ESCL- Mosti:“Tifosi,state vicini a Pulvirenti. Vi racconto pagine di storia rossazzurra"

Mosti al fianco di Zanone in un Catania-Sampdoria in Serie A 1984

Mosti al fianco di Zanone in un Catania-Sampdoria in Serie A 1984 

In esclusiva ai microfoni di “CalcioCatania.Com” ha parlato l’ex giocatore e allenatore del Catania, Pier Giuseppe Mosti. Passato e presente raccontato da una figura storica del club etneo. (Audio intervista)

Pier Giuseppe Mosti, ex calciatore ed allenatore del Catania, una delle figure più importanti della storia calcistica rossazzurra, ha concesso una lunga intervista in esclusiva a “CalcioCatania.Com” nella quale ha parlato dell’attuale momento del Catania ma ha anche ripercorso alcune delle tappe più importanti della sua carriera alle pendici dell’Etna. Mosti da calciatore con la maglia del Catania ha collezionato 145 presenze e realizzato 9 gol dal 1980 al 1985 mentre da allenatore ha guidato gli etnei nella stagione 1994-95 per undici giornate nel campionato di CND.

(Intervista audio integrale in fondo alla pagina)

Mosti, cosa ne pensa del Catania attuale e come ha visto la squadra nelle ultime uscite, soprattutto domenica contro il Genoa, altra sua ex squadra?

“Le aspettative in estate erano diverse, poi ci sono state delle sorprese come la Roma o il Verona, direi che i valori sono stati un po’ sconvolti in questo inizio di campionato rispetto alle attese. Il Catania non ha cambiato molto ma in questo momento la squadra si trova impantanata. Ho visto giocare il Catania alla prima giornata contro la Fiorentina e lì aveva giocato una buona partita, forse meritava il pareggio. Domenica contro il Genoa, il pari è arrivato a cinque minuti dalla fine con una autorete. Vincendo la partita avremmo avuto un un'altra classifica e un morale alle stelle. Ritengo comunque che il Catania ha tutti i mezzi per riprendersi e per centrare tranquillamente la salvezza. Certo, sarà forse impossibile ripetere la stagione dello scorso anno, quando i rossazzurri ottennero qualcosa di straordinario. Ho sentito che nelle ultime gare interne la squadra non ha espresso un bel gioco e i tifosi hanno rumoreggiato. Conosco la piazza di Catania, la gente deve capire che non può andare sempre tutto bene. Il campionato di Serie A è molto difficile e il pubblico deve essere sempre l’uomo in più”.

Come giudica il percorso degli ultimi anni del Catania sotto la gestione del presidente Pulvirenti?

“Pulvirenti ha dimostrato di essere un grande presidente oltre che il primo tifoso di questa squadra. In poco tempo ha costruito e realizzato cose che erano impensabili. La squadra ha raggiunto obiettivi importanti migliorando di anno in anno la sua classifica. Le programmazioni sono importanti, quest’anno forse si pensava di poter centrare un obiettivo più importante dopo lo straordinario campionato dello scorso anno. In questo momento le cose non stanno andando benissimo ma è proprio adesso che bisogna stare vicino a questa società, senza dimenticare quello che ha fatto in questi anni. Sono sicuro che prima o poi Puvirenti porterà il Catania in Europa perché ha le idee molto chiare”.

Facciamo un tuffo nel passato. Lei arrivò a Catania nella stagione 1980-81 e subito divenne un elemento decisivo per la squadra segnando all’esordio contro il Bari. Che ricordo conserva?

“Quella con il Bari fu una grande partita. Perdevamo 1-0, loro sbagliarono il rigore del 2-0 e noi riuscimmo a pareggiare prima e a vincerla dopo. Io realizzai un gran gol da venticinque metri calciando all’incrocio dei pali, alla fine vincemmo 4-1 e da lì forse partì la nostra rimonta per ottenere una salvezza tranquilla. Io arrivai a novembre e la squadra era in lotta per non retrocedere. Centrammo un paio di risultati positivi che portarono a fine campionato alla salvezza. Di quella squadra restarono diversi protagonisti della storica promozione in Serie A negli spareggi di Roma. Era un calcio molto diverso, avevamo mille problematiche. Non c’erano campi e strutture dove potersi allenare. Al Cibali ci si poteva entrare una volta si ed una no. Ricordo la prima partita in Serie A, avevano rifatto il manto erboso ma non era un campo all’altezza della situazione e chiunque veniva a Catania si lamentava. Questo deve far riflettere sul lavoro straordinario di Pulvirenti che ha realizzato un centro sportivo che a detta di tutti è meraviglioso”.

La stagione più esaltante fu quella del 1982-83. Lei provò prima l’emozione di segnare nel derby contro il Palermo e poi di conquistare una storica promozione in Serie A. Ritiene quella degli spareggi di Roma una delle pagine più belle del calcio italiano?

“Vincemmo la prima partita degli spareggi per 1-0 contro il Como e poi il pari contro la Cremonese ci permise di andare in Serie A. Ricordo che in quella occasione ci fu una grande gestione da parte di mister Di Marzio. Lui stabilì una sorta di gemellaggio con la Roma che ci mise a disposizione il campo di Trigoria ma anche il bus che ci portava in hotel, agli allenamenti e allo stadio. In sette giorni Di Marzio gestì gli spareggi in maniera incredibile sia dal punto di vista organizzativo che tecnico. Ricordo i 40.000 tifosi catanesi all’Olimpico, sono cose che rimangono nel cuore di un giocatore. Sono emozioni che ho goduto e che continuo a godermi quando ci ripenso. Devo dire una cosa: ho vissuto sei anni meravigliosi a Catania, cinque da giocatore ed uno da allenatore e sono stato al fianco del presidente Angelo Massimino, un presidente sanguigno, con alcuni difetti ma un grande uomo. La Catania sportiva non potrà mai dimenticarlo”.

La sua ultima tappa a Catania fu quella da tecnico nel campionato di CND 1994-95. Allenò la squadra per undici giornate prima di essere sostituito, cosa non funzionò in quelle partite?

“Ricordo che lasciai il Catania nelle primissime posizioni di classifica e dopo aver superato due turni di Coppa Italia. Il problema forse era che in quella squadra mancava un giocatore dietro come Sciuto che fu acquistato solo dopo l’arrivo del nuovo tecnico anche se era un giocatore che avevo già chiesto alla società. Quella squadra in pratica fu costruita quasi interamente da me. Portai in rossazzurro Vincenzo Del Vecchio, Pasquale Marino ma anche Sampino da Agrigento o il portiere Riccetelli, in totale arrivarono con me 12-13 calciatori. Sono convinto che se avessimo avuto Sciuto fin da subito in difesa non avremmo avuto problemi. Mi dispiace non aver potuto finire il campionato, non mi hanno dato il tempo e accontentato anche perché forse c’erano già degli accordi tra il direttore sportivo e Busetta che prese il mio posto in panchina. Sono comunque contento perché poi il Catania ottenne la promozione e tornò tra i professionisti. Sono sicuro che anche con me in panchina saremmo riusciti a centrare l’obiettivo. Resta comunque un altro ricordo importante della mia esperienza a Catania e soprattutto la soddisfazione di aver costruito personalmente quella squadra che poi vinse il campionato”.

ASCOLTA L’INTERVISTA INTEGRALE A MOSTI