Baronchelli a CC.COM: 'Che adrenalina 21 anni fa. Stiamo accanto a Pelligra'

Scambio di gagliardetti tra Baronchelli ed il capitano del Taranto nella gara d'andata della finale playoff

Scambio di gagliardetti tra Baronchelli ed il capitano del Taranto nella gara d'andata della finale playoff  

Il Capitano Baronchelli ricorda la promozione in Serie B

In ricordo di quel 9 giugno 2002, data che sancì il ritorno in Serie B del Catania grazie al pareggio per 0-0 sul campo del Taranto, la nostra redazione ha contattato telefonicamente il capitano di quella fantastica squadra, Beppe Baronchelli.

Beppe, oggi è una giornata particolare. Come la stai vivendo?

Stavo molto meglio 21 anni fa per l’adrenalina che avevo addosso. Ricordo quando arrivammo allo stadio di Taranto, eravamo scortati dalla polizia per evitare eventuali aggressioni e dissi ai miei compagni che tutto ciò significava che eravamo forti ed avevano paura. Quando entrammo in campo e vidi le scritte sul terreno con la lettera B, dissi a Bussi, Minieri e Cordone che mi erano accanto: “Ragazzi siamo già in Serie B, perché dobbiamo giocare?”. Sono quelle battute che fai per stemperare la tensione all’interno del gruppo e aiutare anche me stesso a vivere quei momenti.

Sentire l’emozione con i quali racconti quei momenti è davvero splendido, eppure sono già passati 21 anni.

Ti dirò di più: abbiamo un gruppo su whatsapp con tutti i componenti di quel gruppo e sin da ieri sera, poco dopo la mezzanotte, sono arrivati messaggi da parte di tutti per ricordare quel momento. Stamattina alle 10:27 ha scritto anche Michele Fini e poi in tanti abbiamo detto: “Ci si vede a Pedara alle 11 per l’allenamento”. Siamo ancora tutti molto uniti e, a differenza del mondo altamente tecnologico in cui viviamo adesso, allora stavamo parecchio tempo insieme e ciò ci permise di unirci tanto come una vera famiglia. Siamo molto orgogliosi di ciò che abbiamo fatto, nonostante quello che poi è stato fatto negli anni successivi quando il Catania vinse a Torino o a San Siro, ma noi siamo felici di aver centrato quel successo con addosso una maglia importante.

Venendo a giorni nostri, tu l’anno scorso dicesti che sarebbe stato meglio ripartire da zero anziché continuare a sopravvivere. A distanza di 12 mesi, devo dire che sei stato profetico e la nuova proprietà sembra potesse davvero dare nuova luce al movimento calcistico rossazzurro

La strada è quella giusta e lo percepisco dal fatto che sento tante persone desiderose di voler venire a lavorare nel Catania. C’è la fila per proporsi perché si vede una società seria, che rispetta quello che dice e lo fa con la dovuta programmazione. Non è scontato che un Presidente viaggia ogni mese dall’Australia, ciò significa che ha in mente progetti importanti per la città ma serve una prova di maturità da parte di tutto l’ambiente catanese. Stiamogli accanto nei momenti di difficoltà, sosteniamoli anche se si dovessero perdere tre partite consecutive, dimostriamo di essere legati alla maglia rossazzurra perché con questa proprietà possiamo stare tranquilli per oltre 50 anni.

Che idea ti sei fatto del direttore Laneri?

Non lo conosco personalmente ma per quello che ha fatto non posso che dire chapeau. E’ un ottimo conoscitore di queste categorie e se la società lo ha scelto, evidentemente, lo reputo la persona giusta anche per la Lega Pro. La sua idea di puntare sui calciatori catanesi può andare bene ma senza esagerare perché, a volte, dinanzi a qualche momento di difficoltà il giocatore che è nato nello stesso ambiente può avere il contraccolpo.

Cosa deve fare il Catania per vincere anche in Serie C, un campionato che anche quest’anno sta mostrando tutta la sua particolarità?

È successo di tutto quest’anno in LegaPro. Nel girone A ha vinto il FeralpiSalò contro Vicenza e Padova che hanno spesso molto di più. In finale playoff arrivano Foggia e Lecco che non erano certamente tra le favorite. Probabilmente per il Catania servirà un investimento da 6-7 milioni per provare a vincere del campionato, ma ciò che conta di più è il lavoro di chi sta accanto alla squadra, a cominciare da Grella che è sempre presente al campo e poi anche dal Direttore Sportivo, dallo staff e dall’allenatore.

Ma la rosa che ha vinto la D può essere pronta per la prossima C?

Io credo che per l’80% il gruppo va rivisto. C’è troppa differenza tra le due categorie e se vuoi vincere deve rinforzare l’organico mantenendo solo 3-4 dei titolari di quest’anno. Se, invece, l’idea è quella di assestarsi in Serie C e provare a fare una programmazione triennale, allora il gruppo dello scorso anno potrebbe anche andare bene.

Dopo l’addio di Ferraro, la panchina rossazzurra è ancora senza proprietario. Si fanno tanti nomi di possibili candidati ma tu come vedresti un’eventuale promozione di Michele Zeoli a primo allenatore?

Non sono d’accordo. Stimo tantissimo Michele, che per me è un fratello, ma lui ha caratteristiche per fare un altro ruolo. Lui ama quei colori e sa come vivere certe situazioni, ma da primo allenatore ci sono responsabilità diverse. Io, personalmente, vedrei bene come allenatore Aimo Diana. Lo conosco molto bene e conosco le persone che lavorano con lui e sono convinto che farebbe molto bene in un ambiente come quello di Catania.

Per chiudere, torniamo a quel 9 giugno 2002. La festa al Massimino presentata da Stefania Sberna…

Quando chiudo gli occhi penso a lei e ricordo ancora quando quella sera mi chiamò per entrare sul palco solo con il grido “Il Capitano” davanti a tante persone che ci aspettarono allo stadio oltre la mezzanotte. Sono ricordi che non dimenticherò mai!