#70CATANIA - V. Guerini: 'Che rimonta nel 2001, bello saper di esser ancora ricordati'

Vincenzo Guerini, tecnico del Catania nei primi anni duemila

Vincenzo Guerini, tecnico del Catania nei primi anni duemila 

In esclusiva per CalcioCatania.Com Vincenzo Guerini ricorda i suoi trascorsi catanesi

37 PUNTI SU 51
Ci sono squadre che non vincono ma che tuttavia riescono a far sognare la gente, emozionando anche più di altre che conquistano traguardi prestigiosi. Una di queste è il Catania 2000-01 o, se preferite, il Catania di Vincenzo Guerini, tecnico bresciano di Sarezzo ormai trapiantato stabilmente in terra etnea. Che gran bella squadra quella, ricostruita di sana pianta nel mercato di riparazione per tentare una rimonta quasi impossibile. Iezzo in porta; Orfei, Zeoli, Baronchelli e Corradi in difesa; Cordone, Pane, Bresciani e Criniti in mediana; Cicconi e Ambrosi in attacco. Giocatori esperti, di categoria, uomini di valore e disposti al sacrificio. Trentasette punti su cinquantuno; undici vittorie, quattro pareggi e due sconfitte nel girone di ritorno. Una media pazzesca, di 2,17 punti a partita, una rincorsa vertiginosa dalle zone basse della classifica fino alla conquista dei play-off come terza, dietro solo a Palermo (primo in classifica e promosso direttamente in B) e Messina. Già, il Messina; l’F.C. Peloro di Emanuele Aliotta. Una rimonta entusiasmante stroncata soltanto all’ultimo atto, in un caldissimo pomeriggio al “Celeste”. Giorno infausto, il 17 giugno 2001, fatale anche al tifoso giallorosso Tonino Currò colpito a morte dallo scoppio di un petardo. A sedici anni esatti dalla sconfitta di Messina – decisa da un calcio di rigore di Salvatore Sullo – il tecnico dei rossazzurri di allora, Vincenzo Guerini, ricorda in esclusiva per CalcioCatania.Com la sua esperienza catanese. Una esperienza iniziata malissimo, il 23 ottobre del 2000, con un umiliante 5-1 a “La Favorita” contro il Palermo: “Davvero un ricordo terribile, è stata una di quelle mazzate… (ride, ndr) Sono partito proprio male. Dopo, operò, abbiamo rifatto la squadra, puntando più sugli uomini che sui giocatori. Era un gruppo incredibile. C’è stato un momento che mi sono accorto che potevo fare a meno di andare in panchina. Pensa che il lunedì, che era il nostro unico giorno libero, i giocatori mi chiamavano per andare a cena tutti insieme. Questo per dirti come erano quei ragazzi lì… Passavamo tanto tempo insieme anche quando non eravamo in ritiro. Una cosa che non mi era mai successa. Siamo rimasti in contatto dopo tanti anni e questo vuol dire che in quel gruppo c’erano dei valori importanti”.

Una formazione del Catania 2000-01 



CATANIA AMA GENTE CHE LOTTA
Quella squadra non vinse, sfiorò la Serie B rimase in C ma anche nel cuore dei tifosi catanesi. Catania ama gente che lotta e quel Catania, pur non vincendo sul campo, ha ottenuto la vittoria più importante: l’immortalità del ricordo. Nessuno l’ha dimenticata e mister Guerini ne è consapevole:“Questa è una cosa molto strana. Sono i misteri del calcio, ma allo stesso tempo il fascino del calcio, dove una squadra di Serie C, che tra l’altro non ha neanche vinto il campionato, viene ricordata ancora. È un qualcosa che non riesco a spiegarlo. Forse solo una città come Catania può farlo o forse perché i catanesi avevano riconosciuto in quel gruppo un attaccamento alla maglia particolare. Un gruppo fenomenale, di bravi ragazzi veramente attaccati alla maglia, un qualcosa che adesso è difficile da ricreare”.

UNA RIMONTA FINITA MALE
Qualche ora dopo la conquista dello scudetto della Roma, il terzo ed ultimo della storia della Lupa, settecento chilometri più a Sud un’altra squadra giallorossa festeggiava un successo altrettanto importante: “Io non c’ho memoria – ironizza Guerini – non ricordo quasi niente, solo che abbiamo perso. A parte gli scherzi, ricordo una rincorsa incredibile, con undici vittorie nel girone di ritorno. Purtroppo siamo arrivati alla finale cotti, molto stanchi, con il fiatone grosso. Quella rincorsa è stata molto dispendiosa. Tra l’altro, la semifinale contro l’Avellino è stata durissima. Mi è dispiaciuto aver perso la finale. Abbiamo perso in maniera strana: Messina, calcio di rigore, l’arbitro (Palanca di Roma, ndr), lasciamo perdere…”

17 giugno 2001: Sullo spezza il sogno rossazzurro 



TARANTO 2002: GIUSTIZIA E’ FATTA!
Il calore e la passione di un pubblico di un’altra categoria. Una delusione cocente mitigata appena un anno più tardi dopo la battaglia dello Iacovone: “La cosa che mi colpiva era il pubblico allo stadio. Una roba da Serie A, ma da Serie A di livello e non da ultimi in classifica. Ricordo lo stadio pieno, stracolmo, due ore prima dell’inizio della partita non c’era più posto. Era un Catania che pur giocando in Serie C riempiva lo stadio e piaceva a tutti, questo mi ha colpito molto. Proprio per questo mi è dispiaciuto non potere regalare la soddisfazione della promozione a tutta quella gente. Sapessi la gioia che ho provato l’anno dopo a Taranto. È stato come il prolungamento di quella stagione. Io non c’entro niente con quella vittoria, ma andando in Serie B era come se fosse stata fatta giustizia. Quei ragazzi meritavano la promozione in B, quello è stato un gruppo tra i più belli avuti nella mia lunga carriera”.

LA MANCATA RICONFERMA
Nonostante il grandissimo girone di ritorno e la finale persa soltanto su calcio di rigore nella stagione seguente, la 2001-02, Vincenzo Guerini non venne riconfermato come tecnico del Catania: “Sai, i Gaucci erano ‘particolari’. Con i Gaucci o vinci o non vieni riconfermato, succede così. Nel calcio è normale tutto questo: se tu non vinci il campionato, in quel caso avevo perso la finale, la regola è questa. Sarei rimasto molto volentieri, tra l’altro avevo conosciuto quella che poi è diventata mia moglie, dunque sarebbe stato facile rimanere a Catania”.

UN RITORNO…DISPERATO
Quella Serie B tanto agognata rischia di esser perduta dopo appena una stagione. La panchina degli etnei, nella stagione 2002-03, è più rovente di un braciere ardente della Via Plebiscito. Jaconi, Pellegrino, Graziani, Toshack e Reja, la lista è lunghissima. A nove giornate dal termine, all’indomani della sconfitta di Ascoli, la disperazione porta verso l’amuleto bresciano: “Mi chiamarono per disperazione – ha esclamato Guerini – non c’era quasi più niente da fare . Nonostante tutto facemmo anche delle buone partite: il 3-3 di Palermo, così come contro il Vicenza del capocannoniere Schwoch. In verità, però, era un gruppo irriconoscibile. Era tutto diverso, non era la mia squadra. In qualche maniera, grazie anche alla riforma dei campionati, ci siamo salvati. Da lì poi è partita la ricostruzione, poi c’è stato il passaggio di società e la scalata che ha portato il Catania nella categoria che merita, la Serie A. La categoria del Catania è solo quella, secondo me”.

2002-03: Catania-Vicenza 2-1 




“LO MONACO LA PERSONA GIUSTA PER LA RISALITA"
Serie C1 sedici anni fa, Serie C anche nell’attualità. Quanto è difficile ricostruire un giocattolo ammirato da tutti: “Quest’anno è stato un miracolo – ha proseguito Vincenzo Guerini – purtroppo, mi dispiace dirlo, l’obiettivo della stagione che si è appena conclusa era risanare la società dopo i disastri che hanno combinato negli anni prima. Quando ero ancora alla Fiorentina, fino a tre anni fa, si parlava del Catania come una società modello di Serie A. Io non so come sono riusciti a ridurla come l’hanno ridotta, piena di debiti e retrocessa due volte di fila. Un disastro societario. Adesso bisogna risanare la società per poi ripartire finalmente in un campionato senza penalizzazioni. Sono convinto che centreranno l’obiettivo e rifaranno la scalata. Penso che Lo Monaco sia la persona giusta per questa impresa”.

“A CATANIA DEVI PUNTARE SOLO A VINCERE”
Qualche giorno fa la società etnea ha ufficializzato il nome del nuovo tecnico. Si tratta di Cristiano Lucarelli, ex capitano del Livorno assai carismatico: “Ottimo calciatore, ma come allenatore non lo conosco. È indubbio che allenare in Serie C il Catania sia una grossa responsabilità, perché tu devi vincere. L’allenatore ha una grossa responsabilità sulle spalle. Bisogna vedere anche che tipo di squadra gli faranno. Sicuramente, però, credo che abbia la personalità giusta per sostenere questo impegno. Ripeto, chi allena il Catania in Serie C deve puntare a vincere il campionato, non può permettersi di fare un campionato di transizione. Quest’anno andava bene, perché quando parti con -7 è un calvario già dall’inizio”.

Vincenzo Guerini, tecnico del Catania anche nella parte finale del 2002-03 (Ph: Tutto il Catania minuto per minuto) 



VINCENZO GUERINI, OGGI
Quando scopri Catania difficilmente riesci a separartene. Così come avvenuto per tanti calciatori, anche Vincenzo Guerini ha messo radici profonde tra la pietra lavica dell’Etna: “Con Catania ho sempre avuto un ottimo rapporto: sto bene e vivo bene. Abito ad Aci Castello e gestisco un bar e un ristorante ad Acireale. Mi diverto, faccio fatica. Non ti nascondo però, anche se adesso sono invecchiato e mi considero in ‘pensione’, che se dovesse capitare qualcosa nel calcio sono pronto a rientrare. Mi piacerebbe allenare ancora. Se capita, ma non ne faccio una malattia…”

QUARANTA VOLTE CATANIA
Tra Serie B, C1 e play-off, Vincenzo Guerini si è seduto sulla panchina del Catania in quaranta occasioni, totalizzando 18 vittorie (una delle quali, quella con il Venezia, tramutata in sconfitta dalla CAF), 12 pareggi (uno dei quali, contro il Siena, convertito in vittoria) e 10 sconfitte. Grazie mister, grazie per le tante emozioni regalate al popolo rossazzurro: “Grazie a voi e forza Catania, sempre!”