Ave, Catania, Di Grazia plena...

Andrea in Paradiso...

Andrea in Paradiso... 

Max Licari sulla cruciale vittoria nel derby col Messina. Di Grazia Superstar e Rigoli in ripresa. Adesso: conferma a Melfi!

Una prima svolta?
Finalmente una bella giornata per Rigoli, i ragazzi, la società e, soprattutto, i tifosi. Una vittoria meritata, rinfrancante, al culmine di una gara in ogni caso ben giocata, malgrado nella ripresa, per una ventina di minuti circa, sia riapparso il difetto più evidente, quella tendenza a “rimanere bassi” che consente ad avversari anche non irresistibili come il Fondi o l’attuale Messina di metterti in difficoltà, costringendoti a rischiare. Ma, in occasioni come questa, cercare il pelo nell’uovo non è mai operazione fruttifera. I rossazzurri hanno conquistato tre punti fondamentali, consolidato la posizione dell’allenatore e mosso in modo importante la classifica. Intendiamoci, il Catania è ancora ultimo a 4 punti, ma l’abbrivio di una prestazione e di un risultato del genere non può che far ben sperare i supporters dell’Elefante. In un pomeriggio così bello, condito da una presenza di pubblico finalmente degna, impreziosito da un tifo splendido da parte delle curve, finanche da una onorevolissima partecipazione canora dei 300 circa sostenitori giunti da Messina, unica nota stonata: la militarizzazione del “Massimino”. Giustissima, per carità. Servizio d’ordine impeccabile. Ci si domanda, tuttavia, perché tutto ciò non accada anche in altri “lidi”, in specie quando è in programma la sfida con il Catania, senza rifugiarsi nel comodo e oltremodo penalizzante divieto di trasferta per i sostenitori ospiti. A Catania sì, altrove no. C’è qualcosa che non funziona. Bah!!! Meno male che poi, poi, poi, arrivi tu, Andrea…

Di Grazia superstar
La soddisfazione provata da Andrea Di Grazia, etneo doc, deve essere stata immensa. Siglare una tripletta in un derby, avendo la possibilità di esultare come un forsennato sotto le due curve, è un qualcosa che ognuno di noi, qualunque tifoso, almeno una volta avrà sognato nella sua vita. Il “catanesino volante” ha realizzato il nostro sogno, portandosi anche il pallone del match a casa E merita tutto quello che gli sta accadendo. Al momento, senza “se” e senza “ma”, è il miglior giocatore del Catania: per tecnica, per fantasia, per condizione atletica, per capacità di realizzazione. Basti pensare che, dopo questo autentico exploit, Andrea ha realizzato più di un terzo delle reti siglate dalla squadra (3 su 8). Pietro Lo Monaco, che chiaramente starà cominciando a fregarsi le mani, considerata l’esplosione di un “gioiellino” di vent’anni che ancora nessuno può immaginare quali margini di miglioramento abbia, sarà costretto ad accendere un cero a San Zibert da Ljubljana; altrimenti, almeno per questo girone d’andata, il ragazzo farebbe le fortune dell’Akragas. Santo Urban!!! Non carichiamolo, però, di troppe responsabilità, per favore. Non “bruciamolo”, facciamolo stare sereno e libero mentalmente di giocare il suo calcio sbarazzino. di contro, non possiamo non constatare la realtà di una “macchina” dalle potenzialità indubbie. Ad alcuni ha ricordato Orazio Russo, un altro catanese capace di infiammare le folle del “Massimino”; al sottoscritto fa venire in mente Mascara, uno dei migliori giocatori dell’intera storia etnea, in grado di giocare ad alti livelli in Serie A, fino a conquistare una meritata chiamata in Nazionale. Impressionante la capacità, partendo da sinistra, di spaccare le difese avversarie, affondando la lama nel burro, per poi andare a concludere di destro. I primi due gol, bellissimi, nascono proprio da azioni consimili. Buono il “quadrilatero” Di Grazia, Djordjievic, Calil, Di Grazia, con imparabile stoccata al fulmicotone al 13’; incredibile, al 40’, la giravolta in area, su assist addirittura da rimessa laterale, con tiro a giro rasoterra a buggerare l’incolpevole Berardi. Più “normale” il tocco sotto porta, a tu per tu con l’estremo giallorosso, al 80’. Normale, sì, ma fondamentale perché va a chiudere una partita che andava complicandosi, complice la buona reazione di un fiero Messina che comunque, a fine primo tempo, aveva siglato il gol dell’1-2 con il suo miglior giocatore, Pozzebon, abile ad anticipare Drausio e insaccare di destro da buona posizione. Ecco, se devo essere sincero, questo mi sembra il classico centravanti da Lega Pro. Capace, da solo, di tenere impegnati i centrali, mobile, potente, pronto a tirare in porta (ha colto anche una traversa e impegnato Pisseri in una bella parata): questo è il tipo di centravanti che servirebbe al Catania. Con due esterni come Di Grazia e Russotto (se “mentalizzato”) o Piscitella, potrebbe veramente diventare un’ira di Dio. Una squadra con pretese di alta classifica, in ogni caso, deve avere, oltre al resto, anche un attaccante centrale del genere. Il Catania non lo ha, il Messina possiede, in pratica, solo quello. Forse, l'ex Musacci, protagonista di un match sufficiente, nonché l’assente Milinkovic, per caratura tecnica, possono stare alla pari della punta ex Lucchese, ma complessivamente l’organico peloritano sembra di medio-bassa classifica, tanto che il trainer Marra pare avere le ore contate, pur non avendo particolari colpe.

Rigoli non sbaglia nulla
Nella gara più importante, il tecnico rossazzurro si presenta con la formazione più logica, al culmine di una settimana difficile ma, durante la quale, evidentemente deve aver preparato bene giocatori e opzioni tattiche. Riconfermata, più o meno, la formazione che aveva pareggiato, con molti rimpianti, a Taranto, con due novità sostanziali: Djordjevic per Nava e Calil per lo spento Paolucci. Non si può dire che non abbia avuto ragione lui. Partenza al fulmicotone, discesa del serbo e assist del brasiliano per il primo gol di Di Grazia, centrocampo “duro” e pressante, difesa attenta. Se proprio vogliamo trovare qualche difetto, un Barisic non in giornata (giusta la sostituzione con Russotto nella ripresa, ma non gettiamo la croce sul ragazzo: facciamolo crescere, consapevoli che con i giovani sia necessaria tanta pazienza). Il magico raddoppio dello stesso Di Grazia cancella, in sostanza, la dormita successiva sul gol di Pozzebon. Anche nella ripresa, malgrado il già citato difetto di “ritrazione” sul quale ancora bisogna lavorare, il Catania ha inanellato almeno tre nitide palle gol (due reti giustamente annullate a Calil e un palo di Russotto) più il terzo sigillo del numero 23 etneo. Il tecnico ex akragantino ha gestito al meglio la tattica e i cambi, portando a termine un risultato essenziale. Spero ardentemente che sia l’inizio di un lungo percorso di successi che possa consacrare Rigoli, perché significherebbe la fortuna del Catania. Un’ultima battuta: eccessive le critiche di qualche tifoso a Calil, “reo” di "non trovare" la porta. Quando ha fatto male, lo abbiamo sottolineato con forza, seppur amaramente. Nel derby, tuttavia, ha disputato una partita ampiamente sufficiente per sagacia tattica, capacità di far salire la squadra, di assistere i compagni e, checché se ne dica, di finalizzare: al primo minuto Berardi ha compiuto un miracolo su di lui e poi ha concluso in fondo al sacco due azioni di poco irregolari (fuorigioco). C’è stato, insomma. Ha fatto, da centravanti, molto meglio di Paolucci, Non riconoscerlo sarebbe disonesto intellettualmente.

Riconfermarsi a Melfi, senza “Canotto”…
Lo ricorderemo sempre il “Canotto” di Melfi, le “papere” di Bastianoni, quel 3-3 incredibile che segnò, forse, l’inizio della fine di quel campionato. Adesso, questi ragazzi hanno la possibilità di riscattare quello scempio, sebbene di “reduci” ne siano rimasti pochi. Sarebbe fondamentale confermare il trend positivo con una bella vittoria corroborante che abbatta il tabù trasferta e proietti, così, il Catania con il vento in poppa verso le due partite interne consecutive con Lecce (molto difficile) e Paganese (più semplice). Un “trittico” di importanza cruciale per il futuro. Crediamoci! Let’s go, Liotru, let’s go!!!