Cala bionico!

La magica rovesciata dell'Arciere infiamma il

La magica rovesciata dell'Arciere infiamma il "Massimino"... 

Max Licari sulla sofferta, ma meritata, vittoria ottenuta dai rossazzurri sul Varese. I miglioramenti ci sono, ma in trasferta...

No alla “Legge di Murphy”
Terza vittoria consecutiva al "Massimino". Meritata. Ma quanta sofferenza in quel secondo tempo giocato con il fiatone e l’affanno di dover “tenere” il minimo vantaggio, dopo il gol dell’1-2 del Varese realizzato da Neto Pereira, fra l’altro viziato da un intervento (perlomeno dubbio) su Spolli non fischiato dal più che mediocre arbitro Ros di Pordenone, maggiormente propenso, come quasi tutti gli arbitri di B, al protagonismo che alla gestione serena della sfida! Il Catania, quindi, si mostra sì ancora “convalescente”, ma comunque sulla strada della sospirata “guarigione”, considerato che 9 punti in 4 gare (i 15 complessivi, sia chiaro, ancora risultano più che insufficienti…) costituiscono, pure dal punto di vista meramente statistico, un indubbio trend “in risalita” rispetto al recente passato. Così, piuttosto che sottolineare in modo troppo marcato una ripresa condotta evidentemente in apnea a causa dello scontato calo di un undici in cui alcuni “cardini” come Spolli, Martinho e Rosina erano al rientro da infortuni e acciacchi vari, mi preme evidenziare quanto di buono proposto nella prima parte di match. E lo faccio per un motivo assai valido: è la chiara dimostrazione che, se questa squadra (anche in tal guisa composta) gira “normalmente” e corre il giusto, in B può avere pochi rivali in fatto di gioco e tecnica. Il primo tempo ha regalato agli spettatori una sola squadra in campo, capace di schiacciare l’avversario, segnare due gol di pregevolissima fattura e fallirne almeno un altro paio, senza mai subire un solo tiro in porta, al cospetto di una squadra di ragazzotti in gamba e ben preparata atleticamente che, al netto della penalizzazione per i noti problemi societari, aveva fin qui racimolato 16 punti, 4 in più dello stesso Catania. Da lì bisogna partire, facendo dell’ottimismo e della positività il nuovo “verbo” dell’ambiente e della “piazza”, se si vuole definitivamente allontanare la nube di “tafazzamento” che, per la celeberrima “Legge di Murphy”, pare non voler dissiparsi dal comprensorio etneo. Oltre tutto, in cadetteria le partite si vincono soprattutto in questa maniera, soffrendo, talora subendo e giocando male, come dimostrato da molte delle gare perse finora dai rossazzurri contro squadre tutte rintanate nella propria metà campo e propense solo a sporadiche ripartenze; le quali, bontà loro, si sono poi risolte in vittorie o pareggi da “un tiro in porta” (Crotone, Frosinone, Avellino, tanto per citarne alcune)... Ciò che maggiormente conta, inoltre, è che questa squadra, da qualche partita a questa parte, compreso Avellino, abbia cominciato a lottare e a soffrire come richiede la categoria d’appartenenza. Al momento, gli emblemi di tale “rinnovamento spirituale” sono: i difensori Capuano e Monzon, regolarmente fra i migliori per “gamba” e attenzione; la coppia centrale di mediana Rinaudo-Escalante, magari non brillantissima, ma sempre pronta ad aiutare la squadra e a randellare; il centravanti Calaiò, che voglio elogiare non (o, almeno, “non soltanto”) per lo splendido gol su rovesciata, uno dei più belli mai visti (mi ha riportato alla mente Cantarutti, Serafini e Leto della scorsa stagione), ma per l’impeto gladiatorio che in ogni partita profonde a piene mani in campo, vero esempio per compagni e tifosi. Proprio per questo, gli perdono anche l’ingenua ammonizione subita nel finale che gli costerà la trasferta di Trapani. Era stanco e poco lucido; non deve (ri)succedere (qualcuno ricorderà come fosse accaduto anche nella prima partita contro il Lanciano), però bisognerà farsene una ragione, cercando di sostituirlo nel migliore dei modi, giacché il suo comportamento e il suo rendimento (5 le reti fin qui siglate) lo mettono al di sopra di qualsiasi eccesso di critica. Un gol su rovesciata e assist a Rosina per il raddoppio, basta questo per capire. E, a proposito di sostituzione, mi sento di inserire nel “calderone della grinta ritrovata” anche il giocatore più discusso della recente storia etnea, Sebastian Leto. Ad Avellino, pur non brillando, aveva lottato; contro il Varese ha combattuto e giocato sufficientemente bene, sfiorando anche il gol, negatogli da un miracolo di Bastianoni. I giocatori bisogna giudicarli partita per partita; e, in questa, Leto ha onorato la maglia. Assolutamente ingenerosi e immeritati i fischi e gli insulti indirizzatigli all’atto dell’uscita dal campo da una parte della tifoseria presente. Meritati e giusti, di contro, gli applausi ricevuti dall’argentino dal resto dello stadio. Ripeto: in QUESTA partita, non è un giudizio complessivo; quello, finora, non può che articolarsi in modo negativo, sia per il rendimento, sia per taluni atteggiamenti errati e irritanti. Tuttavia, è un giocatore del Catania e va in campo con quella maglia, cercando ultimamente di onorarla al massimo delle sue possibilità. Va apprezzato lo sforzo, non dimenticando che, se si riuscisse a sbloccare psicologicamente questo “meccanismo”, il Catania si ritroverebbe un giocatore indubbiamente forte dal punto di vista fisico e tecnico.

L’importanza di Rosina
Purtroppo è una realtà. Se manca, sono dolori. Una squadra non dovrebbe dipendere da un solo giocatore, ma quando non va in campo Rosina, il sistema tecnico-tattico escogitato dal tecnico ex varesino tende a incartarsi. In buona sostanza: comincia a spegnersi la luce in attacco, venendo a mancare il giocatore di “raccordo” di maggiore qualità. Ad Avellino, il Catania non aveva fatto un solo tiro in porta. Nelle ultime tre gare in casa, la squadra, con l’ex Zenit in campo, ha siglato 10 reti e prodotto almeno il triplo in fatto di occasioni propizie in area di rigore avversaria. Contro il team ben allenato da Bettinelli, Alessandro ha giocato in maniera splendida per abnegazione e qualità, per giunta in un ruolo a lui non propriamente congeniale, il quarto di destra in mediana nell’ambito del 4-4-2 ormai “istituzionalizzato” da Sannino. E lo ha fatto al rientro da un infortunio, a corredo di una squadra rimaneggiata (riproporre la lista degli infortunati, anche gravi, lo ritengo superfluo) e chiaramente in difficoltà fisica nella ripresa rispetto a un avversario più pimpante e galvanizzato dal gol… Ovviamente, nel finale è uscito dal campo sfiancato e la standing ovation di tutto lo stadio non fa che sottolinearne l’ormai sancita “centralità” nei cuori della tifoseria. Quando lui gira, gli stessi Martinho, Calaiò, Leto riescono a trovarsi nelle condizioni ideali per giocare uno-contro-uno, ciò che prediligono maggiormente. Il fatto che non abbia un “alter ego” deve far riflettere in proiezione gennaio. Anche perché, e non è una provocazione, se Leto riuscisse a “giustificare” finalmente la biblica pazienza profusa della società di Via Magenta nei suoi confronti, non è che, magari, nella finestra di mercato invernale risulterebbe più utile prendere un vice-Rosina (Chrapek, finora, non ha convinto Sannino in quel ruolo), piuttosto che una punta da affiancare a Calaiò? Tutto dipenderà da Sebastian, ovviamente, ma è un’opzione da non scartare.

Accendere un cero a San Nicolas
Lo voglio sottolineare con forza: Spolli si è comportato da grande professionista, oltre che da giocatore legato alla maglia. Ha affrettato i tempi del rientro, ha messo l’elmetto ed è andato in campo al 50%, stringendo i denti fino al 93’. Vista l’emergenza in difesa, Sannino dovrebbe costruirsi una nicchia votiva in camera con l’immagine di Nicolas, oltre che sperare ardentemente che nessuno dei quattro difensori rimasti si infortuni, compreso quel Gaston Sauro, non esente da critiche a inizio stagione, che sempre più sta segnalandosi all’attenzione degli addetti ai lavori per duttilità e sacrificio. Adattato da terzino destro, a parte qualche ruvidità di troppo (ennesimo cartellino giallo rimediato), contro un avversario veloce come Falcone, ha fatto bene, rendendosi peraltro sempre pericolosi sui calci piazzati. Anche ne l suo caso, la speranza è che si preservi, almeno fino al rientro di Rolin… A proposito di cartellini gialli, detto dell’acclarata scarsezza dell’ennesimo arbitro inadeguato, troppi sono quelli subiti dal Catania. Anche in un pomeriggio cominciato nel migliore dei modi, alla fine se ne contano 6. Una “pecca” che forse verrà parzialmente eliminata con il crescere della condizione fisica, anche perché gli arbitri non si possono cambiare…

Non diciamo niente…
1 punto in 6 partite, prestazioni al limite dell’accanimento terapeutico nei confronti delle coronarie dei tifosi, grandi speranze perennemente deluse, anche e soprattutto dopo prestazioni convincenti al “Massimino”. Proprio per questo, tenderei a non fare proclami o pronostici ottimistici in vista della gara di Trapani, a non parlare di “gara della svolta” o simili. Non ce lo possiamo permettere. Diciamo solo che attendiamo la prima “seria” risposta positiva dalla squadra in relazione al “mal da trasferta”; e la attendiamo da una partita che si preannuncia bella e difficile. Bella perché trattasi di derby festoso fra tifoserie amiche; difficile perché i granata di Boscaglia bazzicano meritatamente i quartieri alti della classifica, in casa sono forti e corrono come matti. Un mix esplosivo, quello orchestrato da Ciaramitaro, Mancosu e soci, fatto proprio per mettere in difficoltà un “Catania vecchio”. Un “Catania nuovo”, nello spirito, nel fisico e nella mente, potrebbe, invece, fare meglio rispetto al passato, Calaiò o non Calaiò, viste pure le risultanze della gara giocata contro il Varese e i timidi segnali di miglioramento esterno mostrati nella pur sfortunata campagna avellinese. Pertanto, profilo basso, “testa o funnu” e pedalare… Let’s go, Liotru, let’s go!!!