#70CATANIA: cronistoria seconda metà anni '70

Squadra e presidente schierati al

Squadra e presidente schierati al "Cibali" prima Catania-Nocerina (18 dicembre 1977) 

Dalla retrocessione "sospetta" del '77 ai continui tentativi di risalita di un indomito Cavaliere.

1975/76: PERICOLOSI ALTI E BASSI
La gioia dell'immediato ritorno in B è presto oscurata dalle diatribe tra il presidente e l'amministrazione comunale. Massimino, che nel frattempo è stato eletto consigliere, si lamenta dei mancati finanziamenti e della necessità di ristrutturare lo stadio. Ciò alimenta malumori nella tifoseria e anche nello spogliatoio, che come un anno prima è irritato dal modo in cui il Cavaliere gestisce la “grana” reingaggi. Tra una polemica e l'altra, con alcune operazioni di mercato si da un assestamento all'organico affidato al confermato Rubino. In difesa si perde Prestanti, che torna alla Fiorentina, la quale a sua volta lo gira al Vicenza dove il toscano vivrà splendide annate, coronate dal 2° posto conquistato in massima serie nella stagione 1977/78. Al suo posto torna Ceccarini dall'Avellino e arriva Domenico Labrocca dal Siracusa. In mediana si punta sul rilancio di Biondi e sui nuovi acquisti Damiano Morra, mezzala ventenne proveniente dal Parma, e Franco Panizza, esperto centrocampista ex Ternana. I due sostituiscono i partenti Giagnoni e Fatta. Per il resto non cambia nulla.

Una prassi ricorrente nella sin qui trentennale storia del Catania è quella dell'immediata eliminazione dalla Coppa Italia maggiore. Nel torneo, rinato nel 1958 dopo lo stop imposto dalla seconda guerra mondiale e dalla successiva riorganizzazione dei campionati, il miglior risultato conseguito dalla compagine rossazzurra è stato il raggiungimento degli ottavi di finale (negli anni '60). Da alcune stagioni il format della competizione prevede una prima fase eliminatoria a gironi in cui si scontrano formazioni di A e B: gli etnei non sono mai riusciti a vincere il proprio girone e quindi a qualificarsi alla fase successiva. Gli uomini di Rubino provano a sovvertire la tradizione imponendo un pari a Cagliari e Verona (entrambe squadre di categoria superiore) e vincendo la sfida tra cadetti col Novara. La partita decisiva per il passaggio del turno si disputa il 21 settembre al Cibali contro il Torino di Pulici e Graziani, che a fine stagione si laureerà campione d'Italia. Il primo tempo premia i padroni di casa, portati in vantaggio da Ciceri, ma nella ripresa i granata reagiscono gonfiando la rete quattro volte. Archiviato il sogno qualificazione, ci si appresta ad iniziare il campionato. Prima che ciò avvenga si registra una nuova puntata della querelle tra Massimino e il Comune: per una questione di incompatibilità il Cavaliere deve rinunciare al seggio di consigliere e chiude così la propria esperienza politica. Nelle prime giornate la squadra è claudicante: per trovare il primo gol e con esso la prima vittoria occorre aspettare il 5° turno (in cui si piega l'Atalanta). Da lì in avanti è una sfilza di successi tra le mura amiche e fallimenti lontano da casa finché, a dicembre, la Ternana viola il Cibali. Un mese dopo un'altra sconfitta interna, contro la Spal, inchioda Ciceri e compagni alla realtà della lotta per non retrocedere. Il gruppo si compatta e chiude il girone d'andata con cinque risultati utili consecutivi, anche se soltanto contro l'Avellino si ottengono i due punti. Dopo il giro di boa il presidente, coinvolto in una rissa post-gara nella trasferta di Varese, rimedia una lunga squalifica. A loro volta i giocatori replicano l'astinenza realizzativa di inizio stagione. Contrariamente alla sfida d'andata, alla 5a giornata gli orobici non fanno sconti e battono la formazione di Rubino.

Il periodo negativo costa la panchina al tecnico che viene rimpiazzato da Mazzetti, il quale torna al Catania due anni dopo la burrascosa esperienza durante la gestione Coco. Il “nuovo” trainer esordisce con un sontuoso 4-1 rifilato in casa al Modena ed una settimana dopo conquista un preziosissimo punto sul campo del Genoa capolista. A seguire arrivano però due sconfitte con Novara e Sambenedettese che fanno precipitare i rossazzurri in terz'ultima posizione. In un'annata caratterizzata da continue cadute e risalite, i due successi consecutivi con Taranto e Ternana (contro la quale arriva il primo colpo esterno) restituiscono morale e posizioni in classifica, ma lo stop rimediato sul campo della Spal a cinque turni dalla fine fa ripiombare gli etnei nella zona pericolo. Assumono così importanza decisiva ai fini della salvezza i due scontri diretti con Reggiana (in casa) e Piacenza (fuori), in programma nelle due giornate che seguono. Nel primo, gli undici schierati da Mazzetti prevalgono sui romagnoli rimontando nel secondo tempo l'iniziale svantaggio. Nel secondo, si espugna il campo dei biancorossi grazie a un gol su punizione di Guido Biondi: la vittoria è determinante perché il Catania scavalca la formazione allenata da Giovan Battista Fabbri, relegandola al terz'ultimo posto. Il solo punto di vantaggio non fa dormire sonni tranquilli in vista delle ultime tre gare, ma a rassicurare i catanesi ci pensa lo stesso Piacenza, che le perde tutte. La squadra dell'Elefante però non ne approfitta: prima impatta col Brescia, poi perde ad Avellino, cosicché per la salvezza matematica occorre aspettare l'ultima giornata, in cui si pareggia col Pescara e si chiude al 17° posto in graduatoria. Oltre all'estroso Biondi, il quale firma gol pesanti, la stagione è positiva per altri due protagonisti: Zelico Petrovic, che subisce 30 reti (quarta difesa meno battuta del torneo, a dispetto del posizionamento in classifica generale), e Claudio Ciceri, capocannoniere di squadra con 11 reti sulle 27 realizzate (quint'ultimo peggior attacco).

Il Catania, sul neutro di Palermo per il match di Coppa Italia col Novara, indossa un'inedita maglia a rombi 



1976/77: CADUTA LIBERA INASPETTATA E PIENA DI OMBRE
Nonostante la salvezza ottenuta la stagione precedente, Massimino non conferma Mazzetti e propizia il secondo ritorno sulla panchina del Catania di Carmelo Di Bella. Alla “restaurazione” della guida tecnica si contrappone una vera e propria rivoluzione dell'organico. Tanti giocatori, molti dei quali protagonisti dell'ultima promozione in B, chiudono il loro ciclo etneo. Le modifiche più grosse si registrano in difesa: Battilani, Benincasa e Simonini scendono in Serie C, trasferendosi rispettivamente a Benevento, Livorno e Messina, mentre Ceccarini va al Perugia dov'è destinato a diventare una bandiera e dove conquisterà l'incredibile 2° posto in A durante la stagione 1978/79. I grifoni girano in cambio il centrale Paolo Dall'Oro. Il reparto è completato dall'unico reduce Labrocca, dal nuovo acquisto Giovanni Bertini (stopper romano proveniente dalla Fiorentina) e dal prodotto del settore giovanile Gigi Chiavaro, che ha esordito coi “grandi” un anno prima. Altri due “rossazzurrini”, i centrocampisti Nino Cantone e Guido Angelozzi, vengono lanciati da Di Bella. Trova parecchio spazio in particolar modo il primo, il quale già da qualche anno è nel giro della prima squadra e pur essendo un mediano si adatta spesso da terzino. A centrocampo salutano Biondi (Lecce) e Poletto (Livorno), così si riparte da Panizza, Morra e dal talentuoso nuovo arrivo Lorenzo Barlassina, prelevato dal Brindisi. In avanti si dissolve il trio delle meraviglie: Ciceri viene ceduto al Varese, Spagnolo vuole andare via e resta da separato in casa mentre Malaman è poco considerato dal tecnico. Per il ruolo di centravanti si punta sulla scommessa Pierantonio Bortot, ma il ventunenne proveniente dalla Cremonese già nel precampionato si rivela troppo acerbo per reggere da solo il peso dell'attacco. La società così regala a Di Bella il pupillo Tanino Troja, allenato durante la positiva esperienza in rosanero. Per supportare le punte vengono acquistati l'ala Desiderio Marchesi, reduce da un'esperienza in massima serie col Cagliari, ed il centrocampista offensivo ex Brindisi Nicola Fusaro. Novità anche tra i pali dove il secondo di Petrovic, Gigi Muraro, dopo quattro stagioni da riserva va a giocarsi le sue chances in prestito alla Reggiana. Al suo posto ecco Antonio Dal Poggetto, che come il predecessore riscalderà la panchina a lungo. Il nuovo numero 12 arriva dallo Spezia insieme al terzino Pantaleo De Gennaro.

Nelle prime quattro gare di stagione il Catania non segna neanche un gol, denotando troppi limiti in avanti. Bortot non è pronto, Troja con le sue trentadue primavere sulle spalle è in fase calante, così si prova a rimediare affidando al mister un nuovo attaccante, il promettente Bortolo Mutti, prodotto delle giovanili dell'Inter. Il ventiduenne, in occasione del suo esordio, ripaga la fiducia concessagli firmando allo scadere il gol della vittoria contro il Como. Segue una serie di risultati poco entusiasmanti sbloccata dal reintegro di Spagnolo, il quale a dicembre si mette finalmente a disposizione. Con l'ex spalla di Ciceri in campo i rossazzurri, dopo un pareggio sul campo dell'ambizioso Cagliari, ottengono due vittorie consecutive in casa. Tra vittorie da minimo sindacale al Cibali e sconfitte in trasferta il girone d'andata si chiude in ottava posizione. Come accaduto già un anno prima, l'inizio del girone di ritorno rappresenta una copia conforme delle prime giornate di campionato: quattro partite, zero gol, tre pareggi ed una sconfitta casalinga contro il Vicenza, causata da una papera di Dal Poggetto (nella circostanza schierato al posto dell'indisponibile Petrovic). Un'altra analogia con la stagione precedente è data dallo stop alla 5a giornata (imposto dal Como) che prolunga il periodo negativo. La squadra si riprende con due pareggi ed una vittoria sul Novara che restituiscono l'8° posto. Alla fine del torneo mancano undici turni ed i tifosi non possono immaginarsi che quella contro i piemontesi sarà l'ultima affermazione dei propri “beniamini”.

Dalla successiva giornata (la 28a, in cui si perde a Bergamo) ha inizio un calvario che ancora oggi, a distanza di quasi 40 anni, è visto con sospetto da chi ne fu testimone. I ragazzi di Di Bella pareggiano contro avversarie alla portata e rimediano sinistre battute d'arresto, come ad Avellino dove la partita viene decisa all'89° da un autogol di Chiavaro (grave la disattenzione di Petrovic sul retropassaggio di testa del difensore). A tre turni dalla conclusione gli etnei vengono risucchiati nella lotta per non retrocedere, alla quale non hanno fin qui partecipato, e sono attesi da tre scontri diretti. Nel primo, in quel Modena, non c'è storia: i padroni di casa si impongono con un 4-2. Il crollo verticale prosegue nel successivo incontro: contro la Ternana si chiude il campionato davanti ai propri tifosi con una sconfitta che inguaia in classifica (il gol decisivo lo realizza Mendoza con la complicità di un Petrovic non esente da colpe). I due passi falsi consentono a gialloblù e rossoverdi di rimanere in lizza ed un'altra pericolante, il Brescia, è pronta a giocarsi le proprie carte contro il Catania negli ultimi 90' di stagione, alla vigilia dei quali la situazione è la seguente: Catania 31, Spal 31, Brescia 30, Ternana 30, Modena 30, Novara 28. Al “Rigamonti” le rondinelle, guidate da uno scatenato Giuliano Fiorini che realizza una doppietta, surclassano gli avversari con un 4-1 che testimonia lo stato ormai impietoso dei rossazzurri. Ternana e Modena vincono i rispettivi impegni casalinghi e condannano Spal, Catania e Novara alla retrocessione in Serie C. Difficile trovare dei personaggi da premiare al termine di un capitombolo del genere: la difesa, complici certi pasticci, è una delle più battute; nel secondo peggior attacco del campionato l'unico che in parte si salva è Mutti, il quale si mette in luce con 8 gol, ma l'immediato trasferimento al Brescia (squadra carnefice degli etnei) alimenta voci poco lusinghiere sul suo conto. L'unico giocatore di cui Di Bella non fa mai a meno è Labrocca. La discesa negli “inferi” della terza serie causa l'abbandono, stavolta definitivo, di Don Carmelo. Non poteva esserci modo peggiore per salutare il condottiero più longevo della storia del Catania.

1977/78: SPAREGGI INDIGESTI
Il ritorno in terza serie aumenta ulteriormente il malcontento dei tifosi nei confronti di Massimino, da anni nell'occhio del ciclone. Intanto nasce il primo gruppo organizzato, il “Commandos Rosso-Azzurro”, dando vita ad un fenomeno che imperverserà nel decennio seguente. Di basso profilo appaiono le scelte societarie in merito al nuovo allenatore e alla composizione dell'organico. Il trainer prescelto è Carlo Matteucci, che in Serie C ha allenato negli anni precedenti matricole del calibro di Barletta, Marsala ed Alcamo, lottando perlopiù per non retrocedere. Dal mercato arriva un solo nuovo acquisto: Federico Righi, ventiseienne mediano proveniente dal Matera. In porta, per sostituire Petrovic (rimasto in B col Taranto), si punta su Muraro, rientrato dal prestito alla Reggiana. La difesa riparte da Labrocca, Chiavaro e da un nuovo prodotto del settore giovanile, Nino Leonardi, che presidia la fascia sinistra. Accanto a loro ruotano Bertini, De Gennaro e, quando non utilizzato a centrocampo, Cantone. In mediana pesano le partenze di Barlassina (passato alla Pistoiese) e Panizza (che raggiunge Petrovic al Taranto). Provano a non farli rimpiangere, insieme a Righi e Cantone, i riconfermati Morra e Fusaro. Nel reparto avanzato si registra un repulisti: gli unici a “salvarsi” sono Spagnolo, Bortot e Malaman, tre protagonisti che la società intende rilanciare dopo un'annata da dimenticare.

Per l'ennesima volta nella propria storia, il Catania assiste da spettatore interessato ad una riforma dei campionati: la stagione ai nastri di partenza è l'ultima della Serie C “unificata”. Dall'anno successivo è prevista la suddivisione su due livelli (C1 e C2). Il regolamento prevede la promozione in B soltanto per la vincente di ognuno dei tre gironi, la permanenza in Serie C1 per le squadre classificate dal 2° al 12° posto e la retrocessione in C2 dalla tredicesima piazza in giù. Grazie ad un buon inizio la formazione di Matteucci conquista la vetta già alla 5a giornata, in coabitazione con Nocerina e Benevento. Non è tutto oro quel che luccica: alle positive prestazioni del reparto arretrato si contrappongono quelle offerte dall'attacco, pregiudicato da uno Spagnolo a mezzo servizio. Puntualmente arriva il rinforzo “autunnale”: si tratta dell'attaccante esterno Emilio Frigerio, prelevato dal Como, che in terza serie ha fatto sfracelli un anno prima con la maglia dell'Alessandria. Nel proseguo del girone d'andata i rossazzurri mantengono la propria imbattibilità e, dopo la vittoria al Cibali nello scontro diretto con la Nocerina alla 15a giornata, si portano in testa alla classifica, in solitaria. Segue però una piccola crisi, che comincia una settimana dopo sul campo della poco quotata Pro Vasto: i padroni di casa si impongono grazie a un calcio di rigore, ma il peggio accade nel post-partita, quando scoppia una rissa tra gli atleti delle due compagini. Ne pagano le conseguenze Morra e Dal Poggetto, incredibilmente arrestati per resistenza a pubblico ufficiale e rilasciati il giorno seguente, dopo aver trascorso la notte di Capodanno in carcere. La successiva sfida al vertice in casa col Benevento si conclude sullo 0-0 ed è seguita dall'inopinata sconfitta rimediata sul campo del Barletta, che rimonta il vantaggio etneo negli ultimissimi minuti. Ad un turno dal giro di boa, Malaman e compagni precipitano così al terzo posto.

La squadra però non molla e con cinque vittorie di fila (due delle quali fuori casa) dimostra di poter continuare a coltivare legittime ambizioni di promozione. In questa fase, il colpo esterno sul campo del Crotone è frutto della decisione del giudice sportivo che punisce con lo 0-2 a tavolino l'invasione di campo e la conseguente caccia ad arbitro e avversari tentata dai tifosi pitagorici. Sette giorni più tardi, il match Catania-Salernitana è il teatro di una resa dei conti sui generis tra Massimino e l'ex Fraccapani (uno dei protagonisti in negativo della retrocessione dell'anno prima). Sul 2-1 per gli etnei, un'entrataccia del difensore su Frigerio scatena la reazione rabbiosa del Cavaliere. L'ultimo successo della serie lo si conquista contro un'altra squadra in corsa per il salto di categoria: la Reggina, domata al “Comunale”. L'impresa viene vanificata dalle due seguenti sconfitte consecutive che fanno perdere terreno in classifica. Il Catania rientra in corsa con due vittorie casalinghe e con il pari di Pagani, ma la successiva battuta d'arresto, rimediata a Trapani contro la formazione di Egizio Rubino, costa la panchina a Matteucci. Mancano nove giornate alla fine e per il rush finale ci si affida a Mazzetti, che torna per la seconda volta nell'arco di quattro anni. Nelle prime quattro partite il perugino conquista sette punti sugli otto disponibili, vincendo le tre sfide interne previste dal calendario e pareggiando a Siracusa. La striscia consente ai suoi di appaiare al 1° posto la Nocerina alla vigilia dello scontro diretto. Al “San Francesco” finisce 0-0 e gli ospiti abbandonano lo stadio in tarda serata, al termine di un lungo assedio agli spogliatoi dei tifosi rossoneri. Il turno seguente la vittoria sulla Pro Vasto e il contemporaneo pari dei molossi sul campo del Trapani (che si fa parzialmente perdonare lo “sgambetto” precedente) regalano a Morra e compagni un prezioso punto di vantaggio, da gestire negli ultimi 270'.

Il calendario però non aiuta perché prevede immediatamente il confronto con il Benevento che è 3° a due punti di distacco e sogna l'aggancio. Sul campo neutro di Castellammare di Stabia la sfida si conclude sul pari, anche grazie ad un rigore parato da Muraro. Ne approfitta la Nocerina che batte il Crotone e dopo una sola giornata riprende gli etnei in vetta. Gli ultimi due capitoli della stagione regolare non riservano sorprese: le due sfidanti fanno bottino pieno contro squadre demotivate e di caratura inferiore. Per decretare la vincitrice del girone C si rende quindi necessaria la disputa di uno spareggio, che viene fissato per il 18 giugno al “Militare” di Catanzaro. 4.000 catanesi varcano lo Stretto e sperano di poter festeggiare la promozione. L'incontro si mette bene per gli uomini di Mazzetti, che passano in vantaggio dopo appena 5' con Bortot. Al 30° giunge però il pareggio dei rossoneri con un rigore di Bozzi. Nel secondo tempo l'insospettabile mediano molosso Spada trafigge Muraro quando mancano venticinque minuti allo scadere. Il Catania non trova le forze per reagire e viene condannato alla permanenza in purgatorio. Come nel 1949 e nel 1953, la partita da “dentro o fuori” gioca un brutto scherzo ai colori rossazzurri. Una magra consolazione è rappresentata dal rendimento della difesa, che con sole 16 reti subite è la migliore seconda del girone, mentre in avanti, mancando un vero e proprio fromboliere di razza, ci si accontenta delle buone performances di Bortot, Frigerio e delle frequenti capatine in zona gol dello stakanovista Morra, unico giocatore di movimento presente in tutti gli incontri della stagione.

Un undici della stagione 1977/78 



1978/79: UN'ALTRA DELUSIONE NEL FINALE
Dopo la delusione di Catanzaro Massimino evita di piangersi addosso (non sarebbe da lui) e rilancia puntando all'immediato riscatto. Le uniche partenze importanti sono quelle di Righi e Spagnolo. L'attaccante dice addio dopo un lustro caratterizzato da alti e bassi e, soprattutto, da 45 gol tra campionato e coppa che lo ergono al 6° posto nella classifica “all time” dei marcatori etnei. Per il resto viene riconfermato lo zoccolo duro della squadra che ha sfiorato la promozione la stagione precedente. Per innalzare il tasso tecnico arriva il mediano Aldo Raimondi, proveniente dal Como e dalla cadetteria, e si registrano due graditi ritorni, quelli di Barlassina e Ciceri. Quest'ultimo è reduce da una buona stagione in terza serie con la Reggiana. L'organico viene affidato al quarantunenne Adelmo Capelli, tecnico che da qualche anno girovaga per i campi di periferia della C proponendo idee innovative (è uno dei primi ad applicare la zona totale in difesa). Nello scacchiere del nuovo mister viene impiegato con continuità l'energico stopper Bertini, il quale, dopo essere rimasto un po' in ombra nelle sue prime due stagioni in rossazzurro, si mette in mostra sfoggiando anche terribili cannonate sui calci di punizione.

Nelle prime giornate dell'inedita C1 (che estende alla seconda classificata la promozione in B) l'andamento del Catania mette in rilievo le polveri bagnate dell'attacco, inducendo la società a correre subito ai ripari: già ad ottobre giungono alle pendici dell'Etna l'attaccante Angelo Labellarte (32 reti nelle ultime tre stagioni di Serie C con le maglie di Crotone, Siracusa e Reggina) e l'ala Giovanbattista Rappa. Il duo arriva dalla Reggina, alla quale viene girato Bortot. La squadra però non ingrana: all'ottavo turno conta 8 punti, frutto di altrettanti pareggi, e al nono subisce (a Salerno) la prima sconfitta stagionale, scivolando nella parte bassa della graduatoria. La prima battuta d'arresto ha però l'effetto di sbloccare i ragazzi di Capelli, i quali a dicembre inanellano tre vittorie consecutive che riportano la truppa rossazzurra a due lunghezze dall'obiettivo promozione. La striscia positiva prosegue fino al termine del girone d'andata: in questa fase spiccano il pareggio conseguito in rimonta sul campo del Matera, compagine d'alta classifica, e la vittoria al Cibali contro il Pisa capolista, grazie alla quale gli etnei arpionano il secondo posto, a -1 dai nerazzurri.

Il girone di ritorno si apre con un roboante 5-1 rifilato in casa al Latina, ma sette giorni più tardi, sul campo neutro di Caserta, si perde con lo stesso risultato contro la Paganese. Gli azzurrostellati, guidati dall'ex Rambone, vivono un'annata negativa che si concluderà con la retrocessione ma mettono in mostra un certo Roberto Sorrentino che già nella gara d'andata ha parato un rigore a Ciceri. Al “Pinto” gli etnei proseguono la maledizione degli undici metri con gli errori di Frigerio e (ancora una volta) Ciceri. L'occasione per il riscatto la offre il “Comunale” di Reggio, lo stadio più amato dai sostenitori catanesi durante gli anni '70: per la sesta volta su sette il Catania si impone contro gli amaranto, grazie a un gol di Rappa che fa felice i 3.000 accorsi dalla Sicilia. Nel proseguo della seconda parte del campionato gli etnei sono protagonisti di troppi alti e bassi: al 4-1 con cui si regola la Lucchese in casa fanno da contraltare alcuni pareggi di troppo e, soprattutto, le due sconfitte esterne di Livorno e Barletta. Il rendimento incostante determina la perdita del secondo posto a vantaggio del Matera. Ma Morra e compagni non si perdono d'animo e con tre vittorie ed un pari si riportano a -1 dai lucani, che nel frattempo hanno raggiunto il Pisa in testa alla classifica.

Sembra quasi un regalo, allora, il fatto che il calendario preveda i due scontri diretti contro le rivali alla terz'ultima e penultima giornata. Il 27 maggio al Cibali contro il Matera una rete di Frigerio garantisce il sorpasso non solo sui biancazzurri, ma anche sui toscani (sconfitti in contemporanea a Campobasso): per la prima volta da inizio stagione la squadra di Capelli è da sola in vetta alla classifica. La domenica successiva ci si sposta a Pisa. Nella città della torre pendente l'accoglienza è tutt'altro che ospitale: gli ultrà pisani assaltano l'albergo che ospita i rossazzurri nella notte che precede la partita ed il giorno dopo si rendono protagonisti di numerose aggressioni con armi bianche nei confronti dei supporter etnei, provocando decine di feriti. Nonostante il clima di tensione, la gara è equilibrata. Nel primo tempo Morra risponde all'iniziale vantaggio dei padroni di casa, consentendo ai suoi di poter controllare nella ripresa un pareggio rappresenterebbe un'assicurazione sull'obiettivo promozione, considerando che all'ultima giornata il Catania dovrà ospitare il modesto Chieti. Al minuto numero 79 arriva però la doccia fredda: l'attaccante Quarella approfitta di una disattenzione della difesa avversaria e realizza il gol, decisivo, del 2-1. Il Matera a sua volta supera l'ormai retrocessa Paganese e si riprende la vetta in coabitazione col Pisa. L'ultimo turno non regala ulteriori sorprese: per il secondo anno di fila il ritorno in B è vanificato nelle ultime battute. Un peccato per i tanti protagonisti messisi in luce: da Muraro, che si conferma affidabile, ai custodi della difesa Labrocca, Chiavaro e Bertini (notevole l'exploit di quest'ultimo, che realizza 5 reti approfittando delle sue botte su punizione); dal centrocampo di categoria superiore, guidato da Barlassina e Raimondi, ad un settore offensivo in cui nessuno spicca in termini di gol fatti ma al quale contribuiscono a turno un po' tutti, dai centrocampisti offensivi Morra e Rappa (idolo dei tifosi per la tecnica esibita) agli attaccanti Frigerio, Labellarte e Ciceri (quest'ultimo, sul viale del tramonto, si ferma a quota 7).

GIRONE D'ANDATA 1979/80: DE PETRILLO RIPORTA SULLA RETTA VIA
Le scorie derivanti dalla seconda delusione consecutiva inducono Massimino a mischiare le carte. Capelli passa al Taranto, “conquistando” così quella B che gli è sfuggita sul campo. Al suo posto torna sulla panchina etnea Rambone, che in realtà cinque anni prima fece le valigie ancor prima dell'inizio del campionato. L'energico tecnico partenopeo porta con sé tre giocatori allenati la stagione precedente a Pagani: due comprimari della difesa, Leccese e Tarallo, ed il portiere Roberto Sorrentino, grande protagonista nelle sfide col Catania. Il baffuto guardiapali prende il posto di Muraro, che fa un doppio salto trasferendosi all'Ascoli, in massima serie. Nel reparto difensivo, al granitico trio Labrocca-Bertini-Chiavaro vengono affiancati l'esperto libero ex Pisa Eliseo Croci ed il fluidificante Renzo Castagnini, jolly proveniente dalla Lucchese ed utilizzato spesso e volentieri in posizione più avanzata. Dopo sei anni da rincalzo saluta Vinicio Pasin, che scende in C2 col Francavilla. A centrocampo si registra la partenza di Raimondi, che va al Matera, e l'arrivederci di Cantone, che passa in prestito all'Acireale dove lo raggiunge un protagonista delle ultime stagioni, Nicola Fusaro. Si riparte così da Barlassina e Morra, ai quali si aggiunge un nuovo innesto: il ventenne mediano Pasquale Casale, prodotto del settore giovanile del Napoli, lanciato in Serie A l'anno prima dall'Avellino. Grandi cambiamenti in attacco, dove dicono addio due icone del decennio: l'ala Malaman, che torna dopo sette anni alla Juve Stabia, e la punta Ciceri, 7° miglior cannoniere della storia del Catania con le sue 40 reti tra campionato e Coppa. Partono pure Rappa e Labellarte, che continuano a spostarsi in coppia passando al Cosenza in C2. Urgono quindi rinforzi e la società punta su forze fresche. Due sono ventunenni: l'ala destra Antonio Mastrangioli, “pescato” dalla Civitanovese, ed il duttile Carlo Borghi, cresciuto nel Grosseto ed in grado di giostrare su tutto il fronte dell'attacco. Per il ruolo di centravanti ci si affida a Marco Piga, reduce da un bienno da comprimario all'Avellino tra B ed A.

Il campionato non comincia in modo esaltante: nelle prime quattro giornate arrivano quattro pareggi e la squadra trova con difficoltà la via del gol. La prima vittoria, giunta al 5° turno contro il Rende, non risolve i problemi, in quanto già sette giorni più tardi, al “Romagnoli", il Campobasso rifila un 4-1. Il feeling tra Rambone e l'ambiente comincia a vacillare e le due successive vittorie consecutive tra le mura amiche non migliorano la situazione, a causa del gioco deludente e dello stesso atteggiamento del tecnico che, dopo la rete decisiva di Borghi contro il Montevarchi fa il gesto dell'ombrello nei confronti del pubblico. Inevitabilmente le strade del napoletano e del Catania si separano di nuovo. Al suo posto arriva un altro campano, Lino De Petrillo, dal carattere diametralmente opposto. Il nuovo trainer si distingue per la propria pacatezza ed ha fin qui allenato in terza serie diverse compagini del meridione. La partita che arriva subito dopo il cambio della guida tecnica è il “derby” col Siracusa. Gli azzurri a sorpresa comandano la classifica, ma nel match del “Vittorio Emanuele III” vengono superati dagli etnei che si impongono con un gol di Piga: adesso la vetta è presidiata, in coabitazione, da Catania e Arezzo. Una settimana dopo Barlassina e compagni staccano i toscani (fermati sul pari dal Teramo) imponendo la loro vendetta alla Nocerina davanti ai propri tifosi: alla 10a giornata, pur tenendo conto delle cortissime distanze, la squadra dell'Elefante è già in fuga e lascia presagire una stagione da protagonista. De Petrillo consolida il primato raccogliendo risultati positivi nelle ultime partite dell'anno, che vedono i suoi ragazzi contrapposti alle rivali dirette Foggia e Arezzo: i satanelli non vanno oltre lo 0-0 al Cibali, mentre gli amaranto vengono sconfitti a domicilio grazie al gol di Barlassina e a un rigore parato da Sorrentino. Per la terza volta consecutiva, la fine di un decennio pone le premesse per un nuovo salto di categoria...