#70CATANIA - Alessandro Ambrosi: "Nel 2001 la vittoria di Messina fu la svolta"

Alessandro Ambrosi, il

Alessandro Ambrosi, il "Re Leone" di Fiuggi 

Il racconto dei sei mesi rossazzurri del 'Re Leone' di Fiuggi. All'interno l'audio dell'intervista rilasciata a CC.Com

SEI MESI DA URLO
In vista del derby tra Messina e Catania, in programma domenica 26 febbraio alle ore 14.30 allo stadio “Franco Scoglio”, abbiamo ascoltato in esclusiva Alessandro Ambrosi, ex attaccante rossazzurro per parte della stagione 2000-2001, protagonista con una memorabile doppietta dell’ultima affermazione dell’Elefante in terra peloritana. Dal Messina al Messina: la favola agrodolce del “Re Leone” di Fiuggi, giunto a Catania quasi per caso e vicinissimo in più di una circostanza a quel ritorno mai concretizzato.


MESSINA, IL CROCEVIA DELLA STAGIONE
Dopo un girone d’andata assai deludente, condito da vittorie fragorose (4-0 al Messina) e debacle umilianti (5-1 a Palermo, 1-3 in casa dal Giulianova) il primo Catania di Riccardo Gaucci annaspa nel limbo della C1, ben distante dal vertice. È il gennaio del 2001 e nella città dell’Elefante si respira aria di rivoluzione, con giocatori che vanno e che vengono in un’autentica rifondazione della squadra. Arriva gente importante, calciatori di spessore che hanno giocato in categorie superiori, come Davide Cordone ed Alessandro Pane. Arriva anche lui, Alessandro Ambrosi, ed è subito gol. Il bomber romano, nato a Fiuggi il 12 luglio 1971, segna subito all’esordio nella gara di coppa contro il Brescello, poi si ripete qualche giorno più tardi anche in campionato contro il Castel di Sangro (di testa) e nella gara successiva di L’Aquila, deviando fortuitamente di schiena un tiro di Cordone. Il Catania ha finalmente ingranato, ma a tredici giornate dalla fine la zona play-off è ancora lontana. Per avvicinarla ulteriormente occorre espugnare il Giovanni Celeste di Messina. E’ il dodici febbraio 2001, il Catania di Vincenzo Guerini piega la resistenza dei peloritani (secondi della classe a +9 sui rossazzurri) proprio con una doppietta di Ambrosi: “Quella di Messina fu la terza o quarta partita che giocai con il Catania - ricorda con brillantezza il Re Leone - venivamo da un paio di partite ben giocate e vinte e quella gara fu il crocevia della stagione. Vittoria importante che diede valore e consapevolezza al gruppo, permettendoci di creare quella simbiosi, quell’unità di intenti che poi ci portò a sfiorare quell’impresa storica. Storica perché, all’inizio del girone di ritorno, eravamo quasi nella zona play out; facemmo un girone di ritorno a dir poco strepitoso, dove pareggiammo una o due partite, perdendo malamente solo a Roma contro la Lodigiani (5-2 per i laziali, ndr). Il resto fu una serie di vittorie entusiasmanti”.

L'esultanza di Alessandro Ambrosi dopo il primo gol al Messina 



12 GOL IN 20 PARTITE
Tra campionato, play-off e gare di Coppa Italia, Alessandro Ambrosi ha indossato la casacca rossazzurra in venti circostanze, andando a segno dodici volte. Una media stratosferica che ricorda quella del primo Maxi Lopez (11 reti in 17 gare nei primi sei mesi del 2010), frutto di un innato senso del gol: “Nel corso della mia carriera ho fatto tantissimi gol su rigore, ma anche di testa, di spalla... Quando arrivai a Catania mi chiesero quali fossero le mie caratteristiche. Io risposi che avrei segnato anche di naso, di orecchio, di dente: l’importante era mandare la palla in dentro la porta. Questo concetto rende l’idea dello spirito che avevamo in quell’anno e nel quale mi ritrovai perfettamente. I ragazzi mi misero a mio agio e ebbi subito un feeling eccezionale con il pubblico catanese”.
Tra i tre gol realizzati al Messina (due al “Celeste”, uno al “Cibali”) c’è anche il più importante tra quelli segnati in rossazzurro: “Il gol al quale sono più legato - ha proseguito Ambrosi - è il rigore al Messina nella finale di andata dei play-off. Sembra banale dirlo, ma un rigore tirato in una situazione del genere rappresentava per noi un traguardo importantissimo. Eravamo consapevoli di essere molto più forti del Messina in quella gara. Purtroppo, però, riuscimmo a realizzare solo quel rigore e poi prendemmo il gol del pareggio su un infortunio clamoroso (Muntasser superato in velocità da Godeas, ndr) che ci costò parecchio. Fummo puniti oltremodo dal risultato finale. Insieme alla rete al Messina, sono molto legato anche alla rete all’Avellino nella semifinale play-off di ritorno. Partivamo dalla sconfitta di 1-0 dell’andata (rete siglata da Beppe Mascara, ndr) e il mio fu la rete del 2-0 che ci diede la consapevolezza di accedere alla finale. Se devo essere sincero sono legato anche al gol in Coppa Italia al Brescello e a tutti gli altri segnati con la maglia rossazzurra. Un ricordo bellissimo”.

RIGORE, FILO CONDUTTORE
Il filo conduttore dell’esperienza rossazzurra di Alessandro Ambrosi è sicuramente rappresentato dai tiri dagli undici metri: dal primo al Brescello, passando alla rete all’Ascoli, Giulianova, Torres, all’ultimo al Messina. Cinque gol su rigore, quasi tutti procurati dal bombe di Fiuggi, ai quali manca all’appello il penalty fallito contro il Palermo: “Parlando di calci di rigore, ero a bravo a calciarli ma soprattutto a prenderli, come pochi. Analizzando la mia carriera dei settantuno rigori tirati tra i professionisti ne ho sbagliati tre solamente, purtroppo uno con il Catania. Penso di aver il record assoluto (ride di gusto, ndr)… Contro il Palermo, quel giorno, in porta c’era Luca Aprile, al quale avevo già segnato due o tre reti negli anni precedenti, però purtroppo la mia troppa sicurezza nel calciare i rigori ci costò il pareggio. In quella partita creammo circa cinquecento occasioni, a me pararono di tutto: parate, miracoli, salvataggi sulla linea. C’era il vetro, c’era lo specchio davanti alla porta del Palermo, altro che pullman… Fortunatamente diedi l’assist ad Apa per il gol del pareggio. Massacrammo il Palermo ma finì 1-1”.

Una formazione del Catania 2000-01 



LA SCELTA DI CATANIA
Da Crotone a Catania, dalla Serie B alla C1. Una scelta senza un perché: “Ancora oggi mi chiedo cosa mi fece scegliere Catania, credimi. Venivo da otto mesi fantastici con il Crotone, con il quale avevo anche fatto cinque o sei gol in B, giocando delle partite eccezionali. Ebbi una lite con il tecnico di allora, Beppe Papadopulo, e abbandonai il ritiro poco prima di Natale. Quando si seppe che avevo rotto con il Crotone ebbi una marea di richieste. Ad un certo punto fui contattato dai Gaucci, il presidente venne a Fiuggi, parlai con loro e…non lo so perché, scelsi Catania, così come quelle cose che scattano all’improvviso. Il mio procuratore mi diede del matto, perché al di là dell’aspetto economico, scendere in C1, in una piazza dove c’erano problemi, con l’ambiente abbastanza caldo, coi giocatori che avevano subito già qualche contestazione, non era l’ideale. Fu una scelta mia che rifarei sempre :di Catania conservo solo ricordi eccezionali, sei mesi spettacolari”.

RITORNO MANCATO
Dopo la sconfitta di Messina, del 17 giugno 2001, la voglia di riprovare a conquistare la Serie B l’anno dopo era alta. Iezzo, Zeoli, Baronchelli, Cordone, Pane e Cicconi, vennero confermati. All’appello, però, mancava il nome del “Re Leone”: “A distanza di anni il mio più grosso rammarico in carriera è stato quello di non aver potuto prendermi la rivincita con la maglia del Catania. Ho provato più di una volta a ritornare in rossazzurro, ma purtroppo non ci sono mai riuscito. Nonostante fossi fuori rosa a Crotone, per via di una diatriba con la società, rifiutai di tutto: tantissime offerte di B, qualcuna anche di A. Pur di ritornare a Catania rifiutai anche di andare in Premier League. Per mesi, avendo la parola di Riccardo Gaucci, aspettai il Catania. Addirittura, mio fratello Stefano, che allora giocava nell’Atletico Catania, partì in ritiro con il Catania per darmi la sicurezza che io avrei vestito in un modo o nell’altro la maglia rossazzurra, ma purtroppo non fu così. Alla fine cambiò anche gestione tecnica, arrivò Ammazzalorso, ed io trovai squadra ad ottobre, ad Ancona, dove tra l’altro disputai l’unica stagione travagliata della mia carriera. Provai a tornare anche nel gennaio 2002, ma essendo l'Ancona di proprietà del presidente Pieroni, che possedeva anche il Taranto, mi disse che c’era la possibilità di andare in Puglia, ma non se ne fece nulla. L’anno dopo, quando in Serie B andavano le cose male, mi richiamò Gaucci, ma io mi trovavo a Pisa e la società toscana non ne voleva sentire parlare di cedermi, nonostante le mie pressioni”.

Alessandro Ambrosi con la maglia numero 9, nel derby di Messina del 2001 



CATANIA SEMPRE NEL CUORE
Nonostante gli anni che scorrono veloci, già più di cinque lunghi lustri, Alessandro Ambrosi segue sempre le vicende della squadra dell’Elefante. Vicende che negli ultimi anni sono tutt’altro che entusiasmanti: “Seguo sempre il Catania - ha proseguito Ambrosi - si soffre, perché il Catania in serie C non si può vedere. È una sofferenza. Sta attraversando un momento particolarmente difficile, dovuto magari ad un campionato ad handicap in considerazione della penalizzazione e alle vicissitudini in campo. Sinceramente, però, spero che da qui in avanti, anche grazie i nuovi arrivi e il cambio del tecnico, si possa risalire la china, anche perché tecnicamente non è una squadra seconda alle altre. Basterebbe veramente poco. Quest’anno poi, con i play-off allargati, si potrebbe conquistare subito un obiettivo che fino a poco tempo fa sembrava irraggiungibile. Bisogna crederci e creare quell’alchimia giusta che permetta di inanellare una serie di risultati importanti che portino a giocarsi i play-off in una maniera più comoda”.

PRONOSTICO: TRA RAGIONE E SENTIMENTO
L’immancabile pronostico al match del “Franco Scoglio” di domenica prossima: “Che te devo di'? Chiederlo a me sarebbe troppo facile… Realisticamente, però, si tratta di una partita molto difficile, con il Catania che ha qualche scoria ancora da smaltire. Chissà che questa non sia la partita giusta, così come lo fu per noi nel 2001. L’augurio più grosso che posso fare a questo Catania è di riuscire ad avere la compattezza e il carattere che avevamo noi. Sarebbe sufficiente per non avere paura di nessuno”. Il saluto finale, con quella voglia matta di ritornare a Catania: “Spero quanto prima di venire giù per vedere qualche partita o, magari, per prender parte a un match tra vecchie glorie. Contattatemi, non vedo l’ora. Forza Catania, sempre!”