sicuro di sé rispetto al compagno sostituito. In ottica Spezia-Catania, dunque, la squalifica che rimedierà Peruzzi per un evitabilissimo giallo (l’ennesimo, suo e di molti altri compagni) riaprirà una “falla” in difesa che Sannino dovrà cercare di colmare in qualche modo: se Capuano dovesse recuperare (ma si sa poco sulle sue condizioni) Ciro potrebbe giocare da centrale al fianco di Sauro, con Gyomber (oggi impegnato in nazionale) adattato sulla destra; diversamente, ci sarebbe un probabile nuovo ballottaggio tra Garufi e Parisi. Ma prima di pensare alla prossima, delicata, sfida, bisogna riordinare le idee (forse insieme a Perinetti, oggi in tribuna?) e sperare che l’infermeria restituisca qualcuno a Sannino (su tutti, Rinaudo).