Amedeo Rega: un numero uno rossazzurro

Cimeli da collezione (Tutto il Catania minuto per minuto)

Cimeli da collezione (Tutto il Catania minuto per minuto) 

Un ritratto di Amedeo Rega dipinto dal nostro Alessandro Russo. Sbalorditivi intrecci storici nel Catania 1946

Buongiorno.
Addì lunedì ventidue giugno duemilaeventi, torno a parlare di pallone rossazzurro trattenendo il disgusto e lo sdegno verso chi, oggi, ci ha condotto su un rovinoso baratro. Orbene, in attesa d’una fumata bianca del tribunale fallimentare, provo ad andare avanti soffermandomi su una vicenda raccontata ieri l’altro da un caro amico che fa il ricercatore e che risponde al nome di Antonio. Quel pomeriggio, la prima granita post-covid insieme agli amici di sempre Salvo, Roberto e Filippo Fabio si trasformava in un magistrale approfondimento sulla storia del Calcio Catania e sui suoi mirabolanti intrecci.

Arrivo al dunque e aggiungo che il protagonista di questo articolo è stato il nostro numero uno settantadue anni orsono e si chiamava Amedeo Rega. In città era famoso per i suoi maglioni girocollo che sfoggiava fuori dal campo: elegante e gagà. Venuto al mondo a Roma nel millenovecentoventi e scomparso nella capitale tredici anni fa, ha giocato in diverse squadre ma la città dell’Etna è quella che gli ha regalato i momenti migliori. Molti tifosi lo hanno visto come un portafortuna: in carriera ha vinto quattro campionati ed è scampato alla guerra in modo rocambolesco.

Ha appena tredici anni Amedeo quando viene notato dagli osservatori del vivaio giallorosso, che scommettono su di lui e lo tesserano. All'età di vent’anni, Rega debutta in A in Ambrosiana-Roma ma gli va male e becca cinque gol. L’esordio di fuoco lo tempra, non gli vale la riconferma. Passa quindi alla Lazio: pur essendo un tifoso romanista e cresciuto nelle giovanili della Roma fin dai pulcini, mai ha problemi con i tifosi della Lazio. Tuttavia, non vede più il campo in Serie A e intanto scoppia la guerra.
Amedeo cerca spazio nei campionati locali e così gioca nell’Italia Libera e poi torna alla Lazio. Da carneade, ecco quando si trasforma in talismano. Mi tocca, ordunque, raccontare un episodio avvenuto a Roma subito dopo l'attentato di via Rasella del ventitré marzo del quarantaquattro, quando furono uccisi dei soldati tedeschi di unità speciali (non S.S.) dai partigiani del Gruppo Azione Patriottica. Per rappresaglia le S.S. fecero un rastrellamento di gente che era in quella zona e presero anche lui che ai tempi giocava nella Lazio e che era insieme al compagno di squadra D'Aggianti. Ma, allorquando i due calciatori gli mostrarono il tesserino di giocatori della Lazio con lo stemma dell'aquila, le S.S. pensarono che fossero dei fascisti di un qualche gruppo e li lasciarono liberi. Avere il tesserino d’una squadra di pallone salvò quella volta Amedeo Rega dalle fosse ardeatine. Ed ecco che Amedeo, non certo per coincidenza, inizia a vincere. A maggio quarantaquattro, il campionato romano con la Lazio; nel quarantasei, la Serie C con il Perugia e, nel quarantasette, la B con la Salernitana. Dopo una parentesi all’Acireale, nell’estate millenovecentoquarantotto, poi, viene tesserato per il nostro club con stemma l’elefante che milita nel girone D della serie C. Ventuno sono in totale le volte in cui Amedeo Rega difende la nostra porta, diciotto i palloni che raccoglie in fondo al sacco, ma l’importante è che anche questo campionato si conclude con la promozione. L’anno successivo in B appena sette sono le presenze di Amedeo Rega con la maglia rossazzurra numero uno e qualche anno dopo, stagione millenovecento cinquantatré-cinquantaquattro, chiude la carriera di calciatore nella Romulea, nel campionato laziale di quarta serie.

L’aquila della Lazio lo salva, l’elefante del Catania gli regala l’ultima gioia di un decennio di grandi trionfi ed enormi disastri.
Con un po’ di inquietudine addosso torno io frattanto alle attuali vicende pallonare nostrane, attendendo da un momento all’altro il bando pubblico per l’acquisizione del club e più d’ogni altra cosa il cambio di proprietà.