A Viterbese all'uttimu si cas...Sarao!

Calapai, ingresso decisivo...

Calapai, ingresso decisivo... 

Max Licari sul successo di Viterbo. Tre punti meritati grazie ai cambi di Raffaele e un "grande" Piccolo. Ok Calapai e "Pecogol"

Vittoria in extremis, ma meritata
Quando si vince al 94’, in trasferta, su rigore parato dal portiere avversario e poi ribadito in rete, non si può non “godere”. E noi godiamo, anche tanto. Tuttavia, è necessario fin da subito rimarcare come il successo conseguito dai rossazzurri al “Rocchi” di Viterbo sia limpido e meritato, alla luce di un’espressione di gioco, congiuntamente a un numero complessivo di occasioni create nell’intero arco del match, nettamente superiore a quanto prodotto dai pur volenterosi locali. Insomma, il Catania ha dimostrato di avere qualcosa in più sotto il profilo tecnico e, alla fine, ha portato a casa il risultato pieno. Tre punti importantissimi che consentono al sodalizio dell’Elefante di rimanere nei piani alti della classifica: a quota 23, il Catania si attesta al sesto posto, a un punto dal Foggia quinto, a due dal Catanzaro quarto e a tre dal Teramo terzo, non contando (ovviamente) le due lunghezze di penalizzazione che, sul campo, lo collocherebbero al quarto posto insieme proprio ai giallorossi calabresi. Agli uomini di Raffaele, per onestà intellettuale, non va negato l’onore dell’oggettività: 25 punti in 14 partite (7 gare vinte, di cui 4 in trasferta, 4 pareggiate, 3 perse con le attuali prime della graduatoria; 17 reti realizzate, 14 subite, di cui 7 con Ternana e Bari), solo cinque in meno rispetto alla reclamizzatissima “corazzata” biancorossa allenata da Auteri, pur avendo “ciccato” alcune gare casalinghe considerate facili come quelle costituenti il cosiddetto “trittico campano”: Paganese, Turris e Cavese. Inoltre, da sottolineare la valorizzazione (alla buon’ora) di un prodotto locale di sicura prospettiva come il diciannovenne Pecorino, giunto alla quinta rete in campionato: il “millennial” più prolifico della Serie C, insieme al baby bomber della Juventus Under 23 Petrelli, già sul taccuino (ma siamo sicuri che non ci sia anche il nostro “macca Liotru” Emanuele?) di importanti club nelle categorie superiori. Dopo tutto ciò che era successo in estate, dopo il mercato “a costo zero” meritoriamente esperito da Pellegrino e Guerini fino agli inizi di ottobre, un autentico miracolo, figlio della dedizione, del lavoro, del sacrificio. Di ciò non si può non dare atto al tecnico ex potentino, all’attuale società e agli atleti stessi, indipendentemente dal rendimento più o meno “scintillante” dei singoli o di questo o quell’errore nelle scelte “strutturali” che può essere stato commesso in corso d’opera. Un miracolo di cui dovrà tener conto il nuovo gruppo americano, facente capo a Joe Tacopina, ormai in procinto di rilevare il glorioso club etneo. Non c’è da resettare nulla, sotto il profilo tecnico, perché le fondamenta sono state gettate, con una competenza della categoria assolutamente sconosciuta negli ultimi, confusi, contraddittori, per molti versi penosi, anni. C’è, è bene ribadirlo "millanta" volte, da migliorare, potenziare, rimpolpare, impreziosire, in modo da trasformare una compagine già dignitosa e “tosta” in una sicura protagonista delle infernali latitudini della terza serie, in una squadra completa in grado di competere per la promozione in cadetteria, obiettivo minimo che i nuovi proprietari non possono non fissare nel breve periodo, allo scopo di poter cominciare a mettere a regime un investimento inizialmente solo “a perdere”.

I cambi fanno sorridere Raffaele, ma è Piccolo la conferma “di qualità”
Avevamo scritto, alla fine dello scorso editoriale relativo al deludente pari “lentinese” con la Cavese, che la sfida di Viterbo si sarebbe necessariamente configurata come una “partitaccia” simile a quella giocata contro i campani dell’ex Russotto. Non avevamo torto. Il rientrante Raffaele si è ritrovato davanti lo stesso canovaccio: pur giocando fra le mura amiche, i laziali (giustamente), consci della loro chiara inferiorità tecnica, si sono sistemati serenamente nella propria metà campo, in modo compatto, pronti alle ripartenze veloci con elementi rapidi come Bezziccheri, Rossi e Simonelli. Evidentemente, il nuovo mister locale Taurino, forte anche degli ultimi risultati positivi conseguiti a Palermo e a Potenza, ha studiato in modo approfondito i rossazzurri e i già ricordati match contro le tre formazioni campane, capaci di imbrigliare il 3-5-2 di Raffaele, riconfermato in Tuscia seppur con interpreti nuovi in difesa (il giovane Noce, complici l’infortunio di Claiton e la squalifica di Tonucci) e in attacco (il finalmente disponibile Piccolo), avranno fatto scuola. La Viterbese si è messa lì dietro con due linee serrate a chiudere gli spazi e a randellare, affidandosi a sporadiche e poco “supportate” ripartenze. Il Catania, così, si è trovato davanti un muro difficile da scalare. Però, vi è da dire che fin dall’inizio Silvestri e soci hanno dato l’impressione di aver approcciato bene la gara, perché non sono mai apparsi rinunciatari e poco propositivi. Pur evidenziando difficoltà in costruzione a centrocampo, dove il rientrante Maldonado, il recuperato Rosaia (logicamente non al meglio) e Izco (purtroppo ancora lontano, atleticamente, dagli standard che tutti gli riconosciamo) mostravano più di un affanno nel trovare linee di passaggio in verticale per gli esterni Albertini e Pinto e gli attaccanti Pecorino e Piccolo (in specie l’ex Cremonese e Spezia, nel ruolo di seconda punta in uno schema come il 3-5-2, non è sembrato a suo agio), comunque gli etnei non hanno mai dato l’impressione di non crederci, di accontentarsi di un gioco ruminato allo scopo di portare a casa un punticino che, in ogni caso, avrebbe mantenuto intonsa la mini striscia di imbattibilità in corso. Ci hanno tentato, producendo poco in fase offensiva, ma ci hanno tentato (clamoroso il colpo di testa fallito da Izco a due passi dalla porta di Daga), a differenza dei laziali che, in tutto il primo tempo, non hanno sostanzialmente, mai tirato verso i legni difesi dal confermato Confente. Nella ripresa, il Catania ha continuato a cercare di proiettarsi verso l’area della Viterbese, ben presidiata da Markic e dall’ex Mbende, ma (come spesso succede), ha preso gol alla prima occasione: al 53’, buono il cross dalla destra dell’ex Salandria, con Noce che si perdeva Bezziccheri, abile a insaccare (peraltro indisturbato) a porta vuota. Grave, a dir la verità, la disattenzione di tutto l’apparato difensivo, non solo del giovane centrale catanese, protagonista di una prestazione volenterosa. Lo svantaggio, subito al primo tiro in porta avversario, si sarebbe potuto tramutare in una mazzata “definitiva”… Ecco, la squadra è piaciuta soprattutto per questo: aver saputo subito reagire, anche grazie a sostituzioni e mutamenti tattici adeguati, stringendo d’assedio l’area laziale. Raffaele, al 59’ ha inserito Biondi per uno stanco Pinto e Sarao per un deludente Izco, passando a una sorta di 3-4-1-2, in cui Piccolo partiva dalla corsia destra d’attacco, per poi accentrarsi da trequartista, una posizione di certo più consona alle sue qualità. Con l’ingresso (68’) del fresco Calapai al posto di Albertini, il cerchio si è chiuso. La fascia destra è stata letteralmente “arata” dai dribbling e dagli assist di Piccolo, rivelatosi quello che noi tutti attendiamo: il valore aggiunto, in termini qualitativi, dell’attacco. La palma di migliore in campo non può non essergli assegnata di diritto. Decisivo, veramente, alla prima esibizione in maglia rossazzurra, dopo due mesi di assenza per infortunio, senza preparazione e con pochissima benzina nelle gambe: se il buongiorno si vede dal mattino, c’è di che (ben) sperare per il futuro. Ne ha beneficiato la capacità di corsa di Calapai, assolutamente imprendibile per il nuovo entrato Falvo. Dopo aver prodotto almeno tre discese pericolosissime in coppia, i due hanno confezionato l’azione vincente per il pareggio di Pecorino: filtrante di Piccolo, cross di Calapai, battuta a rete dell’altro subentrato Biondi respinta da Daga e tap-in in gol del centravanti, da vero rapinatore dell’area di rigore. Non solo, il Catania non si è accontentato , come dimostravano il cross di Biondi all’88’ per il debole colpo di testa da ottima posizione di Sarao, un'altra deviazione aerea in tuffo al 92’ di Pecorino parata dall’estremo locale e il rigore procuratosi dallo stesso attaccante etneo al 93’, per un fallo dell’ex Mbende. La trasformazione “in due atti” di Sarao, alla terza rete stagionale, che prima si faceva ribattere la stoccata da Daga e poi insaccava con prontezza da due passi, è risultata essere la degna conclusione di un “thriller” a lieto fine. Pura “goduria” per i tifosi del Liotru, i quali vedono sfatato un vecchio tabù che raccontava una triste storia: rossazzurri mai vittoriosi al “Rocchi”. Mai dire mai…

A Potenza, ancora una “partitaccia”
Il match di Potenza, al cospetto di una formazione che attualmente occupa, a quota 10 punti, il penultimo posto in classifica in condominio con il Bisceglie, concluderà una serie di sfide simili: tre partite contro tre squadre posizionate in fondo alla graduatoria, meno dotate tecnicamente del Catania e disperatamente alla ricerca di punti. Il copione, quindi, sarà il medesimo: pazienza, testa e determinazione feroce, al fine di scardinare una difesa che, inizialmente, sarà certamente munita, giacché giocare ad armi pari potrebbe rivelarsi un suicidio per i lucani, provenienti da un periodo nefasto in termini di risultati. Potrebbero recuperarsi altri giocatori importanti come Claiton, Dall’Oglio o Reginaldo e… l’appetito vien mangiando! Let’s go, Liotru, let’s go!!!