Il Trullo della Malacumpassa...

Mazzarani, altra prestazione da dimenticare...

Mazzarani, altra prestazione da dimenticare... 

Max Licari sulla terrificante prestazione di Monopoli. Un orrore infinito da cancellare con un reset generale. Grazie Cosenza...

Mono…polli!
Il titolo dell'editoriale dice tutto. Una "malacumpassa" epocale nella terra dei Trulli. Commentare Monopoli-Catania 3-0? una pena indicibile per chiunque, figuriamoci per chi si rode il fegato da anni. Addirittura “compassionevole”, pietosa risulta la prestazione complessiva di quella che, senza tema di smentite, può essere considerata una delle peggiori versioni di Catania dell’intera storia rossazzurra dal 1946 a oggi. Una squadra di “nuzzunteddi” che in nulla sembra aver a che fare con quella particolare sfera di cuoio da più di un secolo e mezzo chiamata “pallone”. Appigliamoci, così, all’unica buona notizia della domenica: la sconfitta del “Real” Akragas (che, ricordiamolo, ha sottratto 6 punti agli etnei in questa stagione) a Cosenza consegna la più che virtuale salvezza agli uomini di mister Pulvirenti, capaci dell'impresa di prendere 5 reti e non segnarne una nelle ultime due partite. La certezza della permanenza in Lega Pro rimane la sola ancora cui aggrapparsi in un frangente del genere. Mai visto un Catania così scarso, disarmato, inoffensivo, brutto, sconclusionato, imbelle, irritante, osceno negli elementari errori tecnici dei singoli e orripilante nell’interpretazione tattica complessiva del match. E che nessuno osi addossare colpe specifiche ai tre ragazzi scesi in campo, da Mbodji a Di Stefano o a Manneh. Pur nell’ambito di un'esibizione complessivamente terrificante da parte di tutta la squadra, i giovani non hanno certo fatto peggio di supposti “fuoriclasse” della categoria. Anzi, nel caso del laterale mancino gambiano, si è notata una certa velocità e anche qualcosina in fase di spinta (due assist-gol al bacio falliti miseramente da Pozzebon e Mazzarani), congiunte a lampanti limiti difensivi (errato il piazzamento nell’occasione del raddoppio monopolitano del neoentrato Ricucci). Siamo di fronte, tanto per intenderci, a una deriva tecnica e tattica totale, cominciata dall’ultima gara in panchina di Rigoli (Agrigento) e proseguita inesorabilmente durante il breve interregno di Petrone e l’attuale, disastrosa gestione Pulvirenti. Il Catania 2016/17, in fatto di media punti, sta facendo peggio del tanto vituperato Catania della “triade” Ferrigno-Pitino-Bonanno, salvatosi all’ultima giornata proprio ai danni dei pugliesi, oggi sfavillanti e troneggianti sulle macerie di quello che, in tempi recentissimi, era considerato “il piccolo Barcellona”. Un fallimento su tutta la linea. Parliamoci chiaro, quasi nessuno degli attuali calciatori si è dimostrato all’altezza della situazione e il reset totale, che dovrà necessariamente essere compiuto a cominciare da maggio, avrà il dovere morale di togliere dalla vista dei tifosi tanta pochezza tecnica, caratteriale e atletica. Letteralmente un affronto per la storia di una società tanto gloriosa. Quello che si è visto a Monopoli, contro una squadra modestissima che non vinceva in casa dalle Guerre Sannitiche e che segnava con la stessa regolarità di un autobus napoletano guidato da un catanese di origini messicane, va oltre ogni limite di decenza. Assetto tattico squinternato, giocatori fuori ruolo (Djordjevic difensore centrale, Mazzarani mezzala), decine e decine di appoggi sballati, errori difensivi da terza categoria, conclusioni a rete facilissime trasformate in comparsate da “Mai dire gol”, sostituzioni senza senso, giocatori che escono senza salutare il compagno come se ritenessero un’offesa il cambio al culmine di una prestazione da turpiloquio… una sorta di bolgia dantesca, un inferno in cui, purtroppo, non rimarranno certo impantanati queste meste "comparse" da campetti di periferia, ma gli incolpevoli tifosi, gli innamorati veri di questi sacri colori oggi ricoperti di vergogna pallonara. A mio parere, dopo aver messo fuori rosa, in attesa del “foglio di via” di giugno, gli indecorosi “passeggianti”, rappresenterebbe il minimo in fatto di rispetto e decenza verso questi disperati “innamorati a prescindere” del Liotru, riportare l’incolpevole, ma inadeguato, mister Pulvirenti al più proficuo lavoro di allenatore della Beretti e affidare in queste ultime due giornate la squadra a Russo e Mascara, magari nell’ambito di un bel “ritiro fiume” da avviare “prima di subito”. Meglio finire il torneo con quattro ragazzotti che corrono e perdono, piuttosto che continuare ad attentare alle coronarie dei supporters, costringendoli ad assistere ancora alle agghiaccianti performance di questi figuranti, i quali (ovvio) perderebbero ugualmente.

Confusione totale
Il Catania di Pulvirenti non si capisce come giochi. Posso comprendere che gli infortuni e le assenze, giocoforza, abbiano condizionato il tecnico, ma a tutto c’è un limite. Di positivo c’è il ricorso, tardivo, ai giovani, indipendentemente dalla resa degli stessi. Rimane l’unico percorso di decenza da qui alla fine, credetemi. Di contro, un assetto tattico ancora una volta “sui generis”: un 3-5-2 con il mancino serbo difensore centrale insieme all’acerbo Mbodji e a Marchese; le fasce affidate al tenero Parisi (ancora una volta assai incerto in fase di marcatura) e a Manneh; il centrocampo composto dai “passeggianti” Scoppa e Mazzarani e dal giovane di Stefano non nel naturale ruolo di regista, ma in quello di mezzala; l’attacco affidato al giovane Di Grazia e allo statico Pozzebon. Una squadra del genere, soprattutto con un centrocampo simile, dove può andare? Da nessuna parte. E da nessuna parte è andata, come da copione. Al primo affondo, è stata "trafitta da un (mezzo) raggio di sole" (ancora una rete subita da palla inattiva, questa volta dal difensore centrale Esposito), per poi consegnarsi alla deriva tattica nella ripresa. Così, senza un perché, senza un domani, allo sbando, travolti da errori allucinanti; sbagli tipici delle categorie dilettantistiche come il piazzamento della difesa, compreso il portiere, sul raddoppio di Ricucci e il rigore (trasformato da Genchi) commesso da Scoppa, nel tentativo di rimediare all’ennesima falla difensiva di Parisi. E, anche nelle rare occasioni in cui Manneh è riuscito a sfondare sulla sinistra, incredibili sono risultati gli errori sotto porta di Pozzebon (senza parole lascia la sua zuccata alle stelle a porta spalancata, senza portiere davanti e da mezzo metro) e Mazzarani (sempre di testa a porta vuota), il quale ha fatto in tempo, prima di uscire senza salutare, a mangiarsi un rigore in movimento sull’unica palla (un stop in piena area monopolitana) azzeccata da Pozzebon nell’intera gara. Un orrore infinito, insomma. Continuarne a discutere sarebbe pleonastico.

Salvare la faccia con il Siracusa
Già, in un certo modo, lo si è fatto, annullando la Giornata Rossazzurra. Sarebbe il caso di continuare su questa strada, come detto sopra, mettendo fuori rosa chi non ha onorato la maglia rossazzurra (magari, se lo si fosse fatto su richiesta di Petrone, la situazione adesso non sarebbe così tragica) e dando spazio a chi ha voglia un minimo di correre. Tanto, la stagione ormai è andata. Ah, vi ho risparmiato il dato statistico riferibile al fatto che, matematicamente, il Catania sarebbe ancora in corsa per i play-off. Serietà lo impone. Let’s go, Liotru, let’s go!!!