#70CATANIA: il rapporto tra il Catania '29 e il Catania '46

Il Catania 1933/34, guidato da Kertész alla prima promozione in B (Fonte:

Il Catania 1933/34, guidato da Kertész alla prima promozione in B (Fonte: "Tutto il Catania minuto per minuto") 

Catania '29 e Catania '46: due entità distinte o un'unica cosa? Approfondimento su una questione ancora dibattuta...

CATANIA ’29: UNA STORIA BRUSCAMENTE INTERROTTA
Fino al 1929 la città di Catania non è rappresentata in alcuna competizione nazionale. Le squadre esistenti alle falde dell’Etna (fra le quali spiccano l’U.S. Catanese e la Juventus Catania F.C.) si limitano a disputare incontri o competizioni di carattere locale, provinciale o al massimo regionale. A seguito della riforma dei campionati promossa dal presidente della F.I.G.C. Arpinati, le autorità dei capoluoghi di provincia vengono invitate ad attivarsi per costituire un club da iscrivere ad un campionato federale. Nasce così la “Società Sportiva Catania” che nel 1929/30, presieduta dal generale Santi Quasimodo, partecipa alla Seconda Divisione, corrispondente alla quarta serie del calcio dello Stivale dell’epoca.

Con l’avvento del facoltoso Vespasiano Trigona, conosciuto come il “Duca di Misterbianco”, che si insedia alla presidenza nel gennaio 1932, crescono le ambizioni e nel 1934 arriva la soddisfazione della prima promozione in Serie B, di cui è artefice il tecnico ungherese Géza Kertész, assurto agli onori della cronaca nel decennio successivo per il fatto di essere caduto da eroe in patria durante il conflitto mondiale.
Dopo il disimpegno del Duca, nel 1936 la società cambia denominazione in “Associazione Fascista Calcio Catania” e retrocede subito in terza serie. Nell’autunno del 1937 si materializza il trasferimento dal “Campo dei cent’anni” di Piazza Esposizione (l’attuale Piazza Verga) al nuovo impianto, il “Polisportivo di Cibali” situato nell’omonimo quartiere, a tutt’oggi teatro delle gesta pallonare a tinte rossazzurre: nella partita d’inaugurazione, disputata il 28 novembre 1937, gli etnei sconfiggono il Foggia 1-0.

Seguono una nuova promozione in B (nel 1939), l’immediata retrocessione e un paio di annate interlocutorie in Serie C, finché non si arriva alla fatidica stagione 1942/43, depositaria dei motivi per i quali l’attuale Catania non può essere considerato erede legittimo, ma soltanto naturale, della compagine nata nel 1929. Succede infatti che gli eventi bellici che colpiscono la Sicilia determinano il ritiro forzato della squadra dell’Elefante. Una doppia beffa perché gli etnei sono reduci dalla vittoria nel proprio girone e sarebbero ammessi alle finali per la promozione in Serie B. La federazione promette di tener conto della peculiare posizione dei club siciliani in vista della ripresa dei campionati, ma dopo la fine della Seconda guerra mondiale pone come condicio sine qua non per raccogliere l’eredità della disciolta A.F.C. Catania l’accollo e il pagamento degli ingenti debiti pregressi. Un onere che nessuna delle piccole squadre cittadine costituite durante il biennio precedente è in grado di sostenere. Si perde così il titolo sportivo della vecchia società e al campionato di Serie C 1945/46 la città di Catania è rappresentata da due club: la Virtus Catania e la Catanese Elefante. I risultati più che deludenti raccolti da entrambe inducono Gianni Naso, neo-eletto presidente provinciale del C.O.N.I., ad avviare il progetto di fusione, portato a compimento dopo una gestazione durata alcuni mesi ed irta di difficoltà al termine della quale, la sera del 24 settembre di 70 anni fa, viene alla luce la mitica matricola 11700.

LA TESI DELLA CONTINUITA' STORICA, ILLUSTRATA DA FILIPPO SOLARINO
Sul fatto che il Catania pre-guerra ed il Catania nato nel 1946 siano due entità diverse, in realtà, non c’è uniformità di vedute. Alcune autorevoli fonti considerano le due società, anche sotto il profilo statistico, come un’unica cosa. Fra queste una delle più importanti è rappresentata dal volume “Tutto il Catania minuto per minuto”. Con l’occasione abbiamo chiesto ad uno degli autori, Filippo Solarino, un contributo sul tema, che riportiamo integralmente di seguito:

“Uno dei ricordi più cari della mia infanzia sono i racconti del nonno durante i lunghi pomeriggi estivi. Mi colpivano in particolare quelli del periodo bellico col lieto fine dell’agognato rientro a casa dalla guerra in un tripudio di felicità, che però si chiudevano sempre con questa enigmatica frase: "tutto perfetto tranne una cosa, mancava il Catania. Che fine ha fatto, unni è u Catania?’’.

Da questo ricordo di famiglia parte il mio interesse per i fatti storici che precedono la data del 24 settembre 1946, considerata dalla maggior parte dei tifosi come una nascita e da me come un ritorno, simile a quello di mio nonno dalla prigionia. Ma c’è da dire che per tutti i catanesi il Catania fu u Catania almeno sino ad un altro fatidico episodio: quello dell’estate 1993, in cui un’altra squadra era subentrata alla nostra usurpandone i colori (il Catania ’93, che un anno dopo, a seguito della scambio di titoli sportivi con l’Atletico Leonzio, divenne l’Atletico Catania, ndr). E’ solo allora che per marcare la loro originalità i tifosi iniziano a chiamare “Catania ‘46” ciò che per loro in precedenza era u Catania.

Sino a quel momento la storia della originaria SS Catania e del Catania post bellico si fondevano in una unica grande narrazione, fondata sui colori della maglia rossazzurra, che nasce nel 1929 su impulso delle autorità politiche del tempo che cercano di sanare le sorti di un calcio cittadino in palese ed imbarazzante ritardo regionale, non solo rispetto a Palermo, ma perfino a Messina e Siracusa. Si manifesta cosi anche ai piedi del vulcano quanto da poco accaduto in città come Roma, Napoli e Firenze: basta dilettantismo e spazio a quelle squadre che difendendo i colori cittadini ne responsabilizzino i giocatori. Ed ecco che nel quasi inespugnabile catino in legno di piazza Verga, che i catanesi s’ostinano a chiamare Piazza Esposizione, nascono il primo zoccolo duro del tifo e l’epica del pallone rossazzurro: arriva la prima serie B, conquistata grazie al mister ed eroe magiaro Géza Kertész. Ci si traferisce quindi nel nuovo Cibali sino al 1943, quanto gli eventi bellici scippano alla città non solo una nuova e quasi certa promozione in B ma anche la sua squadra. Tutto ciò perché nel corso degli anni precedenti al “Calcio Catania” era stata aggiunta la dicitura “Associazione Fascista”, che ne rendeva del tutto incompatibile coi cambiamenti politici intervenuti la prosecuzione sportiva.

Nella immediata confusione post bellica del 1944, una vera e propria diaspora porta alla nascita di più squadrette. Se ne affermano infine due: gli “scissionisti” della Virtus e la Catanese, quest’ultima considerata a tutti gli effetti erede del Catania nato nel ’29, che preferisce non adottare l’originale denominazione per timore di possibili fraintendimenti politici con gli inglesi ancora in città. L’anno successivo la FIGC offre il titolo di serie B alla città in memoria del suo recente passato calcistico, chiedendo la fusione dei due sodalizi. Tutto però salta per l’opposizione della Virtus, convinta di potere procedere da sola. Poi finalmente nel 1946 ecco la rinascita del Catania, che dopo la fusione delle due società “pone fine a tre anni di follia”, come titolato da “La Sicilia”, mettendo tutti d’accordo e ritrovando non solo i vecchi tifosi ma perfino dirigenti e giocatori di quella squadra che era stata costretta a sciogliersi per motivi extracalcistici.

Nel volume “Tutto il Catania minuto per minuto”(Buemi, Quartarone, Russo, Solarino) c’è parso giusto correggere una storia monca, che non faceva giustizia ai colori e alla città, come suffragato dal patrocinio della facoltà di storia cittadina alla nostra ricerca. Per questo abbiamo trovato coerente raccontare l’intero percorso pallonaro e d’altra parte, se proviamo a dire ai napoletani che la squadra di Maradona non è il vero Napoli o ai granata che il grande Toro non fa parte della loro storia, rischieremmo inutilmente la nostra incolumità fisica. Dopo la fine del racconto, nel 1946 mio nonno ritrova il suo amato Catania che il mio amico e coautore Alessandro Russo ama chiamare: “una gentile vecchina che nasconde 17 anni d’età.”
Auguri Catania, mille di questi giorni!”