Amaro lucano

Sarno, gara da dimenticare...

Sarno, gara da dimenticare... 

Max Licari sul disastro di Potenza. Gara imbarazzante, si salvano solo Mbende e Catania. Più di un passo indietro.

Una sola parola: imbarazzanti
Nessuno pensava che il Catania, improvvisamente, fosse diventato lo schiacciasassi del girone C della terza serie, ma ciò che si è visto, o meglio non visto, a Potenza si propone come una vera e propria doccia gelata sui facili entusiasmi generati dal buon inizio di campionato. Francamente, siamo stanchi. Stanchi di illuderci, stanchi di assistere a prestazioni deludenti sotto il profilo atletico e caratteriale, stanchi di attendere una continuità di risultati che, puntualmente, stagione dopo stagione, finisce per risultare un’autentica chimera. La gara disputata dagli uomini di Camplone a Potenza può essere riassunta da un solo aggettivo: imbarazzante. Una delle peggiori di questi cinque anni di inferno cui la nostra medesima scelleratezza ci ha condannato. Pensavamo di… e invece “ancora”… Purtroppo. Senza voler fare inutili e premature tragedie, c’è molto da riflettere sull’esibizione del “Viviani”, una gara che doveva costituire un primo realistico “check” in merito alle ambizioni rossazzurre. La squadra ha mostrato le stesse pecche di sempre, in occasione di partite del genere: lenta, squinternata tatticamente, incapace di entrare in partita e di reagire, nervosa e inconcludente. Sarebbe ingeneroso fare graduatorie di demerito, giacché, a parte i subentrati Mbende e Lele Catania (addirittura commovente nella sua volontà di finire il match sebbene letteralmente su una gamba), tutti gli altri meriterebbero un voto oscillante fra il due e il due (a voler essere buoni), ma se fossero realmente questi mandati in campo dal tecnico ex perugino in terra lucana i tre reparti ipoteticamente deputati a disputare un torneo di prima fila, non si sarebbe certi nemmeno di raggiungere il quinto posto. Alcuni giocatori proprio non hanno il ritmo per giocare gare di questo tipo e sarebbe il caso di prenderne atto in modo definitivo. Dispiace dirlo, ma questa volta non hanno convinto nemmeno le scelte di Camplone, come quella di tenere in panchina per tutta la durata della gara l’uomo più veloce a disposizione, Di Piazza, a favore dell’ectoplasmatico Curiale (un grosso problema, se continuerà, come sta facendo, sulla scia delle prestazioni della scorsa stagione e un grave errore, eventualmente, averlo tenuto come alternativa, o addirittura titolare, nel delicatissimo ruolo di centravanti); oppure la sostituzione dell’infortunato Saporetti (comunque già fra i peggiori fino all’uscita dal campo) con il marmoreo Esposito, salvo poi essere costretto a cambiarlo dopo 20’ all’intervallo con Mbende, poi dimostratosi un paio di spanne superiore ai compagni sebbene ancora al 50, 60%; o anche la riproposizione, in un clima tecnico-tattico non adatto, di uno Llama chiaramente in difficoltà sotto il profilo dinamico, per poi finire il match con lo stesso argentino, Lodi, Sarno, Mazzarani e Curiale, tutta gente dal passo inadeguato, contro gli assatanati locali allenati da mister Raffaele. La crudele verità è che si è rivisto un film già visto negli ultimi anni e brividi di puro orrore scorrono sulle schiene dei preoccupati supporters del Liotru. È bastata, come di consueto, una buona compagine di medio cabotaggio, ben messa in campo, compatta, motivata e pronta alla corsa per distruggere e umiliare una “corazzata” sulla carta superiore tecnicamente, ma in campo letteralmente subissata dal ritmo avversario. Tanto per fare un esempio, ma se ne potrebbero fare parecchi di similari nelle passate stagioni, il Catania è stato letteralmente spazzato via da un trentatreenne attaccante esterno, tale Isgrò, proveniente dall’Eccellenza! In totale continuità rispetto alle pellicole già viste in questi anni, l’assoluta incapacità di reagire, di cambiare passo, di non farsi aggredire e rispondere atleticamente. E così, purtroppo, non può andare. Non si può giungere da nessuna parte. In situazioni del genere, lo sapevamo dalle pregresse esperienze, non si può pensare di rispondere con i vari Lodi, Sarno, Llama, Mazzarani, Curiale contemporaneamente sul terreno di gioco. È un suicidio. E ci fa specie che, ogni anno, l’allenatore di turno debba “accorgersene” dopo qualche scoppola terrificante, anziché, preventivamente, averne la certificata consapevolezza. Diremmo quasi la certezza che tentare questa carta risulterebbe improduttivo o controproducente. Fare drammi sarebbe deleterio, così come già appellarsi a problemi di classifica; in realtà si è tutti lì a pochi punti (anche se Ternana, Catanzaro, Bari e Reggina hanno tutte timbrato il cartellino, le prime tre in trasferta) e chi più chi meno ha avuto le proprie difficoltà; tuttavia, questo importantissimo “campanello d’allarme” va “auscultato” nella maniera più approfondita possibile, per non ripetere invariabilmente gli stessi errori. Gli errori di sempre.

Mai in partita
Molte volte, la prima impressione, a pelle, risulta esatta. Scorrendo la distinta, si è rimasti di stucco di fronte alla scelta di schierare il lento Curiale al posto di un contropiedista puro come Di Piazza, concettualmente assai più adatto a gare atleticamente “toste” come quella di Potenza. Un segnale negativo che, puntualmente, si è rivelato fondato su basi assai reali. Si conoscevano, del resto, le caratteristiche dell’undici di Raffaele e anche la tattica che avrebbe attuato. Eppure, il Catania è apparso quasi sorpreso dalla foga agonistica dei rossoblù lucani, rivelandosi del tutto impreparato a tale clima. E ciò appare inconcepibile. Il 3-4-3 potentino ha surclassato il 4-3-3 etneo. Stracciati in mediana Lodi, Welbeck e Dall’Oglio dall’aggressività di Dettori e Panico; asfaltati Calapai e (soprattutto) Pinto dalle incursioni di Ricci e Coccia (migliore in campo), supportati dagli esterni d’attacco Longo e Isgrò; inadeguati al centro della difesa, con l’incerto Saporetti ad affiancare l’affannato Silvestri; inesistenti in attacco Di Molfetta, coinvolto nel bailamme generale, un Sarno completamente inadeguato sotto il profilo atletico e un Curiale incapace di tenere su un solo pallone. Questa la fotografia del Catania dei primi 45’. Del tutto naturale il doppio vantaggio confezionato al 12’ da Giosa (ennesima rete subita su azione da corner, nell’occasione sinceramente grave l’errore in marcatura di Saporetti sul centrale difensivo di casa) e al 41’ dalla solitaria sgroppata di Isgrò, a mettere a nudo le difficoltà atletiche e tattiche del Catania, incapace di imbastire una sola azione d’attacco, molto impreciso nel fraseggio e abbandonato al suo destino a campo aperto, con un Esposito addirittura imbarazzante per lentezza (l’azione della seconda rete di Isgrò, lasciato andare senza opposizione sulla corsia sinistra appare emblematica). Anche la sostituzione al 32’ dell’ammonito Dall’Oglio con Llama è apparsa poco comprensibile, data la situazione. Ci saremmo aspettati un lottatore alla Bucolo, a dire la verità. Un disastro completo, insomma. Nella ripresa, ci si attendeva una reazione d’orgoglio, ma evidentemente questa squadra non ne aveva. E, quando le cose devono andar male, poi vanno anche peggio, secondo la classica Legge di Murphy. Oltre all’infortunio di Saporetti, si fanno male anche Esposito, Sarno e il subentrato Catania che, pur menomato fisicamente, rimane stoicamente in campo, sfiorando il gol di testa in due occasioni. Un esempio. L’unico. Certo, qualcuno dovrà spiegarci il perché del mancato impiego di Di Piazza, alla luce anche dell’incredibile gol fallito al 66’ da Curiale a tu per tu con Ioime, nell’unica azione da gol (estemporanea, nata da un errore in disimpegno di Emerson) imbastita dal Catania nel secondo tempo. Uno sbaglio figlio di mancanza della necessaria “cattiveria” indispensabile per raggiungere determinati obiettivi. Quando si è in queste condizioni mentali, non si dovrebbe giocare. O il perché Mbende sia rimasto in panca anche al “Viviani” quando le alternative sono chiaramente inadeguate. Ma anche i tanti cambi proposti non hanno portato a nulla, se non a uno sterile possesso palla scevro da pericolosità. Il Potenza ha portato a casa i tre punti in tutta tranquillità, senza nemmeno soffrire. E, per una squadra con le ambizioni del Catania, ciò non può essere accettato. Una sconfitta, in definitiva, che ripropone in modo serio tutti i dubbi espressi sulla non completezza del mercato estivo del Catania. In difesa, centralmente, se Mbende “non riuscisse”, non sarebbero dolori, considerate le alternative Saporetti ed Esposito? Sulla corsia mancina, se Pinto, come a Potenza, non è in giornata, l’alternativa non è l’ennesimo giocatore (Marchese) bravo tecnicamente ma privo di gamba per partite accese agonisticamente? Il Catania non ne ha forse troppi? In mezzo, una mezzala con determinate caratteristiche sarebbe servita? E in avanti, se Curiale è questo, non bisognerà sperare che Di Piazza giochi tutte le gare? Interrogativi legittimi, che speravamo non dovessero essere riproposti.

Un pronto riscatto
Domenica prossima, si materializzerà al “Massimino” la Viterbese, reduce dalla sconfitta interna con la sorprendente matricola Picerno. Una squadra, quella laziale, che (come il Potenza) mette storicamente in difficoltà il Catania, prova ne siano le due sconfitte subite dai rossazzurri nella scorsa stagione. Inutile sottolineare come ci si attenda un pronto riscatto che faccia comprendere come il disastro, perché di questo bisogna parlare, di Potenza possa essere considerato un incidente di percorso. E sarà un Catania incerottato, visti i tanti infortuni… Vedremo se, come afferma la dirigenza, la rosa è davvero ampia e qualitativa… Let’s go, Liotru, let’s go!