Luccichio rossazzurro al "Kerepesi úti temető"

Géza Kertész, a destra, e la squadra del Catania stagione 1933-34 che guadagnò la B per la prima volta

Géza Kertész, a destra, e la squadra del Catania stagione 1933-34 che guadagnò la B per la prima volta 

La tomba di Géza Kertész e le sciarpe poste in suo onore e ricordo nel 2011 e pochi giorni fa

"Il 3 aprile 1946, tutta la Budapest sportiva tributa gli onori dovuti a due eroi… C'è anche un vessillo rossazzurro su una corona di fiori, portata da un gruppo di catanesi che vivono in Ungheria".(1)

Giacciono sotto terra gli Eroi d'Ungheria, il ricordo perenne li culla dolcemente fra i cipressi infiniti e le stagioni ricorrenti. Soltanto una donna, dopo aver acceso lo stoppino di un cero votivo, ha cura della lapide di un suo caro, che probabilmente ha fatto la storia del suo paese. Poi, come in un grande parco, è solo un raro alternarsi di uomini e donne distese al sole caldissimo del dopo-pranzo, e di pochi altri impegnati nella consueta uscita di footing.

Sabato 25 agosto, quasi a spezzare l'ineluttabile scorrere delle cose, eccomi con la sciarpa dell'adorato Catania a percorrere un viale ombroso del Kerepesi úti temető, noto come il Cimitero di Kerepesi, ovvero il Cimitero degli Eroi di Budapest, per una missione importante: cingere la lapide di Géza Kertész, l’allenatore dal cuore buono, lo "Schindler" del Catania, della sciarpa rossazzurra, sperando vi resti annodata il più a lungo possibile.

Rimugino, camminando, sulla prima promozione in B della storia del Catania (1933-34), guidato proprio da Géza Kertesz, l'allenatore che amava vivere nella nostra Città e passeggiare per la Villa Bellini, ammirando l’Etna e il nostro Mare…; esattamente sette anni fa fece il giro sulla "rete" la foto della lapide di Géza Kertész bardata di rossazzurro, fu Alessandro Russo ad offrirgli di persona la propria sciarpa. Più tardi lo stesso Alessandro, insieme a Roberto, Filippo, Antonio, Sergio e Salvo (2), mi aprono gli occhi su una storia di umanità fantastica, dove l'amore per il calcio si unisce alla grande responsabilità di salvare le vite altrui, quelle degli ebrei repressi dalle "Croci Frecciate" di stanza in Ungheria.

Mi rassereno quando dalla stradella posteriore intravedo e riconosco le due sepolture, identiche a come le avevo viste in foto; sorrido, per un solo attimo, quando vedo che Géza Kertész e il suo grande amico István Tóth riposano l'uno accanto l'altro in un campo verde senza confini che certo ricorda loro il terreno di mille battaglie. Inutile nasconderlo, l'emozione c'è, se ne accorge persino mio cognato Antonio che mi accompagna, forse indugio un attimo, come a sentire il peso di una responsabilità. Pian piano sale in me un grande impeto, rafforzato dal pensiero che la gente rossazzurra sia accanto a me. E' bello il cielo, prodigioso il sole, la sciarpa è un luccichio di rosso e azzurro.



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(1) tratto da Due Eroi In Panchina di Roberto Quartarone, Edizioni InCONTROPIEDE, 2016.
(2) Alessandro Russo, Antonio Buemi, Roberto Quartarone e Filippo Solarino sono gli autori della prima vera enciclopedia rossazzurra, Tutto il Catania Minuto per Minuto, Geo Edizioni, 2010; Sergio Capizzi, studioso della storia del Catania, ha collaborato attivamente con gli autori dell'opera; Salvo Giglio è uno dei promotori del "Comitato pro Géza Kertész".

A tutti consiglio di approfondire la storia di Géza Kertész, mediante lettura dei libri appena citati, cui aggiungo il racconto curato da Alessandro Russo e pubblicato su Personaggi e vicende di Catania. Vol. 3, Algra, 2016. Inoltre sul web è disponibile un suo ritratto a cura di Filippo Solarino su Barbadillo.