Sussulto d'orgoglio

Un po' di gioia, finalmente...

Un po' di gioia, finalmente... 

Max Licari sul meritato successo etneo contro il Siracusa. Un rigurgito di dignità da rimarcare, ma nessuna illusione....

Un po’ di decoro…
Si chiedeva al Catania un finale casalingo perlomeno decoroso e la risposta, finalmente, può essere considerata positiva. Non che i tre gol rifilati a un Siracusa sceso al “Massimino” non certo con il coltello fra i denti possano essere considerati una sorta di “colpo di spugna” a una stagione agonistica a dir poco orripilante e ampiamente al di sotto delle aspettative della piazza, ma il sussulto d’orgoglio mostrato da capitan Marchese e compagni consente di chiudere l’esperienza casalinga dei rossazzurri con un piccolo rigurgito di speranza nel futuro. Che il Catania, attualmente dodicesimo (causa classifica avulsa) pur in condominio a quota 46 punti con Andria e Fondi, raggiunga o meno insperatamente i play-off, non potrà minimamente mutare il giudizio complessivo. E, soprattutto, non potrà cambiare di una virgola la strategia da adottare: reset totale, a tutti i livelli. Tuttavia, non si può dire che, contro gli aretusei dell’ex Sottil, gli uomini di Pulvirenti abbiano lesinato impegno e determinazione nel cogliere un successo netto e meritato. Questa volta, l’impianto tattico strutturato dal tecnico etneo ha funzionato, mostrandosi nettamente più compatto rispetto al recentissimo passato,soprattutto perché sostanziato da fisicità e atletismo superiori. Insomma, si è corso di più, ci si è sacrificati per il compagno, si è contrastato l’avversario con più convinzione. Nulla di straordinario, solo quella che dovrebbe essere la normalità in questa categoria. E, se lo fai con convinzione, puoi star certo che di “mostri” davanti non ne trovi. Hai sempre possibilità di vincere, pur non essendo un “mostro” tu stesso. Lo avevamo richiesto a gran voce più e più volte, che lo si sia ottenuto a due giornate dal termine del campionato è il nostro più grande rammarico. Così come, analizzando la prestazione di Manneh, monta la rabbia per la strampalata strategia di “azzeramento” della risorsa costituita dai giovani del vivaio. Se uno come il ragazzo gambiano fosse stato (nemmeno troppo coraggiosamente) messo in campo un paio di mesi fa, forse oggi, oltre a Di Grazia (che, comunque, nell’ambito di innegabili alti e bassi, con i suoi 8 gol rimane una certezza per il futuro), potremmo contare su un altro “gioiellino” già pronto per la prossima stagione. In serie C, ci vogliono i ragazzi che corrono a mille all’ora, soprattutto se hanno un minimo di piede come sembra avere Manneh. Con ciò non voglio assolutamente dire che ci troviamo di fronte al nuovo Maldini; però, privarsi programmaticamente e masochisticamente della possibilità di valutare un possibile prospetto interessante per un buon futuro in terza serie, mi sembra un peccato mortale. Un peccato commesso con pervicacia, malgrado le frequenti “invocazioni” sopraggiunte da più parti. Un errore chiaro. Di certo, con i Manneh il Catania non avrebbe potuto far peggio e si sarebbe guadagnato un sacco di tempo in termini di valutazione ed eventuale maturazione. Piangere sul latte versato, in ogni caso, serve a poco. Il rammarico è forte, dunque, ma ormai è andata così. Esperienza. Magari, questo errore non lo si commetterà più in futuro… Del resto, anche i giocatori più criticati hanno offerto una prestazione in controtendenza, da Scoppa a Mazzarani a Pozzebon. Più corsa, più grinta, più presenza mentale nella gara. Possibile che sia bastata una settimana di ritiro a Torre del Grifo? Possibile che sia bastato un assetto tattico un tantino più consono alle caratteristiche dei singoli? La risposta è contenuta solo nella testa di questi ragazzi, dimostratasi certamente non “freddissima”…

Fasce vincenti
Il 4-1-4-1 con cui Pulvirenti, dopo gli ondivaghi disastri degli ultimi tempi, ha impostato la partita, si è rivelato funzionale a spegnere le temute "bocche da fuoco" avversarie. Il Siracusa è certamente la squadra rivelazione del campionato e una delle migliori formazioni, in termini di punti e prestazioni, nel girone di ritorno. Forse perché modulo più indicato alle caratteristiche dei singoli (Djordjievic nel suo ruolo, Marchese “rafforzato” da Gil, Scoppa sostenuto da Bucolo, Mazzarani più vicino alla prima punta e liberato da compiti di copertura) e più dinamico sulle corsie laterali, da un lato con Parisi e Di Grazia, dall’altro con lo stesso Djordjevic e Manneh. Avevamo un po’ tutti avuto la percezione che il ragazzino della Beretti potesse rendere maggiormente da esterno alto e così è stato. Coperto dal laterale mancino serbo, ha messo in croce per più di un’ora Brumat con la sua prorompenza atletica e la sua velocità nelle ripartenze. Ma è stato il Catania nel suo complesso a mettere in difficoltà il sistema di Sottil sulle fasce, dato che lo stesso Di Grazia, sulla destra, ha letteralmente spazzato via Malerba. Questa volta, le corsie laterali, di solito tanto ben sfruttate dal Siracusa con i vari Valente e De Silvestro, sono state letali agli stessi ospiti, peraltro “francobollati” nella propria principale fonte di gioco, il fantasista Catania, da un Bucolo molto concentrato. Non per nulla i due gol che hanno deciso la gara nel primo tempo sono giunti da una percussione di Parisi (nona rete stagionale di Mazzarani) e da una imbucata esterna, sempre sulla fascia di competenza, di Di Grazia. Non solo, un minuto dopo il raddoppio del numero 23 catanese, Pozzebon falliva l’ennesimo gol clamoroso su un’altra percussione di Parisi e, nella ripresa, Mazzarani non sfruttava una preziosissima assistenza di Manneh dalla fascia mancina, ciabattando, da buona posizione, un tiro non irresistibile verso Santurro. Se a ciò aggiungiamo la terza rete di Drausio e un gol fatto fallito nel finale da Di Grazia, dopo sontuosa cavalcata di almeno 70 metri, possiamo comprendere come la vittoria rossazzurra sia da considerarsi limpida, meritata e inoppugnabile, sebbene gli aretusei abbiano accorciato le distanze sulla solita dormita della difesa su azione da corner, lasciando a Scardina (autore del gol vittoria all’andata) la gioia della marcatura anche in uno stadio glorioso come il “Massimino”. Peccato per l’ammonizione rimediata ingenuamente da Parisi, che lo costringerà a saltare Caserta e per il nuovo infortunio subito dal già rientrante Drausio, uscito assai dolorante nel finale di gara.

Tentarci a Caserta per non lasciar spazio ai rimpianti
I conti lasciamoli agli osti. Il Catania, se veramente, come dice l’A.D. Lo Monaco, crede ancora nei play-off, ha il proprio destino nelle mani. Vincendo a Caserta nell’ultima giornata di campionato, sarebbe matematicamente agli spareggi da nono, decimo o undicesimo, in dipendenza dai risultati di Fondi e Andria. Anche non vincendo o, addirittura, perdendo, potrebbe clamorosamente qualificarsi, ma queste sarebbero alchimie aritmetiche da evitare. Tutto ciò, ovviamente, per regalarsi una piccola chance, un “sogno proibito”, giacché la cruda realtà ci dice che farsi illusioni sarebbe pericolosissimo. Questa è una squadra che ha dimostrato, finora, di non poter competere ad alti livelli. Quindi, piedi per terra. Pretendiamo solamente che la squadra ci metta la stessa determinazione mostrata con il Siracusa. Poi, “comu finisci si cunta”… Let’s go, Liotru, let’s go!!!