Catania, 23 Giugno: Maledetto treno che l'hai portata via...

Pulvirenti, Cosentino e Delli Carri...

Pulvirenti, Cosentino e Delli Carri... 

Quattro anni fa scoppiava lo scandalo 'I Treni del Gol'. Una ferita sempre aperta.

Ventitré Giugno, data infausta. Il verso gracchiante delle cornacchie annuncia il nuovo giorno, diradando, allo stesso tempo, il residuo di rondini da questo cielo di prima estate. Il manto è azzurro, limpido, non c’è alcuna nuvola ad insidiarlo, ma nonostante siano le prime ore del giorno il respiro del vento è asfissiante. Sarà per il caldo, per quell’ondata torrida che sta per arrivare da lontano. Sarà. Chissà. L’introduzione di quel che sembra un romanzo estivo, da leggere in branda sotto l’ombrellone, è squarciato così come fa un fulmine nel ciel sereno. “Ragazzi, è scoppiata la bomba: hanno arrestato Nino Pulvirenti!”.

Il manto non è più azzurro limpido, è diventato nero e tetro, così come l’animo di chi ha a cuore l’Elefante. La città, Catania, è scossa da un terremoto mediatico. In preda al panico, si cercano disperatamente ulteriori dettagli sulla vicenda. Il treno rossazzurro è uscito fuori dal binario dei sogni ed ha imboccato quello dell’incubo. L’Elefante, come un volgare ladrone, è sbattuto nelle prime pagine di tutti i telegiornali. Agli occhi di tutti è colpevole. Oltre al presidente, oggi patron del club, vengono messe le manette anche ai dirigenti Pablo Cosentino (in questi giorni a Taormina, chissà per quale motivo...) e Daniele Delli Carri, rispettivamente amministratore delegato e direttore sportivo del sodalizio etneo, insieme a Giovanni Impellizzeri, Piero Di Luzio, Fabrizio Milozzi e Fernando Arbotti. L’accusa è gravissima: il Catania avrebbe comprato alcune partite del campionato di Serie B 2014-2015 per scongiurare la retrocessione. Accusa confermata qualche giorno dopo proprio da Pulvirenti.

“Stamu avvulannuuuu!”. Macché! È da quattro anni ca non ni viremu cchiù lustru, che annaspiamo nelle sabbie mobili della terza serie, senza sapere chi abbia venduto effettivamente queste partite all’ex presidente. Siamo in C, ancora, all’orizzonte della quinta annata. Siamo in C, ancora, in questa fanghiglia infernale dalla quale non riusciamo più a riemergere.
Le cornacchie gracchiano, il disco suona stonato: “mio nemico treno tu che l'hai portata via, tu 'a cunusce 'a strada 'e chi nu' juorno è stata a mia. Puorteme cu te pe' sotto a chesti gallerie salvalo st'ammore, nun straccia chesta poesia”. Così cantava Nino D’Angelo in una canzone del 1984, così singhiozza il mio cuore ancora oggi. “Salvalo ‘sto amore, non stracciare questa poesia”. La poesia del Catania in A, del giocattolo perfetto, è ahimè stracciata. Vive solo nei ricordi del tempo che fu. Ma questo amore, bello e incondizionato, che sopravvive a dispetto delle restrizioni, delle parole dette a vanvera e del poco rispetto, rischia di disperdesi. Salvate questo amore, non stracciate questa poesia rossazzurra.