Catania-Avellino, presentazione: salvarsi, insieme!

 

La presentazione della gara interna tra etnei ed irpini. Match chiave per il mantenimento della cadetteria...

Finalmente si gioca, non ne potevamo più
Settimana pesante, pesantissima, quella che si concluderà, tra poco più di ventiquattro ore, con la gara contro l’Avellino. Sette giorni da bollino rosso, inaugurati dalla sciagurata esibizione di Chiavari – sconfitta senza appello per i rossazzurri – e proseguiti con una serie di “rumori molesti” deleteri e destabilizzanti. Per tutti. Dalle presunte minacce al presidente Pulvirenti alle parole di sostegno e solidarietà di Abodi (presidente della Lega Serie B), dalla presa di posizione dai vertici di Via Magenta (attraverso un comunicato) al tourbillon mediatico cittadino conseguente. Un mix di controversie, accuse e polemiche di cui avremmo fatto a meno. Finalmente si gioca, non ne potevamo più. Finalmente, si ritorna al “Massimino” dopo tre trasferte senza reti, due punti nel carniere (Modena e Vicenza) e quella voglia matta di non farsi sopraffare dalla paura.

Già, la paura: quella percepita nei volti dei giocatori etnei al termine dell’incontro con l’Entella. Non gira quasi nulla. Poco, pochissimo. E non si tratta di sfortuna, non si creino alibi derivanti dalla dea bendata. Il vittimismo lo lasciamo ad altri, perché quando toppi palesemente la seconda stagione di fila parlare di sfortuna sarebbe fuori luogo. Ma la paura, quella c’è e si taglia col coltello. La paura di fare un doppio salto nel vuoto (dicasi seconda retrocessione in due anni) è uno spettro che ormai da qualche settimana alberga minaccioso su Torre del Grifo e dintorni. Chiù scuru di mezzanotti 'un pò fari, si dice dalle nostre parti, ed a Catania già e notte fonda da troppo tempo. Troppo. Il perdurante e immotivato silenzio societario è l’altro elemento che alimenta la paura, generando quesiti che rimangono inevitabilmente irrisolti e senza risposte. Vere, rassicuranti. Sul futuro.

Tra ansie, polemiche, accuse e banchi di paura, fitti come nebbia padana, ecco una flebile luce in fondo al tunnel: il richiamo all’unione e al sostegno da parte dei gruppi organizzati del tifo catanese. Coloriamo il “Massimino” di rossazzurro, abbracciamo coloro che scenderanno in campo, affiancandoli e spingendoli oltre l’ostacolo: oggi Avellino, domani Varese. Dieci gare, dieci finali, da giocare insieme, fianco a fianco, fino alla fine. Sul piatto la salvezza della Serie B e, probabilmente, anche quelle del Calcio Catania 1946.

Prima battaglia contro i lupi d’Irpina, quinta forza del campionato (insieme allo Spezia), reduci dall’incredibile capitombolo interno col Perugia. Ma soffermarsi troppo sui numeri (ultima vittoria lo scorso 30 gennaio contro il Perugia), sulla distanza in classifica dai campani (17 punti) o sul distacco dalla zona salvezza (5 punti dal diciassettesimo posto occupato dal Latina) a questo punto della stagione conta poco. Occorre azzerare tutto, stringersi in un unico corpo, uscire gli attributi e salvarsi. Insieme, “Siate folli, siate affamati, siate umili, siate elefanti!”