Catania-Avellino 1-0: Con le unghie, i denti e super-Terracciano

Un super Terracciano salva il risultato più volte...

Un super Terracciano salva il risultato più volte... 

Grazie a una serie di miracoli del portiere di riserva gli etnei difendono tre faticosissimi punti d’oro.

Finalmente i tre punti. Il Catania, a corto di vittorie dal match casalingo contro il Perugia di quasi due mesi fa, ritrova un successo, e lo fa contro una delle “regine” (classifica alla mano) del campionato cadetto. E’ la prima vittoria conquistata nel girone di ritorno contro una delle inquiline della zona playoff, e dunque vale doppio. Anche perché, nel frattempo, aspettando Brescia-Trapani, dall’Entella in giù tutte le dirette concorrenti per la salvezza non vanno oltre il pari. Si accorcia dunque la distanza dalla zona playout occupata da Ternana e Crotone (un punto) e la zona salvezza dista due punti, anche se il Latina deve recuperare la propria sfida contro il Frosinone, rinviata a data da destinarsi. Insomma, la vittoria arriva nel momento giusto per recuperare un po’ di fiducia, al termine di una settimana fin troppo turbolenta per l’intera piazza, che oggi, sugli spalti, ha dimostrato di esserci, di essere pronta a spingere i rossazzurri verso la salvezza. Il resto toccherà ai giocatori, soprattutto in trasferta. Ma oggi Calaiò e compagni hanno dimostrato finalmente di saper soffrire, fino alla fine, difendendo con le unghie e con i denti tre punti d’oro.

Col 4-3-1-2 più manovra e qualche affanno difensivo sulle fasce
Dopo un mese di “tradimento” col 3-4-1-2 Marcolin recupera Del Prete e rispolvera il 4-3-1-2 con cui aveva ben iniziato alle pendici dell’Etna. Dal canto suo, Rastelli sorprende e lascia in panchina gli imprescindibili Gomis e Castaldo (quest’ultimo diffidato). Il tecnico irpino punta sulla velocità di Soumarè per mettere in difficoltà una retroguardia lenta come quella etnea, caratterizzata dalla coppia Sauro-Ceccarelli (poi Ceccarelli-Capuano) che comunque tiene botta. I più grandi pericoli per il Catania arrivano sulle corsie laterali. Del Prete e Mazzotta non sempre ripiegano in tempo utile e Regoli da una parte e soprattutto l’asse Schiavon-Bittante dall’altra trovano parecchi spazi, non riuscendo però a servire una palla utile a Comi, praticamente avulso dal match. Sebbene un po’ in difficoltà in fase difensiva, il Catania torna a mostrare buoni fraseggi a centrocampo, incoraggiando la spinta dei propri terzini e il movimento di Maniero (tuttavia poco efficace) e Calaiò. Lo conferma il buon numero di corner conquistati ma mai finalizzati. Quando, al 42’, giunge il vantaggio su rigore, non si può dire che gli etnei per abnegazione non meritino il vantaggio conseguito, pur nell’ambito di una gara abbastanza equilibrata.

Terracciano protagonista, manca il colpo risolutivo
La situazione muta radicalmente nella ripresa. Un po’ perché Rastelli mischia le carte, inserendo Castaldo e Zito e passando ad un 4-4-2 molto aggressivo sulle fasce; un po’ perché il Catania comincia a patire una certa stanchezza, sia dal punto di vista fisico che, soprattutto, mentale. I rossazzurri sembrano avere paura di vincere, si rintanano nella propria metà campo concedendo agli irpini fin troppi metri e cross pericolosi in area di rigore, dai quali si salvano principalmente grazie ad un Terracciano formato monstre che para di tutto, e dove non arriva lui ci pensa il buon Ciro Capuano (molto grintoso sin dal momento dell’ingresso in campo) a salvare. Si tratta di una condizione fisiologica dettata in buona misura dalla situazione di classifica; condizione fisiologica che i ragazzi dovranno cercare di mettersi alle spalle per gestire meglio le nove partite che restano. Tuttavia va riconosciuto che, pur nella sofferenza, e nonostante la giornata non proprio positiva di alcuni elementi come Del Prete, Ceccarelli, Mazzotta e Sciaudone, il Catania riesce a reggere. E lo fa contro un avversario di spessore. Il che restituisce all’esterno un po’ di fiducia nei confronti di una squadra che sembrava giunta ad uno stadio terminale. Si riesce a respirare un po’ negli ultimi quindici minuti, quando, nonostante l’Avellino prosegua coi propri tentativi, finalmente i ragazzi di Marcolin (passato nel frattempo al 4-3-3 con l’ingresso di Castro) riescono ad uscire un po’ la testa fuori dal guscio, organizzando discrete ripartenze compromesse dal palo (Castro) e dalla scarsissima lucidità dettata dalla stanchezza (Rosina). Ma quel che conta è che al fischio finale l’1-0 è messo in cascina.

Al “Franco Ossola” vincere o morire
E adesso, sotto col Varese. La truppa etnea è praticamente condannata a ottenere i tre punti. Sia per sotterrare quasi definitivamente i propositi di rimonta dei lombardi (oggi bravi e sfortunati al “Braglia” di Modena dove hanno strappato un punto). Sia perché diversamente rischierebbe di giocare le prossime sfide salvezza contro Trapani e Latina in una condizione di inferiorità dettata dal peggior posizionamento in classifica. Il ciclo di partite che si apre giovedì prossimo è dunque decisivo, e ci dirà se il Catania ha buone chances di insediarsi nella zona tranquilla (al momento abbastanza vicina) o se invece si potrà sperare soltanto nel raggiungimento dei playout. A Varese Marcolin dovrà fare a meno di Rosina. Il n°10 non ha sostituti adeguati nel ruolo di trequartista. Castro di fatto si trova più a suo agio sulla fascia e Chrapek non è all’altezza della situazione. Il tecnico sembra stuzzicato dall’idea di riproporre il 4-3-3 (4-5-1 in fase difensiva) che ha schierato nei minuti finali del match odierno, con Maniero sacrificato sulla fascia al posto di Rosina. L’ex attaccante del Pescara in realtà non pare proprio adatto al ruolo ma è anche vero che, se non recupera il lungodegente Martinho, di alternative concrete non ce n’è. E di alibi neanche.