#70CATANIA: cronistoria anni '40

Il Catania 1947/48 ritratto in una foto di gruppo

Il Catania 1947/48 ritratto in una foto di gruppo 

Dalla fondazione in Via Costarelli nel 1946 al primo (e duro) impatto con la Serie B

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24 settembre 1946, ore 21. A Catania, presso la sede provinciale del C.O.N.I., in via Costarelli n.8, sta per iniziare qualcosa di grande. Insieme a Gianni Naso, presidente provinciale del C.O.N.I. e promotore dell’iniziativa, sono presenti altri nove personaggi di rilievo del calcio cittadino. Fra essi spiccano il ragionier Angelo Vasta e l’imprenditore Santi Manganaro-Passanisi, presidenti rispettivamente della Virtus Catania e della Catanese Elefante. Dalla fusione di queste due società nasce in quella serata d’inizio autunno il “Club Calcio Catania”, che raffigura all’interno del proprio stemma una testa di elefante (evocativa del popolare Liotru) su un campo rosso e azzurro. Viene nominato in via provvisoria un commissario straordinario del sodalizio, che è proprio Vasta, ma di lì a poco la società provvede ad eleggere il primo presidente della sua storia, Santi Manganaro-Passanisi.

1946/47: CAMPIONATO ANONIMO, SI SFIORA IL COLPACCIO IN COPPA
La squadra, affidata alle cure di Lorenzo Bergia indossa una divisa rossa con una banda orizzontale azzurra e si appresta a competere nel Girone C della Lega Sud, una delle tre leghe interregionali che caratterizzano il caotico format della Serie C 1946/47. Gran parte dell’organico affidato all’ex attaccante è composto da giocatori provenienti da Virtus Catania e Catanese Elefante. La prima partita ufficiale coincide con la sfida di Coppa L.I.S. (la coppa della Lega Sud) contro il Comunale Siracusa, piegato al Cibali con un rotondo 6-1 (protagonista Armando Perrone con una tripletta). L’esordio in campionato ha invece luogo il 10 novembre a Termini Imerese, dove i padroni di casa si impongono con un 2-1. Il cammino degli etnei è altalenante e al giro di boa la posizione di metà classifica induce la dirigenza a sollevare dall’incarico Bergia e affidare la panchina a Cesare Goffi, trentasettenne portiere proveniente dalla Juventus, in forza al Catania dalle prime fasi della stagione, che funge così da allenatore-giocatore. L’andamento non cambia e a fine campionato la squadra si classifica al 6° posto (sugli 11 disponibili).

Vanno meglio le cose in Coppa L.I.S. in cui i rossazzurri vincono il girone eliminatorio prevalendo su Comunale Siracusa e Acireale ed approfittando della rinuncia del Giostra Messina (primo classificato in campionato), per poi arrivare a giocarsi la finale in piena estate (fine luglio) contro il Gragnano: dopo il 2-2 nella gara d’andata al Cibali, i campani si impongono con un sonoro 6-0 nel match di ritorno portandosi a casa la coppa.

1947/48: VITTORIA COSTELLATA DA ESODI, PIETRE E TRIBUNALI
Per la stagione 1947/48 la società si affida al tecnico Achille Piccini (medaglia d’oro, da giocatore, alle Olimpiadi del ’36) e rinforza la squadra con alcuni giocatori destinati ad aprire un ciclo, come il terzino Carlo Molon, il mediano Faustino Ardesi e l’ala Gianni Prevosti. Il Catania è inserito nel girone T, l’ultimo dei 18 raggruppamenti in cui è suddivisa la Serie C, la cui gestione è affidata a tre leghe interregionali indipendenti (Nord, Centro e Sud). Un caos enorme che induce il presidente federale Ottorino Barassi ad avviare una riforma volta a ridurre drasticamente il numero di squadre e strutturare su quattro gironi la terza serie dell’anno successivo. Ciò determina un blocco delle promozioni in B e la garanzia della permanenza nella categoria riservata alle prime classificate di ogni girone e a sole cinque tra le squadre classificate al 2° posto, mentre le altre sono destinate, a seconda della posizione, al campionato di quarto livello (Promozione) o quinto (Prima Divisione).

Sin dalle prime battute nel Girone T la lotta per il 1° posto, unico sicuro passepartout per la nuova Serie C, sembra un affare tra Catania e Reggina. Alcuni passi falsi della formazione etnea spingono la dirigenza, poco prima che si concluda il girone d’andata, a ripetere la soluzione adottata un anno prima: esonerare l’allenatore e sostituirlo con un esperto componente dell’organico. Stavolta la scelta ricade su Nicolò Nicolosi, fromboliere di razza del Catania pre-guerra col quale aveva sfondato il tetto dei 70 gol (mai raggiunti da un giocatore del Catania ’46). “Cocò” era tornato alle pendici dell’Etna a inizio stagione per chiudere la carriera in maglia rossazzurra dopo aver girovagato per anni in vari campi della penisola. Oltre a cambiare la guida tecnica, la società interviene sul mercato: fra gli acquisti “di riparazione”, spiccano il portiere Gino Conti (proveniente dalla Lazio) e i fratelli Giuseppe e Luigi Faita, esterni prelevati dalla Reggiana. Alla 14a giornata, in occasione dello scontro diretto al vertice, si verifica il primo grande esodo della tifoseria: in 5.000 si presentano al “Comunale” di Reggio Calabria, che in futuro sarà teatro di ulteriori epiche trasferte. L’1-1 maturato sul campo consente al Catania di rimanere in scia alla capolista.

Durante il girone di ritorno, mentre la squadra punta al sorpasso sui calabresi, il club riorganizza le proprie cariche ed il 3 marzo 1948 viene eletto un nuovo presidente, il marchese Bartolo Ferreri. Pochi giorni dopo è increscioso quanto accade a Trapani contro la formazione locale, il Drepanum: sul terreno di gioco i padroni di casa sono talmente aggressivi da infortunare diversi giocatori etnei; sugli spalti, anche i tifosi granata contribuiscono ad aggravare la situazione con una sassaiola. L’arbitro Riolo non interrompe il match per evitare conseguenze peggiori. Ci si aspetta che dal suo referto emergano gli elementi per una sconfitta a tavolino della squadra trapanese, ma così non è: la giustizia sportiva si limita a disporre la ripetizione della gara.

Nel proseguo del campionato, grazie ad un filotto di risultati utili e ai 2 punti assegnati a tavolino dalla Lega per un giocatore irregolarmente schierato dal Canicattì nella sfida d’andata (che sul campo era stata vinta dai biancorossi), il Catania riesce a prendere la vetta della classifica con ampio margine sulla Reggina. La squadra amaranto tuttavia non molla e riduce le distanze nelle ultime giornate anche grazie alla vittoria nello scontro diretto disputato al Cibali. In occasione dell’ultimo turno i rossazzurri si presentano ad Augusta contro il Megara con un solo punto di vantaggio sui rivali. E’ il 30 maggio 1948 e le reti di Ardesi e Perrone (doppietta) sanciscono l’1-3 finale che porta in dote alla squadra etnea il primo campionato vinto, che non viene scalfito dalle accuse provenienti da Reggio circa presunti illeciti del Catania: è la stessa Lega a rispedire al mittente tali illazioni per l’infondatezza delle stesse. Tra i principali artefici dalla trionfale cavalcata, menzione speciale merita l’attaccante Arnaldo Cadei, autore di 18 reti che lo consacrano quale bomber marca liotru di stagione.

1948/49: ELEFANTI E LUPI SI CONTENDONO LA B
Inserito nel girone D della nuova Serie C, il Catania riparte da diverse novità. Cambiano infatti ancora una volta presidente e allenatore: il primo ruolo è ricoperto dall’ingegner Giuseppe Barreca; per il secondo viene richiamato Giovanni Degni, che nel Catania pre-guerra aveva conquistato la promozione in Serie B sia da giocatore (1934) che da allenatore (1939). Non mancano colpi di mercato: approdano, tra gli altri, i terzini Oscar Messora e Bruno Zucchelli ed i centrocampisti Ottorino Bossi e Nicola Fusco. Per quest’ultimo è l’inizio di una lunga militanza.

La squadra etnea è incostante ed il 5-1 rimediato fuori casa contro l’Arsenale Messina all’8a giornata costa la panchina a Degni. Messora guida i propri compagni nella successiva partita a Crotone, per poi lasciare spazio al nuovo allenatore József Bánás, ungherese con trascorsi sulla panchina del Milan. L’impatto è positivo ed il Catania inanella una striscia positiva che gli consente di chiudere il girone d’andata al secondo posto, a 4 punti di distanza dalla capolista Avellino, anche se l’atmosfera è rovinata dagli strascichi del derby col Messina a causa dei torti arbitrali subiti e della beffarda squalifica del campo comminata agli etnei quale conseguenza della protesta ufficiale promossa da un socio del club, l’imprenditore Lorenzo Fazio.

Proprio quest’ultimo durante il girone di ritorno viene nominato commissario straordinario nell’ambito dell’ennesima riorganizzazione dell’assetto societario. Forti anche dell’innesto dell’attempato ma carismatico Miguel Andreolo (oriundo campione del mondo nel 1938), i rossazzurri replicano quanto fatto nella precedente stagione e a colpi di vittorie interne e pareggi esterni raggiungono la vetta, nonostante disavventure come quella di Reggio Calabria: in casa amaranto il clima è ancora avvelenato per l’epilogo del campionato precedente e ciò si riversa sul campo, con duri colpi, risse, aggressioni all’arbitro a fine gara e persino l’arresto dell’etneo Tesi, poi rilasciato, per una presunta resistenza ad un poliziotto, il quale era intervenuto per sedare la lite in corso tra il centrocampista ed il reggino Bercarich in prossimità degli spogliatoi dopo l’espulsione di entrambi.

Il Catania chiude il proprio campionato al 1° posto a quota 46 punti ma deve aspettare che l’Avellino, che segue a 4 punti di distanza, disputi le proprie ultime due partite: una doppia vittoria irpina renderebbe necessario lo spareggio, dal momento che soltanto il 1° posto garantisce la promozione in Serie B. Nella prima delle due sfide il Potenza, in piena lotta per non retrocedere, impone ai biancoverdi un pareggio, ma la corsa verso la cadetteria viene riaperta dalla Lega che trasforma il pari conseguito dagli etnei nella gara d’andata con il Cosenza in una sconfitta a tavolino a causa dell’utilizzo di un calciatore acquistato irregolarmente, Cavicchioli. A quel punto l’Avellino ne approfitta, batte l’Igea Virtus e raggiunge il Catania a quota 45.

LA PARTITA DEL DECENNIO: L’ESORDIO DELLA “CARTA BOLLATA” - a cura di Salvatore Giovanni Emanuele
Milano, 29 giugno 1949. L’Arena meneghina ospita lo spareggio promozione del girone D del campionato di Serie C, al termine di una stagione logorante con tanto di punta polemica in coda. Sul piatto, anziché il risotto allo zafferano, di casa da queste parti, c’è un’invitante “B” che aspetta solo di esser gustata. A contendersi quella portata assai succulenta ci sono il Lupo d’Irpinia e l’Elefante dell’Etna, a cui non sono bastate trentaquattro giornate per avere la meglio l’un dell’altro. In verità, il Catania, un punto in più rispetto all’Avellino lo aveva anche fatto; ma il “caso Cavicchioli” aveva sottratto un punto agli etnei permettendo ai campani di afferrare il Liotru per la coda: per il salto in B occorrono altri novanta minuti.

I rossazzurri, guidati dal magiaro József Bánás, riversano sul campo la rabbia provocata dal torto subito. È il Catania a fare la partita, ma l’imprecisione degli avanti etnei, combinata agli interventi provvidenziali del portiere irpino Giudici, mantengono il risultato a reti inviolate. Pian piano anche il Lupo tira fuori il naso, smorzando la pressione portata dagli etnei. Il persistente equilibrio viene spezzato irrimediabilmente a due minuti dalla fine, quando Fabbri impallina il portiere etneo Goffi consegnando la B all’Avellino. Temporaneamente. Già, perché il commissario straordinario Lorenzo Fazio nel dopo gara afferma convinto: “Abbiamo perso sul campo, vinceremo a tavolino. Viva Sant’Agata!”. Il Catania mira infatti a farsi restituire il punto tolto dalla Lega ed anche a denunciare la combine tra Avellino e Juve Stabia sulla base di quanto dichiarato alle autorità dall’ex biancoverde Staffieri. La prima impresa non riesce, la seconda sì (dopo un apposito ricorso alla C.A.F., che si pronuncia ad Agosto) e comporta la retrocessione del Lupo d’Irpina in Promozione per illecito sportivo. Ciò consegna la B all’Elefante: è l’estate 1949 e per il Catania è il primo contatto con la famigerata carta bollata

IL TABELLINO
Arena di Milano, 29 giugno 1949
Avellino-Catania 1-0 (88’ Fabbri)
Avellino: Giudici, Carton, Fenzi, Lo Presti, Ferrante, Tanelli, Kovacs, Morgia, Zanardi, Gennari, Fabbri. All: Alfonso Ricciardi
Catania: Goffi, Messora, Zucchelli, Gaggiotti, Tesi, Ardesi, Prevosti, Fusco, Zega, Bossi, Vornoli. All: József Bánás
Arbitro: Bellè di Venezia

GIRONE D’ANDATA 1949/50: IL DURO IMPATTO CON LA SERIE B
Al timone del primo Catania in Serie B c’è ancora Lorenzo Fazio, confermato in qualità di commissario. Per il terzo anno consecutivo si riparte da un tecnico diverso rispetto a quello che ha chiuso (con successo) il precedente campionato. Al posto di Bánás arriva Mario Magnozzi, che da giocatore fu protagonista in nazionale durante gli anni ’20 e i primissimi anni ’30. Alla conferma di tutti i big si accompagna l’acquisto di un nutrito numero di giocatori utili a costituire una nuova base sulla quale puntare per il consolidamento nella categoria. I rinforzi coinvolgono tutti i reparti: dal Livorno arrivano Alfredo Piram, terzino, e Dandolo Brondi, mediano; il centrocampo è ulteriormente puntellato con Aldo Gavazzi ed Enzo Garavoglia; il reparto offensivo si fregia dei servigi delle ali Raffaele Pierini e Serafino Romani, quest’ultimo proveniente dal Modena e dalla massima serie. Il torneo cadetto, caratterizzato dalla presenza di ben 22 squadre e da un regolamento che prevede la retrocessione per le ultime 5, impone un approccio prudente, ma i ragazzi di Magnozzi reagiscono bene alle prime battute d’arresto conquistando punti pesanti anche contro compagini ambiziose come il Verona, battuto a domicilio alla 6a giornata.

Tuttavia, il solo punto conquistato tra metà novembre e inizio dicembre nell’arco di cinque partite fa precipitare i rossazzurri in zona retrocessione ed il 5-1 rimediato ad Empoli costa la panchina al tecnico di Livorno, il cui esonero conferma il trend della gestione durante gli anni ’40. E’ Piram ad assumere per una partita il doppio ruolo di allenatore-giocatore, prima che giunga in Sicilia il nuovo trainer, il romeno Stanislao Klein, che ha nel proprio palmares una promozione in Serie A conquistata col Bari. Col nuovo allenatore il Catania smuove subito la classifica e chiude il proprio 1949 calcistico imponendo un pari alla capolista Udinese davanti ai propri tifosi. In vista dell’avvento del nuovo decennio l’obiettivo è quello di riemergere dalle sabbie mobili…